RENZI VEDE SILVIO PRIMA DI BERSANI, ALLE 9 FACCIA A FACCIA
BERLUSCONI HA INCONTRATO ALFANO PER STANARE RENZI: L’IDEA DI UNA ROSA DI NOMI TRA CUI AMATO E CASINI
È con un “patto” di unità d’azione con Angelino Alfano che Silvio Berlusconi entrerà a palazzo Chigi alle nove per aprire la trattativa sul Quirinale con Matteo Renzi.
E offrire il grande scambio tra il sostegno totale a tutto il pacchetto di riforme, compresa la legge elettorale e un candidato “moderato” che offra garanzie al centrodestra.
Da scegliere all’interno di una “rosa”.
È questo il “prezzo” che il premier deve pagare per il sostegno (da parte del centrodestra) a quelle riforme sgradite a un pezzo del suo partito.
E per non avere problemi sul Quirinale: un candidato concordato prima con Berlusconi. Già , prima.
E c’è nel timing della girandola di incontri tutto il programma della trattativa sul Colle. Prima Berlusconi vede Alfano.
Poi, a nome di tutto il centrodestra vede Renzi. Il quale, solo per ultimo incontra Bersani: “Un’agenda che la dice lunga — sussurra un big della minoranza Pd — perchè di fatto prima c’è il Nazareno, poi il Nazareno incontra Bersani”.
E all’incontro con Renzi, l’ex premier si presenta con la forza dei numeri.
Per questo, dopo mesi di lontananza e freddezza, Silvio Berlusconi e Angelino Alfano si incontrano nella Prefettura di Milano con le rispettive delegazioni.
Assieme, i due partiti contano ben 250 grandi elettori. Da un lato ci sono Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello per Area Popolare.
Dall’altro Niccolò Ghedini e Giovanni Toti per Forza Italia.
Scelta che in parecchi hanno letto come un modo per non coinvolgere Renato Brunetta, i cui rapporti con Berlusconi negli ultimi giorni vengono catalogati alla voce: “pessimi”.
Alla fine dell’incontro è affidato alle dichiarazioni di Alfano il senso del patto e di una strategia comune: “Con Berlusconi abbiamo deciso di unire le forze del Ppe per condividere la scelta di un candidato presidente della Repubblica di area moderata e non del Pd”.
Parole pesanti, che non solo sanciscono la riconciliazione tra Berlusconi e Alfano, ma che danno a Berlusconi più potere contrattuale nel rapporto con Renzi.
Chi ha sentito l’ex premier in giornata spiega: “A questo punto col patto tra Forza Italia e Area popolare, Renzi non ha più i numeri per eleggere un capo dello Stato a maggioranza ed è costretto a trattare. È finita la fase dei due forni in cui usava ora noi, ora Alfano. Ora o scopre le carte e concorda un nome o noi ricompattiamo l’area moderata e andiamo con un nostro come”
Ed è successo qualcosa, nella testa di Silvio Berlusconi, passato dal Nazareno acritico al Nazareno muscolare.
Ecco, al netto delle rassicurazioni di Verdini sulla buona fede di Renzi, ad Arcore è l’ora del sospetto verso l’inquilino di palazzo Chigi.
L’ex premier sente tutto il peso di una partita in cui “Matteo” pare il Milan dei bei tempi, d’attacco e in ogni gioco del campo, con gli altri che tentato qualche contropiede.
Nasce da qui l’idea di cambiare schema, dal momento che Forza Italia e Area Popolare, unite, contano quasi 250 grandi elettori.
E di mettere da parte mesi di attacchi, lotte, incomprensioni, urla al tradimento.
L’ex Cavaliere e il suo ex delfino sanno che la partita del Quirinale non si gioca nè con i sentimenti nè con i risentimenti, ma soprattutto con i numeri.
L’obiettivo di Renzi, come gli ha detto più volte Alfano, anche in un incontro a dicembre riservatissimo, è tenerli divisi, in modo da trattare, sempre, da una posizione di forza.
Per questo l’ex premier si è convinto a mettersi a giocare pure lui con due forni, lasciando a Verdini il pane del Nazareno e al tempo stesso facendo vedere che può fare fronte comune con Alfano.
E allora, eccola la strategia dei due forni dell’ex Cavaliere e dell’ex delfino. Formalmente, come ha spiegato Alfano al temine dell’incontro, il centrodestra sosterrà un candidato moderato.
Ma è un modo per “stanare” Renzi.
Se il premier si mostrerà aperto alla trattativa la proposta vera di Berlusconi è una “rosa di nomi” tra cui scegliere.
Sennò il centrodestra si voterà il suo: “Se non ce la presenta lui – dice un azzurro vicino al dossier – la presentiamo noi, ma un confronto sui nomi prima del 28 ci deve essere”.
Già dal lavoro preliminare filtra che nella “rosa” ci saranno i nomi di Giuliano Amato e di Pier Ferdinando Casini, prima scelta di Alfano che attorno a Pier sogna la ricomposizione dell’area moderata all’ombra del Quirinale, quel famoso Ppe in Italia che non riuscì, di fatto, a costruire nella sostanza da segretario dell’allora Pdl.
Chissà . Questo riguarda il futuro. Il presente, per dirla con un Ncd di peso, “è che finalmente non si muove solo Renzi, ma anche gli altri”.
(da “Huffingtonpost”)
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