SALVATE IL SOLDATO DI MAIO
LA COMUNICAZIONE M5S CHIAMA I DEPUTATI: “PUOI FARE UN POST PER LUIGI?”… GRILLO E DI BATTISTA LO BLINDANO, PARAGONE SOTTO ACCUSA
Un flusso costante di post, tweet, foto su Instagram. Una marea di endorsement sta investendo Luigi Di Maio, che ha provato a disinnescare l’assemblea serale dei parlamentari mettendo sul cippo di Rousseau la propria testa da capo politico, corda della ghigliottina in mano agli attivisti.
Testimonianze di fiducia che provano a blindare il leader dopo 48 ore di tempesta. Molte spontanee. Molte altre “spintanee”. “Ma ti pare possibile che io sto alla seconda legislatura, ho l’età che ho, una professione alle spalle, e devo ricevere telefonate del genere?”.
Un deputato, a due passi dal Transatlantico della Camera, squarcia un velo. Quello dietro il quale, racconta, la comunicazione M5s di Montecitorio si è messa pazientemente al telefono, contattando peones in gran quantità .
“Potresti anche tu manifestare sui tuoi canali l’appoggio a Di Maio?”, il senso del ragionamento. L’obiettivo è blindare il vicepremier. Isolando e circoscrivendo le possibili manifestazioni di dissenso in vista dell’assemblea congiunta dei parlamentari, da un lato. E creando un humus per disinnescare sorprese nel voto di Rousseau di giovedì, dall’altro.
Sono diversi i parlamentari che ammettono di essere stati contattati.
Alcuni hanno risposto di buon grado, essendo ampia la fetta di deputati che da subito, dalla notte di domenica, si sono schierati attorno al loro capo.
Altri hanno rifiutato decisamente: “Io sono nato in un meetup — spiega un onorevole di lungo corso — quando tutti avevano la possibilità di dire la loro. Ora capisco il governo, e non ce l’ho nemmeno con Luigi, ma ti pare che mi debbano dire cosa scrivere sul mio Facebook?”.
Una mossa che tuttavia ha contribuito a invertire l’inerzia.
Dopo una giornata passata a mettere in fila gli attacchi, dal sorgere dell’alba è un profluvio di spinte ad andare avanti. A partire da Beppe Grillo, che con un post sul (suo) blog ha blindato il suo erede, proseguendo per mezzo governo e gran parte dei vertici parlamentari.
Fino ad Alessandro Di Battista, da qualcuno indicato come gran tessitore della congiura contro il fratello diverso. “Chi è in difficoltà va sempre sostenuto. Va sostenuto dicendogli in faccia cosa non è andato bene e proponendo idee e cambiamenti”.
Nel mirino, al contrario, è finito Gianluigi Paragone. Che prima ha insistito sulla necessità del passo indietro di Di Maio dalla responsabilità di guidare il Movimento, per poi rimettere nelle sue mani il mandato da parlamentare.
Saldando le critiche di chi difendeva già l’ex vicepresidente della Camera, a quelle di chi lo criticava dall’alto di tante battaglie combattute insieme.
“Per me Luigi ha fatto tante cazzate — si sfogava uno dei suoi compagni di banco dal 2013 — ma ti pare che arriva questo dal nulla e lo pugnala alle spalle?”.
Ecco Daniele Pesco, presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama e compagno di tante battaglie del fu conduttore tv: “Le stilettate di chi è ammaliato dalle ambizioni del comando e del potere in un momento di difficoltà come questo non mi piacciono. Io ho fiducia in Luigi”.
Una polemica, anche questa, cui prova ad ovviare l’allegra macchina da guerra della comunicazione: “Ciao, ti andrebbe di fare un post su Luigi?”.
(da “Huffingtonpost”)
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