SALVINI AD ATREJU TRA SOSPETTI E DIFFIDENZE: “NON HA CHIARITO SE VUOLE LE LISTE BLOCCATE ALLE EUROPEE”
QUANDO IL PADRONE VA A FARE VISITA AI MAGGIORDOMI IN CUCINA PER DIRGLI CHE CONTINUERA A CENARE FUORI
“Ho firmato un contratto per 5 anni e non sono solito togliere la parola data”. La platea di Atreju, la festa di Fratelli d’Italia a Roma, si raffredda quando dal palco Matteo Salvini giura fedeltà al governo con il M5s. Giorgia Meloni in prima fila ha un sorriso tirato.
Un misto di tripudio di folla (e di media, vista la presenza di tanti giornalisti stranieri) e tanta diffidenza accolgono il vicepremier leghista questa mattina sull’isola Tiberina. Curiosità , affinità e sospetto: “Non ha chiarito se davvero vuole mettere le liste bloccate invece delle preferenze nella legge elettorale per le europee”, ci dice il parlamentare di Fdi Guido Crosetto alla fine dell’intervista condotta da Enrico Mentana.
A tre giorni dal vertice con tutto il centrodestra, Salvini si presenta da questo pubblico molto esigente a destra, conquistandolo solo in parte. Come quando dice che con il centrodestra è solo una questione di amministrative: “Non c’è nessuna strategia del doppio forno: con Berlusconi parliamo solo di accordi locali”.
Smorzando poi con una battuta le ulteriori domande su chi saranno i candidati in Basilicata, Abruzzo, Sardegna, Piemonte, cioè le regioni chiamate al voto a breve. “Li decideremo a cena da Calenda, auto-invitati”. Risate ma le domande restano a mezz’aria.
Come quella sulla legge elettorale per le europee. Indiscrezioni parlano di un disegno di legge sulla scrivania del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti per modificarla alzando la soglia di sbarramento al 5 per cento (oggi è al 4) e introducendo le liste bloccate al posto delle preferenze, care anche a Fratelli d’Italia.
“Questo governo non ha la forza di cambiare la legge elettorale per le europee – dice il ministro dell’Interno – e l’ultima cosa che vogliamo fare è alzare la soglia per rompere le scatole a qualcuno”. Ma il pubblico non fa in tempo a fare un sospiro di sollievo che, subito dopo, a domanda sulle liste bloccate, Salvini glissa.
E’ evidente che il vicepremier strizza l’occhio anche a questo elettorato, che lo accoglie con applausi ma urlando “Giorgia, Giorgia!” alla Meloni che lo accompagna verso il palco. I rapporti scorrono sempre sul filo della competizione: facciamo a chi sta più a destra, pur nello stesso movimento, anzi “The movement”, fondato dall’ultra-populista di destra ed ex consigliere di Trump, Steve Bannon, ospite d’onore ad Atreju nel pomeriggio.
E allora sul reddito di cittadinanza, ricetta pentastellata che risulta indigesta per Atreju e mal digerita tra i leghisti, Salvini si imbarca in una serie di minacce contro la Corte costituzionale e chiunque oserà presentare ricorsi nel caso in cui il reddito di cittadinanza dovesse essere approvato solo per gli italiani.
E gli stranieri che hanno la cittadinanza? “No, prima gli italiani, c’è un criterio di scelta: non ho tutto per tutti. Ci saranno ricorsi, chi se ne frega”.
Qui chiaramente la platea gradisce e applaude.
Come gradisce quando Salvini tenta di divagare sull’aggressione di Casapound ieri contro immigrati e militanti di sinistra a Bari: “Se mi fossi basato sui giornali quest’estate, avrei pensato che c’erano lanciatori di uova in giro per il Piemonte”. “Ma sempre contro una nera erano”, gli fa Mentana.
E qui la platea di destra sbotta, vola qualche insulto all’intervistatore, Meloni richiama all’ordine, Salvini riprende il filo: “Se uno pesta un altro essere umano, può essere giallo, rosso o verde, il suo posto è la galera. Poi da ministro dell’interno devo andare oltre la notizia…”. Il pubblico ingoia.
E’ la stessa folla – ma decisamente meno numerosa – che subito dopo accoglierà Roberto Fico. Per avere un applauso per lui, la Meloni è costretta a salire sul palco per invitare gli astanti a concedere almeno una parvenza di calorosità . Non lo contestano, alla fine qualche applauso il presidente della Camera se lo prende, ma il pubblico sembra annoiato.
Fico si muove in una strettoia. In Italia sta tornando il fascismo? “L’Italia è una repubblica democratica molto forte”, risponde. Si giustifica sulle mani in tasca durante un’esecuzione dell’inno nazionale (“E’ stato un attimo, non me ne sono accorto e subito mi hanno fatto una foto”), sul pugno chiuso alla parata del 2 giugno (“Salutavo dei militanti che mi incitavano con un ‘Forza!'”), non si esprime sul reddito di cittadinanza (“Voglio prima vedere il testo”), si permette solo una stoccata indiretta alla propaganda leghista sull’immigrazione: “Le ong non sono tema principale perchè gli sbarchi sono calati. E hanno iniziato a calare con Minniti, continuano a calare con Salvini…”.
Fico è il primo ad aver rotto il tabù: finora nessuno del Movimento aveva accettato l’invito di Fratelli d’Italia. “Da presidente della Camera vado a tutte le feste di partito”, si giustifica prima che lo portino tra una sdraio e un pattino, scenografia allestita apposta per una foto del presidente insieme a un militante di Atreju con la maschera da topo con lo sfondo del Tevere.
Satira della spiaggia sul fiume voluta dal sindaco pentastellato Virginia Raggi. “Contento che piaccia anche a voi”, ironizza il presidente.
(da “Huffingtonpost”)
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