SCIOPERO GENERALE, ADESIONE DEL 70%, TENSIONI A MILANO E TORINO
MANIFESTAZIONI IN 54 CITTA’… CAMUSSO: “SUL LAVORO NORME DA ANNI ’20″… BARBAGALLO: “FERMIAMO L’ITALIA PER FARLA RIPARTIRE NELLA DIREZIONE GIUSTA”
“Così non va”. È lo slogan scelto da Cgil, Uil e Ugl per lo sciopero generale in corso in tutta Italia. Una protesta che ha visto un’unica sigla sindacale, defilarsi, la Cisl. Tutti in piazza, l’adesione sarebbe del 70% secondo le stime fornite dagli organizzatori, per chiedere al governo di cambiare le politiche economiche e del lavoro (Jobs Act, legge di stabilità e provvedimento sulla P.a.).
Lo sciopero riguarda tutti i settori, dalla sanità agli uffici pubblici, dalla scuola ai trasporti, compreso quello ferroviario.
I cortei in cinquantaquattro piazze. A Torino c’era la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, a Roma, Carmelo Barbagallo, segretario della Uil e a Genova, il segretario della Fiom, Landini, che ha detto: «Grande risposta dei lavoratori contro le politiche del governo».
TENSIONI A TORINO E MILANO
A Torino otto manifestanti sono stati bloccati dalla polizia durante gli scontri avvenuti al corteo di studenti e centri sociali in corso Regina Margherita.
Sono stati portati in questura e la loro posizione è al momento al vaglio. A quanto si apprende durante i tafferugli almeno un paio di poliziotti sarebbero rimasti contusi. Gli scontri si sono verificati davanti a una delle sedi della Regione Piemonte, in corso Regina Margherita.
Dopo il lancio di pomodori e uova il gruppo di manifestanti camminando si è avvicinato alle forze dell’ordine fino a quando non c’è stato il contatto fisico. Da lì sono partite delle cariche. I manifestanti hanno continuato a lanciare oggetti, tra cui alcuni bastoni e pietre, la polizia ha caricato usando i manganelli. Le cariche sono state almeno tre.
Quando la situazione è tornata tranquilla, il corteo, che si era staccato da quello principale in piazza Castello, ha proseguito la marcia fino a piazza della Repubblica, dove si trova il mercato di Porta Palazzo. Il gruppo continua a marciare tenendo uno striscione con la scritta “Ci riprendiamo tutto”. Numerosi gli slogan contro Renzi e il suo governo.
A Milano si sono registrati momenti di tensione quando il corteo dello sciopero sociale, con moltissimi studenti, è arrivato in piazza Duca d’Aosta davanti al Pirellone, sede del consiglio regionale. Sono stati esplosi alcuni petardi e lacrimogeni. La polizia ha caricato i manifestanti con i manganelli.
Un altro gruppo di studenti e antagonisti ha poi preso a pallonate un cordone dei carabinieri. Le forze dell’ordine in tenuta antisommossa stanno difendendo la sede della Regione Lombardia dall’assedio di antagonisti e studenti che, travestiti da babbi Natale, hanno cercato di entrare nell’edificio per consegnare al governatore Roberto Maroni dei pacchi dono simbolici.
CAMUSSO: NON ESCLUDERE I SINDACATI
Dal palco di Torino la leader della Cgil, Susanna Camusso, lancia un nuovo attacco al governo. «Forse per Renzi lo Statuto dei lavoratori è vecchio perchè ha 40 anni. Non vorremmo sentirgli dire che anche la Costituzione è vecchia perchè ne ha 70. Quando si inizia così non si sa dove si finisce». Non si cambia il lavoro e non si esce dalla crisi andando contro il mondo del lavoro.
«Vorrei che le promesse diventassero realtà – ha aggiunto – fateci vedere cosa state scrivendo nei decreti attuativi della riforma del lavoro».
Poi sfida il premier: “Se il messaggio di Renzi è “tiriamo dritto” sappia che sappiamo tirare dritto anche noi. Non abbiamo bisogno di sentirci minacciati”. E il segretario della Cgil torna a chiedere “un confronto” al governo Renzi.
BARBAGALLO: FERMARE LA CADUTA
«Oggi fermiamo l’Italia per farla ripartire nella direzione giusta», è invece il messaggio del leader Uil, Carmelo Barbagallo, dalla piazza dell’Esquilino a Roma. «Presidente ci stupisca e ci convochi: noi rappresentiamo la parte sana del Paese»”, ha aggiunto.
«Vogliamo fermare la caduta» dice ancora Barbagallo che indica a Renzi gli interventi per sbloccare il Paese. «Ci sono ancora margini per rimediare; il decreti attuativi del Jobs act devono essere ancora emanati e la legge di stabilità ancora approvata», spiega. «Se si metterà mano ai 150 miliardi di evasione fiscale, ai 27 miliardi di costi della politica e alla riforma fiscale si potrà rilanciare l’economia», conclude.
(da “La Repubblica”)
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