“SALVINI E’ UN PERICOLO PER LA DEMOCRAZIA”: LA MAGISTRATURA SI E’ SVEGLIATA, MA BASTEREBBE APPLICARE LA LEGGE
IL PRESIDENTE DELLA CASSAZIONE CANZIO REPLICA ALLE INGIURIE DEL LEADER DELLA LEGA
Attacchi “pericolosi per la democrazia e la collaborazione tra poteri dello Stato”. Sdegno per le parole del leader della Lega Salvini, che aveva definito la magistratura italiana una ‘schifezza’, è stato espresso dal primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, e dal pg Pasquale Ciccolo, nel corso del Plenum del Csm. “Delegittimare un potere dello Stato con parole offensive e denigratorie fa molto male alla democrazia”, ha detto Canzio, “esprimendo amarezza per le frasi pesantemente offensive”.
“Credo nella leale collaborazione tra le istituzioni ed i poteri dello Stato. Questa si fonda sul reciproco rispetto e sulla giusta misura di gesti e parole”, ha aggiunto Canzio.
Al presidente della Cassazione ha fatto eco il procuratore generale Ciccolo. “Attacchi indiscriminati e gratuiti sono pericolosi – ha sottolineato il pg – rischiano di incidere sulla fiducia nella funzione giudiziaria che è esigenza fondamentale del vivere civile. Il continuo discredito che si getta sulla magistratura è pericolosissimo”.
“Ci vorrebbe un’attenzione maggiore – ha concluso – perchè non possiamo mettere in crisi la fiducia dei cittadini italiani nei confronti della giustizia”.
“La tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura è un dovere costituzionale del Csm – ha aggiunto il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini- per questo abbiamo il dovere di stigmatizzare quelle gravi e offensive espressioni nei confronti della magistratura.
Prendiamo atto che, con anni di ritardo, la Magistratura italiana si è resa conto del “pericolo” che certe affermazioni del leader leghista contengono, non solo però perchè rivolte alla “istituzione giustizia”, ma soprattutto in termini di “istigazione sociale”.
Non riteniamo certo possa costituire un pericolo concreto per la democrazia chi scappa a gambe levate davanti a dieci ragazzotti, ma le sue ingiurie quotidiane costituiscono un alibi per replicanti babbei.
Basterebbe che la magistratura ogni giorno denunciasse chi istiga all’odio razziale sui social in base alle norme vigenti e il problema sarebbe risolto in un paio di mesi, con tanto di pignoramento dei beni, delle proprietà e carcerazione minima di due anni senza condizionale.
E il web sarebbe ripulito dalla fogna e da chi la alimenta con getti quotidiani di escrementi in violazione delle leggi vigenti (dalla violazione della legge Mancino alle ingiurie, minacce e apologia di reato).
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