BERLUSCONI AGGREDITO DA UN MALATO DI MENTE: MARONI NON SA GARANTIRE LA SICUREZZA AL PREMIER, FIGURIAMOCI AGLI ITALIANI
L’AGGRESSIONE NON HA UNA MATRICE POLITICA… FUORI LUOGO TANTE SPECULAZIONI INTERESSATE, MA OCCORRE SVELENIRE IL CLIMA …GRAVI RESPONSABILITA’ DEL MINISTRO DEGLI INTERNI, MENTRE BOSSI FARNETICA DI TERRORISMO E DI PIETRO DI PROVOCAZIONI
L’inqualificabile aggressione subita da Silvio Berlusconi ieri a Milano, a conclusione del suo comizio in piazza del Duomo, da parte di Massimo Tartaglia, un ingegnere 42enne in cura psichiatrica da dieci anni, ha dato adito, ancor prima di conoscere i problemi mentali dell’aggressore, a una serie di prese di posizione che dimostrano quanta speculazione vi sia nella politica italiana.
E quanto sia inefficiente il sistema di sicurezza che dovrebbe tutelare le massime autorità istituzionali del nostro Paese.
Nella prima ora, successiva all’aggressione, senza neanche conoscere le motivazioni che avevano portato Tartaglia a quel gesto sconsiderato, i politici italiani hanno dato il peggio di sè: da parte del centrodestra si speculava sul “clima di odio” che avrebbe alimentato certa sinistra, e nel calderone dei mandanti sono finiti opposizione, magistratura, stampa di sinistra, no global e chi più ne ha più ne metta.
Dal centrosinistra ecco Di Pietro parlare di “provocazione” da parte del premier e la sinistra estrema di generiche “responsabilità ” .
Su Facebook si creano in pochi minuti gruppi che inneggiano a Tartaglia o che lo vogliono morto, raccogliendo migliaia di imbecilli di segno opposto.
Ascoltiamo giornalisti e ministri che le sparano grosse anche quando la labilità mentale dell’ing. Tartaglia, malato da circa dieci anni, diventa di dominio pubblico.
L’aggressore non ha precedenti politici, solo un gran disagio mentale: chi lo voleva “longa manus” dell’eversione è servito, chi ne voleva fare un martire della causa altrettanto. Entrambe le parti dovranno aspettare una occasione migliore per portare avanti le proprie speculazioni.
Rimane la condanna di un atto inqualificabile e il senso del degrado cui è arrivata la politica italiana.
Nessuno ha avuto il tempo e l’onestà di fare una prima osservazione di buon senso: quando mai, in una manifestazione pubblica (di qualsiasi segno sia) si permette a un gruppo di contestatori di arrivare fin quasi sotto il palco?
Ci riferiamo al fatto che, durante la manifestazione, un centinaio di esponenti di sinistra erano arrivati a diffondere slogan a pochi metri dal premier.
Non ha rilevanza il colore politico, lo ha il grave episodio in sè, che avrebbe potuto generare scontri drammatici in una piazza con alcune migliaia di persone presenti.
Non contenti di ciò, nessuno ha dato disposizione agli agenti di fare un cordone di sicurezza per il premier: se un folle, invece della statuetta del Duomo, avesse brandito una pistola, immaginate le conseguenze che avrebbero potuto esserci.
Lo stesso partito il cui segretario (leggi Bossi) ha parlato subito, senza sapere nulla, di “atto terroristico”, esprime quel ministro degli Interni ( leggi Maroni) che in qualsiasi paese occidentale ieri sera stesso avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni per manifesta incapacità .
Uno che dovrebbe difendere la sicurezza degli italiani e che non è capace neanche a dare disposizioni per tutelare quella del premier.
In qualsiasi Stato europeo sarebbe stato cacciato, in Italia il suo segretario factotum spara cazzate a ruota libera e lui rimane al suo posto.
E’ evidente che qualcosa non va nel nostro Paese, si è creato un clima di contrapposizione foriero solo di scontri futuri.
Gli schieramenti contrapposti sono in mano ai falchi, ma entrambi hanno grosse responsabilità .
Ne citiamo una, cui molti non hanno forse dato la giusta rilevanza: Pdl, Pd, Idv e Lega hanno condannato le minoranze a uscire dal parlamento con una legge vergognosa, quella che se non raggiungi una certa percentuale non hai rappresentanti in parlamento.
Con questo blocco, per spartirsi qualche poltrona in più, hanno emarginato forze politiche che era giusto (ed era meglio) avessero uno sfogo istituzionale.
Se una minoranza che rappresenta pur sempre un 3% dell’elettorato la lasci fuori dal parlamento con una legge ad hoc, crei solo ulteriore odio ed emarginazione.
E alla lunga ne paghi le conseguenza, un errore del genere non la fece infatti nessuno nella prima Repubblica.
In secondo luogo, chi vince deve “saper vincere”, oltre che governare: non può occupare quasi tutte le Tv, deve saper stabilire un clima di collaborazione con l’ opposizione, perlomeno fare riforme condivise.
In un Paese come il nostro, dove si cambia governo ogni 5 anni ( se va bene), che senso ha che chi vince modifica leggi essenziali e magari anche la Costituzione a suo uso e consumo, salvo poi chi gli subentra dopo 5 anni cambiare nuovamente tutto, sempre con quello spirito? Siamo un Paese farsa, incapace di dialogare e di sedersi intorno a un tavolo in buona fede.
Il centrodestra di colpe, diciamolo chiaro, ne ha molte.
I falchi del Pdl volano sempre più basso e se, a suo tempo, a destra “nessuno voleva morire democristiano”, non crediamo neanche sia il massimo vivere con il poster di Gasparri in salotto o il busto di Calderoli mentre porta a passeggio i maiali anti-Islam.
E neanche con una politica di centrodestra che se, a un programma fa riferimento, lo fa a quello della Lega, non certo a quello del Pdl.
E se alimenti il razzismo e la xenofobia, la discriminazione e l’odio, se dai l’idea di fare leggi non per i cittadini, ma solo per non presentarti davanti a un giudice, è chiaro che prima o poi devi aspettarti contestazioni di piazza.
Altra cosa è giustificare la violenza, ovvio.
Ma non è forse violenza anche respingere in mare una bimba somala o eritrea di 5 anni con gli occhi in lacrime senza verificare se può o meno avere diritto di asilo, sapendo che il suo ritorno coattivo potrebbe decretare anche la sua morte?
Non è violenza al cittadino anche quella di non garantirgli sicurezza reale per le strade, ma solo aumentargli “la percezione” della stessa?
Il centrodestra impari l’umiltà e il rispetto delle persone, provi a dialogare invece che assumere posizioni arroganti.
Qualcuno ribatterà : ma a sinistra non hanno fatto così quando governavano loro. Rispondiamo: cosa ce ne frega, ragione di più per dimostrare di essere diversi.
Noi non abbiamo paura di confrontare le nostre idee con persone altrettanto disponibili a sinistra.
Forse perchè di idee ne abbiamo, a differenza di chi, al governo, sfugge al confronto.
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