RICHETTI SI RITIRA DALLE PRIMARIE E POCO DOPO ARRIVA LA NOTIZIA CHE E’ INDAGATO PER PECULATO IN REGIONE
STRANA COINCIDENZA O RITIRATA PILOTATA?
Matteo Richetti è indagato per peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle spese pazze in Regione Emilia Romagna.
Una notizia che arriva poche ore dopo il ritiro del deputato di Modena dalla corsa per le primarie del centrosinistra.
“L’unità è un valore che non va solo dichiarato, ma anche praticato”, aveva commentato su Facebook dopo l’annuncio.
Poi la rivelazione del fascicolo aperto sul suo conto probabilmente per la vicenda delle auto blu.
“La decisione di ritirarsi”, ha fatto sapere il legale Gino Bottiglioni, “è solo politica e non è legata a questa notizia”.
Il Partito democratico ancora una volta, dopo i tentennamenti degli ultimi mesi e gli scontri interni, si trova a dover raccoglie i pezzi.
Le primarie in Regione si fanno sempre più contrastate. Prima l’ipotesi di far saltare le consultazioni, poi la rivolta dei renziani della prima ora e infine l’incapacità di trovare un accordo.
Il Partito fa l’ennesima brutta figura in un clima teso che va avanti da settimane.
Domenica 7 settembre, durante la chiusura della festa dell’Unità nazionale, Matteo Renzi aveva cercato di alleggerire il clima con una battuta: “Roberto, Stefano e Matteo hanno organizzato un bel casino, ma il giorno dopo saranno uno per tutti e tutti per uno”.
Mentre tutti puntano il dito contro le pressioni del presidente del Consiglio, Richetti su Facebook si è giusticato: “L’unità per me, in politica, è un valore importante”, ha scritto, “così come lo è trovare un punto di sintesi, di lavoro insieme. Per questo non metterò in campo la mia candidatura. Decisione sofferta e meditata, ma credo sia nell’interesse dell’Emilia Romagna e del Pd. Ora non è il momento delle divisioni, il nostro Paese e la nostra regione non possono permetterselo”.
“Nel tempo in cui stiamo portando avanti riforme importanti per l’Italia — aggiunge — accolgo l’invito, arrivato da più parti, all’unità . Lo faccio perchè non basta prendere applausi scroscianti dal nostro popolo, dai democratici, quando si fanno appelli alla coesione. Bisogna saperla realizzare. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno messo la loro faccia e la loro firma a mio sostegno, sapendo che non una goccia di questo sforzo andrà perduta”.
Il ritiro di Matteo Richetti era nell’aria, dentro il partito, da alcuni giorni, anche se non aveva trovato nessuna conferma negli ambienti vicini al deputato modenese.
Oltre la discussione politica però, per il deputato di Modena si apre il fronte giudiziario. L’indagine parte da un esposto dai consiglieri del Movimento 5 stelle, Andrea Defranceschi e Giovanni Favia.
A ottobre del 2011 il capogruppo Defranceschi presentò sul tavolo della Procura di Bologna una serie di carte, che documentavano gli spostamenti effettuati attraverso l’auto con conducente dall’allora presidente dell’Assemblea regionale.
Oltre cento le pagine allegate, con le ricevute rilasciate dall’azienda Cosepuri per i numerosi viaggi.
Su alcuni in particolare si concentravano le accuse dei 5 stelle.
Quello del 2010, ad esempio, uno dei più costosi: a ottobre Richetti venne prelevato a casa sua, portato a Roma per una visita al Quirinale, e poi di nuovo alla sua abitazione, con un passaggio ad Ancona, per un incontro Pd. Totale della spesa: 1024, 12 euro.
In treno sarebbe costato 200 euro.
Ma di esempi ce n’erano parecchi, e hanno fatto lievitare il conto delle spese per le auto blu a decine di migliaia di euro. “Perchè usare l’auto a noleggio quando Richetti percepisce già una cifra forfettaria di oltre 1200 euro al mese per gli spostamenti casa-lavoro?” chiese Defranceschi.
Dopo la denuncia, i pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, già impegnate su altre inchieste sui fondi regionali, aprirono un fascicolo conoscitivo per verificare la correttezza delle spese per le missioni.
Oggi la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati per Richetti.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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