O CON DI MAIO O CONTRO DI LUI: LE FAZIONI M5S
SINDACI E MINISTRI GUIDANO IL FRONTE PRO, GLI ORTODOSSI IL FRONTE CONTRO, IN ATTESA CHE PARLI FICO
O da una parte o dall’altra. O con Luigi Di Maio o contro di lui.
All’assemblea convocata in serata per analizzare la più grave sconfitta elettorale della storia del Movimento, i parlamentari si presentano divisi come mai prima.
Due fazioni che si vanno via via ingrossando perchè la questione è potenzialmente esiziale per il prosieguo dell’esperienza di Governo, e pure per la tenuta del Movimento: le dimissioni di Di Maio da capo politico del partito.
A sedare il malcontento per la sonora batosta rimediata alle elezioni europee non è bastato l’annuncio del leader M5S di una votazione sulla piattaforma Rousseau sulla sua leadership, prevista per domani.
Da 24 ore continua senza sosta il fiume di dichiarazioni degli eletti 5 Stelle che confermano oppure negano la loro fiducia al vicepremier, considerato da alcuni l’unico responsabile per la scomparsa di circa sei milioni di voti al Movimento in un solo anno di governo, da altri non il solo che deve “pagare”.
Un clima da conta che spinge sempre più parlamentari a dire la loro, perchè il momento è delicato, e l’aria in vista dell’assemblea dei gruppi si è fatta tesa. Da una parte sindaci e ministri con il vicepremier, dall’altra i dissidenti e gli ortodossi contro.
Per serrare le fila degli indecisi è dovuto intervenire, dopo due giorni di silenzio assordante, il fondatore del Movimento Beppe Grillo che con un post sul suo blog ha confermato la sua fiducia in Luigi Di Maio, nella sua fase più difficile: “Deve continuare la battaglia che stava combattendo prima”.
Il cerchio magico del vicepremier non ha fatto mancare il suo sostegno.
Come il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: “Luigi ha tutta la mia fiducia, quello di lanciare una votazione su Rousseau è un gesto importante”.
Anche il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia crede che il vicepremier debba rimanere al vertice del Movimento: “Ora serve lucidità , non ci sono alternative a Di Maio”.
Così come la ministra della Salute Giulia Grillo: “Dobbiamo restare uniti, Luigi non è in discussione”. Per Riccardo Fraccaro, ministro ai Rapporti con il Parlamento, “Di Maio è un punto fermo”.
Nel team Di Maio si sono poi iscritti Emilio Carelli, il capogruppo alla Camera Francesco D’Uva, il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Mattia Fantinati, la sindaca di Torino Chiara Appendino e quella di Roma Virginia Raggi.
Un gruppo numeroso, ma non è da meno quello composto da chi ha chiesto il passo indietro del leader.
Tra questi c’è Gianluigi Paragone che mette nel mirino il cumulo di cariche ricoperte da Di Maio: “A 32 anni non puoi fare il capo della prima forza del Paese, il vicepremier, il ministro dello Sviluppo economico e il ministro del Lavoro”. In altre parole, servono dimissioni, “decida lui da cosa”.
Per Carla Ruocco è “senza dubbio il momento di cambiare, anche scommettendo su figure diverse, non possiamo continuare con le figure che ci hanno portato al risultato più disastroso di sempre”.
Tra i primi a scagliarsi contro Di Maio c’è stata Roberta Lombardi, consigliera M5S in Regione Lazio: “La responsabilità in capo ad un solo uomo è deleteria per il Movimento, ed è un concetto da prima repubblica. Usato e abusato da Renzi”.
Il senatore Primo Di Nicola ieri si è dimesso da vicepresidente del gruppo di Palazzo Madama: “Mettere a disposizione del Movimento gli incarichi. È l’unico modo che conosco per favorire una discussione autenticamente democratica su quello che siamo e dove vogliamo andare”.
Hanno poi attaccato il leader M5S le senatrici dissidenti Elena Fattori e Paola Nugnes. E non ha usato giri di parole il presidente della commissione Cultura della Camera, Luigi Gallo, molto vicino al presidente di Montecitorio Roberto Fico: del risultato delle Europee “la responsabilità è tutta di Luigi Di Maio. Sarebbe ora che si chiedesse se è in grado di guidare un governo a trazione M5s o se invece non sia il caso di lasciare”.
A proposito, Fico ancora non ha commentato l’esito del voto e ha annunciato che prenderà la parola solo in assemblea.
Se Di Maio può contare sul sostegno di Beppe Grillo, i suoi detrattori invece hanno dalla loro Jacopo Fo, un tempo molto vicino e ascoltato dai 5 Stelle prima che l’esperienza di Governo con la Lega lo facesse allontanare: “Luigi Di Maio è una persona che ha perso 6 milioni di voti, non è all’altezza. Al suo posto chi vorrei? Roberta Lombardi, una persona specchiata e capace”.
(da “Huffingtonpost”)
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