RICCARDO, IL 17ENNE CHE HA UCCISO LA FAMIGLIA A PADERNO DUGNANO: “SERIO, STUDIOSO, TRANQUILLI. GLI AMICI, LA FIDANZATA, MAI AVREMMO PENSATO…”
CHOC A SCUOLA: “I SUOI COMPAGNI E AMICI SONO TUTTI SCONVOLTI”
«Il coltello era a terra là, vicino a un cartellino giallo, sai, quello usato per le prove». Il dito indica un pezzo di marciapiede, proprio di fronte al cancello che da via Anzio — contesto residenziale tranquillo di Paderno Dugnano, paesone dell’hinterland milanese — dà accesso alla via privata che porta alla casa della famiglia sterminata dal figlio maggiore. «Non riuscivo a capire: c’erano un sacco di pattuglie dei carabinieri. La scena mi ha stranito»
Sono le 5 del mattino di domenica, e il ragazzo, un coetaneo amico dell’omicida, si butta comunque a letto. «Stamattina m’ha svegliato mia madre e mi ha detto quello che era successo. Quando mi ha detto di Riccardo, all’inizio non ho realizzato. Sono rimasto sdraiato, non riuscivo a reagire. Poi, mi sono alzato e sono venuto qua».
Con l’autore della strage, il giovane condivide il nome, oltre a un pezzo di percorso scolastico. «Con lui ho fatto insieme le elementari, alle Mazzini, qua di fronte. Con il tempo ci siamo un po’ persi, ma abitava a due passi da casa mia, ci incrociavamo spesso, ci salutavamo, due chiacchiere veloci… Mai avrei pensato…».
Tutti i giovani che durante la giornata si radunano nel parchetto di fronte alla casa conoscono Riccardo C., chi più, chi meno. Hanno poca voglia di parlare, ma descrivono un ragazzo «serio», «studioso», «tranquillo», «sportivo» (gioca a pallavolo a Limbiate). Nessun accenno a sue passate intemperanze, oppure a comportamenti violenti. «Ma và, è l’ultima persona dalla quale ti aspetteresti una cosa del genere — sentenzia un altro ragazzo — e nessuno sapeva di problemi con i familiari, non ne ha mai parlato».
Non è questione di reticenza. Perché anche il ritratto che ne fa Antonella Caniato — preside del complesso scolastico che raccoglie in pochi metri da via Anzio scuola dell’Infanzia, elementari e medie — non si discosta dall’immagine di un ragazzino «assolutamente tranquillo, forse un po’ introverso, ma aveva amici, una fidanzatina, e non ha mai dato problemi». «L’ultima volta che l’abbiamo visto è stato il 19 luglio di due anni fa, per la commemorazione di Falcone e Borsellino». Riccardo aveva già terminato le medie, ma la scuola l’aveva ricontattato «per chiedergli una mano per una rappresentazione teatrale pensata per la ricorrenza — ricorda —. Alla fine eravamo anche andati tutti a mangiare una pizza».
Domenica lo choc. Doppio. Perché in quelle stesse classi stava crescendo anche Lorenzo, il fratellino 12enne, una delle vittime della strage. «Lorenzo era gioioso, aveva voglia di crescere e imparare, e sapeva farsi voler bene». Ecco perché «è stato un colpo, che dobbiamo ancora elaborare, per noi, e soprattutto per affrontare la settimana prossima questa tragedia con i suoi compagni e amici, che sono tutti sconvolti».
(da Il Corriere della Sera)
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