SALVINI, L’UOMO CHE SEMINA VENTO E RACCOGLIE ARIA FRESCA
HA SEMPRE FATTO L’ITALIANO MEDIO, CONTRO LE TASSE, L’EUROPA, GLI IMMIGRATI, LA GUERRA, PROPONENDO SOLUZIONI DA SEMPLICIOTTO… CON IL CODICE DELLA STRADA HA PERO’ SBAGLIATO MIRA ED E’ PROPRIO L’ITALIANO MEDIO A RIVOLTARGLISI CONTRO
Niente è più efficace della triste parabola di Matteo Salvini a dimostrare la sempreverde attualità del vecchio detto “chi semina vento, raccoglie tempesta”. Vale per gli uomini comuni, ma ancor più per gli uomini politici: ciascuno resta fatalmente vittima della maschera che indossa.
La maschera di Matteo Salvini era quella dell’italiano medio: quello del “tengo famiglia” (Longanesi), quella del “fatta la legge trovato l’inganno” (Abelardo), quella per cui “contro l’arbitrio che viene dall’alto non si è trovato altro rimedio che la disobbedienza che viene dal basso” (Prezzolini).
Una vita politica trascorsa così, indicando scorciatoie. Prima la secessione, a rincuorare le aspettative di benessere crescente dei “padani”. Poi, come nulla fosse, il nazionalismo, a lasciar intendere un destino di grandezza per “l’Italia proletaria”.
E la retorica di un inattuabile superamento della legge Fornero, a confortare i desideri irrealizzabili dei pensionandi. E le reiterate rottamazioni delle cartelle esattoriali, a coltivare i voti degli evasori fiscali. E l’antieuropeismo, a far leva sui sentimenti, secolarmente radicati, di vittimismo e di irresponsabilità nazionale.
E il finto pacifismo, a soddisfare la paura della guerra data in crescita nei sondaggi. E poi, naturalmente, le auto.
Siamo un popolo di proprietari di case e di automobilisti, e la demagogia in questi campi comprensibilmente sguazza. Perciò: la campagna contro il bollo auto, quella contro le revisioni, quella contro gli autovelox. “Se mi metti un autovelox all’uscita delle autostrade a 70 chilometri all’ora, non è sicurezza stradale: è una rapina. E quell’autovelox dovrebbe essere distrutto, massacrato, disintegrato, annientato, rubato”: così parlò, in tempi non sospetti, il Matteo Salvini nazionale. E giù applausi, naturalmente. Retweet e condivisioni.
Analoghi retweet e analoghe condivisioni fecero risplendere e diffusero i messaggi social di Salvini quando l’uomo che ambiva a rappresentare l’italiano medio si contrappose, anima, corpo e tasso alcolemico, alle teorie, effettivamente esorbitanti, di una nota immunologa pervicacemente ostile al consumo di vino.
Ecco che poi giunse, fatalmente, la nemesi. Giunse sotto le mentite spoglie del “Nuovo Codice della Strada”. E, come è giusto, picchiò duro. Ma i fatti, in questo caso, non contano. O contano poco. Conta poco il fatto che il ministro dei Trasporti Matteo Salvini abbia celebrato, a meno di un mese dall’approvazione, la funzione salvifica del codice che porta il suo nome (“i morti sulle strade sommo calati del 25%”). E conta poco il fatto che i dati ufficiali lo abbiano sbugiardato.
Quel che conta è la reazione a caldo della gente comune. Degli italiani medi, si potrebbe dire. Quegli italiani medi che Matteo Salvini riteneva di rappresentare. Una reazione devastante.
Chi ne avesse il tempo e la voglia, legga i commenti ai messaggi social diffusi il 20 novembre da Salvini per celebrare le magnifiche sorti e progressive del Nuovo Codice della Strada. Un linciaggio. Il linciaggio di Matteo Salvini.
Così, a titolo di esempio. Renato Crevet: “Multe incredibili che colpiranno i lavoratori (i ricchi se ne fregano). Voglio vedere chi voterà ancora Lega”. Riccardo Valentini: “Certe cose ivi contenute sono vergognose. Degne della peggiore sinistra liberticida ed esattrice fiscale”. Gianpaolo Squarcina: “Da elettore del centrodestra dico che questo è un errore che costerà molti voti”.
Per carità di patria salviniana, e per esigenze di spazio, evitiamo di citare le furibonde reazioni dei ristoratori e dei produttori di vino.
Ecco, dunque, consumata la triste parabola di Matteo Salvini: l’uomo che più d’ogni altro seminò il vento, per poi, inesorabilmente, dover fronteggiare una tempesta.
Nella Lega c’è chi lo definisce “un Re Mida al contrario”. Il più delle volte sono quelli che finché l’oro risplendeva non avvertivano il problema.
(da agenzie)
Leave a Reply