SCANDALO SLOT MACHINE: LA CASSAZIONE DA’ TORTO ALLE CONCESSIONARIE CHE DEVONO 90 MILIARDI AL FISCO
I CONCESSIONARI CHE NON AVEVANO COLLEGATO LE SLOT ALLA RETE DELLO STATO DEVONO UNA CIFRA DI 90 MILIARDI, PARI A 12 VOLTE LA MANOVRA FINANZIARIA, MA HANNO PROTETTORI POLITICI…LA SUPREMA CORTE HA RESPINTO IL RICORSO DEI GESTORI DELLE SLOT MACHINE RIBADENDO CHE LA COMPETENZA SULLA MULTA SPETTA ALLA CORTE DEI CONTI E NON AL TAR
Queste notizie stranamente in Italia la stampa o non le pubblica o le mette in ventesima pagina sotto i necrologi, così nessuno è informato.
La meritoria inchiesta di Marco Menduni del “Secolo XIX” che abbiamo seguito fin dall’inizio, riportando ampi stralci di quanto emergeva da uno dei più grossi scandali del dopoguerra, merita un aggiornamento.
Due giorni fa c’è stata una brutta notizia per le dieci concessionarie che gestiscono le slot machine: la Corte di Cassazione ha infatti respinto la interpretazione dei loro legali che tendeva a sottrarre alla Corte dei Conti la competenza sulla maxi multa inflitta alle società ( 90 miliardi di euro) per concederla al Tar.
La Suprema Corte ha ribadito fermamente la giurisdizione della Corte dei Conti e questo escamotage è stato respinto.
Il Tar avrebbe certamente ridotto la sanzione, la Corte dei Conti ribadisce la cifra dovuta di 90 miliardi di euro.
I legali delle concessionarie erano riusciti a bloccare il tutto alla prima udienza del dicembre 2008, sollevando la questione di merito sulla competenza, ora il processo può riprendere a carico di Snai, Hbg, Cirsa Italia, Sisal Slot, Cogetech Codere Network, Lottomatica Videolot Rete, Gmatica, Atlantis World Giocolegale, Gamenet.
La vicenda risale a un’inchiesta del Secolo XIX ed è viaggiata su due binari: da un parte una commissione di inchiesta denunciò le storture del sistema gioco in Italia.
Dall’altro la Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio aveva inoltrato ai concessionari del settore New Slot una richiesta di risarcimento di 98 miliardi, limati poi a 90.
I magistrati contabili contestavano il mancato collegamento degli apparecchi alla rete telematica dello Stato, quello che permette di controllare l’entità delle giocate e di applicare quindi l’imposta che grava, il Preu.
Nonchè il mancato rispetto di alcuni livelli di servizio nella trasmissione dei dati degli apparecchi di gioco.
In pratica le concessionarie, non collegando le slot ai terminali statali, hanno sottratto al fisco miliardi di euro di tasse.
Se si aggiunge l’ammenda, la Corte dei Conti ora richiede 90 miliardi di euro da due anni.
Una cifra che equivale a 12 manovre finanziarie come quella attuale di Tremonti.
Pensate a quanti interventi si sarebbero potuti fare disponendo di quella cifra o anche solo della metà della stessa.
Invece la politica ha più volte cercato di evitare la condanna, addirittura proponendo uan sanatoria vergognosa, respinta dalla rivolta popolare una volta denunciata.
Ma è l’ora che escano fuori i nomi dei collusi: sono troppe le testimonianze che indicano che dietro queste concessionarie si celano nomi e prestanomi di partiti politici che attraverso queste società facevano affari e incrementavano le casse della partitocrazia.
Altro che finanziamento pubblico, con questo sistema entravano miliardi “puliti”, grazie alla spartizione della torta delle varie concessioni.
Questo gli italiani hanno diritto a sapere e conoscere, oltre a vedere rientrare i soldi sottratti al fisco italiano.
Invece che dire che “non si sono soldi”, il governo pensi a riscuoterli.
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