RICCI: “VADO AVANTI, NON HO COMMESSO REATI” . E ORA QUALCUNO HA SCOPERTO CHE IL CAPO DELLA PROCURA E’ UN ESPONENTE DELLA CORRENTE SOVRANISTA DELLA MAGISTRATURA
L’ASSESSORE DEL COMUNE DI ROMA, ALESSANDRO ONORATO, INFILZA ITALO BOCCHINO, LO SPIN DOCTOR DI FRANCESCO ACQUAROLI: “DUE MESI FA IL DIRETTORE DEL SECOLO D’ITALIA HA ANNUNCIATO L’AVVISO DI GARANZIA PER RICCI. E’ INQUIETANTE. O HA DOTI DI PREVEGGENZA OPPURE….”
«Noi vinceremo queste elezioni e loro…loro avranno da questa vicenda un tale boomerang che se lo ricorderanno per tutta la vita». Matteo Ricci espelle con un urlo tutta la rabbia accumulata in queste ultime 24 ore, da quando la procura della Repubblica di Pesaro gli ha recapitato un avviso di garanzia per la vicenda ribattezzata “affidopoli”. Si è chiuso in casa, a Pesaro, fino alle cinque della sera, ancora incerto se andare avanti o gettare la spugna.
Poi, incassato anche il sostegno ufficiale del Pd, è apparso cento chilometri più a sud, in questo Royal Hotel di Fermo dove
l’assessore (romano) Alessandro Onorato ha organizzato il secondo raduno nazionale dei suoi “civici”. E dal palco, dopo un lungo giro d’orizzonte sui problemi delle Marche, alla fine è planato sulla cosa che tutti, in sala, si stavano chiedendo: resta o se ne va, lasciando il campo largo senza candidato a due mesi dal voto? Resta, anzi, raddoppia. «Se qualcuno della destra pensa di intimorirmi con questa vicenda – alza la voce – non ha capito di che pasta sono fatto! Io vado avanti a testa alta».
Poi, certo, c’è il merito delle accuse. Che lo coinvolgono indirettamente, come beneficiario del «consenso politico» che gli sarebbe derivato dalle opere – dei murales nei sottopassi di Pesaro e un mega-casco di Valentino Rossi in una piazza – realizzate con affidamenti diretti senza gara. E qui, per forza di cose, Ricci deve impostare la sua difesa scaricando il principale imputato e suo stretto collaboratore ai tempi della sindacatura, Massimiliano Santini.
Non ne fa il nome, ma inizia il racconto di quella stagione tirandolo in ballo: «Quando l’anno scorso emerge che una parte dei lavori “sotto soglia” erano stati dati a due associazioni il cui presidente (Stefano Esposto, ndr) era un amico del mio ex collaboratore, sono andato da lui e gliel’ho chiesto. “Perché ce l’hai tenuto nascosto?”. La sua risposta è stata: “Tranquilli, è tutto a posto, gli affidamenti sono corretti”. A quel punto non avevo altri elementi e ho aspettato».
Insomma, Ricci ha confidato in queste ore agli amici di sentirsi «tradito» per essersi affidato a un collaboratore infedele, questo dirà ai pubblici ministeri dai quali spera di «essere ascoltato il prima possibile».
«Ho amministrato Pesaro, prima la provincia e poi il Comune, per quindici anni e non è mai successo nulla. Se eventualmente – perché dobbiamo restare garantisti – un mio ex collaboratore ha commesso degli errori, io che c’entro? Questo è il punto. Se l’indagine dovesse provare che qualcuno ha sbagliato, io semmai sono la parte lesa, il comune è parte lesa».
Dal palco sembra però rivolgersi proprio a quella parte politica quando assicura di essere «sereno, perché ho sempre fatto l’amministratore nella piena trasparenza e nel rispetto delle regole, perché per me l’onestà viene prima di qualunque altra cosa».
Nessun attacco alla magistratura o al capo della procura che, lo sussurrano dal Pd, appartiene a una delle correnti di centrodestra.
«Io non faccio come quegli altri, resto rispettoso e fiducioso del lavoro della magistratura. Sono convinto che le accuse che mi sono state rivolte verranno comprese e riviste».
Di più Ricci non vuole aggiungere. La platea gli tributa una standing ovation, poi con la camicia bianca madida di sudore, il candidato viene circondato da sostenitori che lo incoraggiano ad andare avanti. A parlare dell’inchiesta è però Onorato, che evidentemente ne ha discusso con Ricci e può magari aggiungere qualcosa che l’indagato è bene non dica.
Questa per esempio, riguardo al capo d’imputazione per procurato “consenso” politico: «Un sindaco si deve augurare che le proprie iniziative non producano popolarità ma semmai insulti. Così sta tranquillo che non diventino reati». L’assessore di Gualtieri, che nelle Marche schiera tre civiche pro Ricci, ne ha anche per Italo Bocchino, lo spin doctor di Francesco Acquaroli: «Due mesi fa il direttore del Secolo d’Italia ha annunciato questo avviso di garanzia. O ha doti di preveggenza oppure ci deve spiegare come faceva a sapere. È davvero inquietante».
(da agenzie)
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