“QUELLA DEL GOVERNO NON E’ UNA FLAT TAX: FARA’ MOLTI DANNI, A PARTIRE DA UNA RIDUZIONE DEL GETTITO IVA E IRPEF”
INTERVISTA A RAFFAELLO LUPI, DOCENTE DI DIRITTO TRIBUTARIO A TOR VERGATA
“Flat tax? Ma questa non è una flat tax, è un’imposta sostitutiva come ce ne sono tante su redditi specifici. Il punto, però, è che — come l’ha concepita il governo gialloverde – farà molti danni, a cominciare da una riduzione del gettito Iva e di quello Irpef. Ma il male peggiore sarà addirittura un altro e avrà effetto sull’intera economia”.
Raffaello Lupi, ordinario di Diritto tributario all’Università di Roma Tor Vergata, considerato uno dei migliori divulgatori in tema di imposte, affronta di petto la “tassa piatta”. Con forti critiche, però.
Professor Lupi, perchè questa tanto sbandierata flat tax, fiore all’occhiello della Lega del vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, non sarebbe tale?
Perchè maschera un modo maldestro di affrontare il problema dell’evasione di piccolo commercio e artigianato, il cosiddetto “popolo delle partite Iva”, che rientrerà in massima parte nella soglia di ricavi dichiarati fino a 65 mila euro, prevista dalla legge.
Scusi ma questa imposta esisteva anche prima, solo che i ricavi erano molto più bassi…
Sì, esisteva per il piccolo commercio, gli ambulanti, i parrucchieri, i piccoli artigiani con ricavi però molto più bassi, dai 15 ai 30 mila euro
Quindi la novità è che la soglia è stata alzata fino a 65 mila euro, e oltre nei prossimi anni secondo gli annunci.
Sì ma l’aumento della soglia, che già comunque lascia perplessi (per inciso, è improbabile che la Commissione Ue faccia passare l’innalzamento da 65 a 100 mila euro) non è l’unico fatto nuovo. Ce n’è un altro ben più importante.
Quale?
Il punto è che la sostitutiva è pensata per attività “marginali” verso famiglie e privati consumatori, come piccolo commercio e artigianato, ad esempio l’idraulico o l’elettricista, per i quali è facile evadere e impossibile sapere il vero ammontare dei ricavi. Con le nuove soglie ci rientreranno anche molti che lavorano “full time” per grandi aziende e che per questo stesso motivo devono emettere fattura: di fatto entrano in questo regime anche i piccoli operatori pagati da aziende o enti pubblici che segnalano i loro ricavi al fisco, comunque siano inquadrati (dipendenti, professionisti, diritti d’autore, imprenditori).
In altre parole, lo Stato rinuncerà a colpire con una tassazione rapportata alla capacità contributiva anche laddove c’è una documentazione ben precisa e inequivocabile?
Proprio così, il che mi sembra un grave errore. Il regime che ne viene fuori è distorsivo perchè differenzia la tassazione in base alla forma giuridica: se io sono un lavoratore dipendente e i miei ricavi sono di 55 mila euro pago una certa tassazione, se invece rientro nella flat tax pago soltanto il 15 per cento.
Che succede all’Iva con questo allargamento dell’imposta sostitutiva?
Ne arriverà meno nei bilanci dello Stato. Infatti, il vero vantaggio di quest’enorme aumento delle soglie è l’eliminazione dell’Iva per gran parte di piccoli commercianti e artigiani in sede fissa, non solo ambulanti o marginali.
Perchè?
Perchè il fornitore di beni e servizi ai consumatori finali (parrucchiere, meccanico, sarto, eccetera) intasca tutte le somme che gli danno i clienti, senza più il “cuneo fiscale” rappresentato dall’Iva. Questo è il vantaggio del piccolo artigiano rispetto all’impresa ordinaria che applica l’Iva. Lo Stato, quindi, non soltanto incasserà meno Irpef (sostituita dalla flat), ma perderà tutta l’Iva, al netto di quella non detratta sugli acquisti. L’operatore forfettario, insomma, diventa una specie di consumatore finale ai fini Iva.
C’è un altro problema: chi controllerà il rispetto della soglia dei 65 mila euro per una vasta area grigia per cui questa soglia non è manifestamente visibile?
Sostanzialmente nessuno. Lei tocca il punto cruciale, forse più rilevante ancora di tutti gli altri. L’imposta sostitutiva opera come un incentivo alla polverizzazione delle attività . Già con i nuovi volumi di ricavi dichiarati viene ricompresa la maggior parte delle partite Iva. Tenendo poi conto della nuova convenienza si abbasseranno un po’ i volumi d’affari o si divideranno le imprese famigliari trasformando i collaboratori in imprese autonome. Si potrebbe arrivare al paradosso che per rientrare in questi limiti marito e moglie avranno due partite Iva, mentre c’è un incentivo a frammentare gli studi professionali.
Insomma, piccolo è bello? O, per meglio dire, è più bello di prima?
Tutta questa storia, come si vede, è un ostacolo alla crescita dimensionale delle imprese, un incentivo a rimanere piccoli. Certo, ovviamente se uno sa che può crescere oltre la soglia dei 65 mila euro e può guadagnarci lo fa. Me se è incerto la flat tax spinge a non rischiare: è una delle tante tendenze che non stimolano all’assunzione di rischi, è un incentivo a continuare con il lavoro personale anzichè prendere collaboratori e crescere.
Un popolo di venditori ambulanti, piccoli commercianti, piccoli professionisti, piccoli artigiani: è questo il mondo che Salvini vuole favorire? Una specie di Piccolo mondo antico?
Così sembrerebbe, del resto sono fasce sociali di cui la Lega, nel bene e nel male, ha sempre interpretato gli stati d’animo.
(da “Huffingtonpost”)
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