SAN FERDINANDO, L’INFERNO IGNORATO DALLA POLITICA
BARACCHE SENZA LUCE E ACQUA, BRACCIANTI IMMIGRATI CHE SI SCALDANO CON I BRACIERI… IL GOVERNO NON HA FATTO UNA MAZZA
Baracche senza luce nè acqua. A nove anni esatti dalla rivolta di Rosarno, i migranti continuano a vivere nel ghetto di San Ferdinando.
Nonostante le promesse dei politici e di tutte le istituzioni, la baraccopoli è sempre lì a ridosso del porto di Gioia Tauro.
Qui negli ultimi mesi sono venuti sia il presidente della Camera Roberto Fico, che il ministro dell’Interno Matteo Salvini
Sono circa 2mila gli stagionali che, in questo periodo, si trovano in Calabria per la raccolta delle arance e delle clementine.
Di giorno sfruttati nei campi per 15 euro di cui una parte finisce in tasca ai caporali. Di notte al freddo, costretti ad accendere bracieri per riscaldarsi o per bollire l’acqua che poi utilizzano per fare una doccia.
La tragedia è all’ordine del giorno. L’ultima si è consumata a inizio dicembre quando, un ragazzo di 18 anni originario del Gambia, Suruwa Jaithe è morto carbonizzato perchè dormiva in una delle due baracche che hanno preso fuoco nell’incendio provocato da un braciere improvvisato.
Prima di lui è toccato, nel gennaio 2018, a Becky Moses, una ragazza nigeriana che, dopo aver lasciato Riace in seguito al secondo diniego del riconoscimento di asilo, si era rifugiata nella tendopoli di San Ferdinando.
Anche lei è morta carbonizzata in un incendio che ha distrutto oltre 200 tende.
Nel mezzo, è stato ucciso Soumaila Sacko, il sindacalista dell’Usb, originario del Mali, ammazzato a colpi di fucile da un italiano mentre trasportava due lamiere che gli sarebbero servite per costruire una baracca.
Dopo ogni tragedia si sono sprecati gli impegni del governo e degli enti locali per una soluzione che non è mai arrivata.
Nel febbraio 2016, infatti, era stato firmato anche un protocollo in prefettura che prevedeva la costruzione, a poche centinaia di metri dal ghetto, di una nuova tendopoli che avrebbe ospitato circa 500 migranti.
La tendopoli, costata centinaia di migliaia di euro messi a disposizione dalla Regione Calabria, è stata realizzata ma era insufficiente senza i progetti di accoglienza diffusa previsti dall’accordo e mai partiti nonostante gli impegni dei Comuni della zona.
Intanto ieri, in occasione della visita del sindaco ‘sospeso’ di Riace, Mimmo Lucano, e di padre Alex Zanotelli all’interno della baraccopoli, si è costituito un comitato spontaneo e informale per il riutilizzo delle decine di migliaia di case vuote della Piana di Gioia Tauro.
Al comitato, che verrà ufficializzato a inizio febbraio, hanno aderito i rappresentanti del sindacato Usb, di Sos Rosarno e di altre organizzazioni impegnate sui temi dell’accoglienza ed integrazione degli immigrati e dei diritti dei lavoratori. Lo scopo è quello di “assicurare — è scritto in una nota dell’Usb — una residenza civile a tutti i lavoratori e cittadini della zona, sia immigrati che calabresi”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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