SALVINI A LAMPEDUSA NON L’HA CONSIDERATO NESSUNO
IL TURISMO E’ PURE AUMENTATO DEL 10% E NESSUN TURISTA HA VISTO UN MIGRANTE PERCHE’ SONO NELL’HOTSPOT DA DOVE VENGONO TRASFERITI IN ALTRI CENTRI
Al supermercato la cassiera distratta taglia corto: «Campagna elettorale». La visita di Matteo Salvini a Lampedusa sembra non avere alterato gli umori di nessuno. «Non è la prima volta che viene qui» balbetta un vecchio pescatore, «perché viene oggi? Lo avevo sentito dire, ma sapevo domani», si intromette un altro.
Mentre la fila per pagare si accorcia, l’argomento che doveva essere del giorno pare importare solo ai giornalisti. Che dalle 15 sfrecciano in sella agli scooter facendo la spola tra l’aeroporto e il Comune. Il volo proveniente da Catania è in ritardo. Lo sa il sindaco Filippo Mannino, 38 anni, eletto da appena 40 giorni.
Arriva in municipio un quarto d’ora prima del leader leghista, con il tricolore piegato in mano, indossato poi solo per la foto. È lui il primo ad accogliere Salvini ufficialmente sull’isola dopo che il suo vice leghista, Attilio Lucia, gli ha scritto che lo aspettava.
Agli arrivi, in aeroporto, il movimento di forze dell’ordine e le auto coi lampeggianti destano un po’ di curiosità tra i vacanzieri in transito. «Pensavamo fosse Baglioni» ridacchia una siciliana che alza il telefonino per riprendere la scena dall’altro lato della zona controlli. Parte un timido applauso, ma una breve contestazione di fischi lo mette a tacere («È Salvini. Baglioni è già qui»).
Breve quanto il tempo di raggiungere le auto e fermare la corsa davanti al Comune. Non una parola con i giornalisti, che non fanno in tempo neppure a immortalare il suo ingresso al Comune, camuffato com’ è apparso nella sua camicia bianca: niente t-shirt, né scritte, né provocazioni per il leader del Carroccio.
Dopo il colloquio con il gotha della politica locale in carica, si concede un selfie (uno solo) con una fan, riuscita a farsi largo tra una folla – un centinaio, per lo più curiosi – che in tre quarti d’ora si è radunata sotto l’edificio.
«Tanti sono del nord, non sentite l’accento?» dice Maurizio, ormeggiatore, che seduto nella piazzetta antistante ha visto allargarsi il capannello di persone che attendevano di vedere Salvini prima di dirigersi verso l’hotspot.
«Qui i migranti manco li vediamo – aggiunge un commerciante -. Adesso possiamo iniziare a sistemare tavoli e sedie per la cena». La zona off limits è finalmente libera.
«Non tutti sanno che quando i naufraghi arrivano vengono trasferiti subito al centro di accoglienza. Sono operazioni invisibili, che si svolgono soprattutto quando cala il buio». «Due vite lampedusane parallele» dice Laura Casano, che si scoprirà più tardi essere il vice presidente del consiglio comunale.
«L’hotspot è un’isola nell’isola, i suoi abitanti non vedono nulla di ciò che accade oltre quel cancello. Ma non chiamatela indifferenza, siamo un popolo accogliente, schietto e lo abbiamo dimostrato durante le tragedie passate alla storia». Intanto l’arrivo di Salvini nella contrada Imbriacola che ospita la vita dei migranti continua a interessare solo ai cronisti, un centinaio assieme alle forze dell’ordine.
«Era prevista una protesta alla Porta d’Europa – sussurra Giuseppe, operatore addetto alle pulizie dentro l’hotspot -. Girava voce che l’avessero organizzata…» e lascia morire il discorso.
«Gli immigrati? Non hanno intaccato per nulla il turismo, anzi è cresciuto del 10% a luglio rispetto allo scorso anno, lo sa?» spiega un barista.
Lampedusa è un miraggio. «Zero nodi, mare piatto. Sono certa in queste notti che ne arriveranno altri, ma noi li vediamo solo alla tv» prevede Rosa che dalla sua bancarella, in via Roma, riconosce l’accento dei tanti italiani in vacanza.
«Vengono soprattutto dal nord e qui abbandonano il pregiudizio di un’isola invasa di migranti». «I problemi sono anche altri – dice il primo cittadino, in partenza per Roma per incontrare il ministro dell’Economia -. Serve una legge quadro per le isole minori, non si può pensare sempre di agire in forma straordinaria.
Attualmente al centro di accoglienza ci sono 850 immigrati, di cui 150 minorenni. Lo conferma Giovanna Di Benedetto, Save the Children: «Ma qui la struttura si riempie e si svuota continuamente, è un processo continuo». Come l’aeroporto, da cui oggi ripartirà Salvini.
(da Avvenire)
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