“SE MI VOTATE CONTRO MI RIPRENDO IL SIMBOLO”. LA DEMOCRAZIA SECONDO GRILLO
LUNEDI’ LA CONTA NEL TRIBUNALE SPECIALE CINQUESTELLE…TRA I PARLAMENTARI E’ SCATTATO IL TUTTI CONTRO TUTTI
C’è aria di espulsioni collettive. Rischia di saltare tutto lunedì sera. Il progetto. Il sogno di Gaia.
Il futuro politico di Grillo, pronto a fare coriandoli dello Statuto del Movimento, a ritirare il simbolo e a chiedere ai suoi fedelissimi di uscire dal Palazzo, per non trasformare la «tomba maleodorante» nel suo personale e indecoroso sepolcro.
Il Capo è stanco, fisicamente e mentalmente, e anche i suoi dialoghi con Casaleggio sono meno gratificanti di un tempo.
Dopodomani si giocherà la partita decisiva.
I suoi burrascosi parlamentari, villaggio di Asterix 2.0 senza pozione magica, saranno chiamati a votare l’espulsione della senatrice Adele Gambaro.
«Abbiamo perso per colpa di Grillo e dei suoi post violenti».
Lesa maestà ? Lesa maestà .
D’altra parte, nella prima riunione romana post elettorale, il Caro Leader l’aveva detto: «Proveremo a cambiare il Parlamento da dentro, se non ci dovessimo riuscire torneremo nelle strade».
L’operazione pulizia non decolla.
Una parte del suo bizzarro esercito non lo segue più.
Quanti sono gli infedeli? Lo vuole sapere. E li vuole allontanare.
Così ha forzato la mano. «Cacciate la Gambaro».
Editto da blog sottoscritto e rilanciato dai suoi dioscuri al Senato, Vito Crimi e Nicola Morra.
Scelta che ha generato il caos. Due giorni di confronti pieni di rabbia, lacrime, e risposte mancate.
Il caso Gambaro è diventato il caso Grillo. O con me o contro di me. Meglio un Movimento più magro che un Movimento appestato.
Malattia incurabile? «Io non voto per l’espulsione di nessuno. Qui al Senato siamo tutti fratelli», spiega Fabrizio Bocchino. E non avete un padre? «Io no». Amen.
È uno dei leader del dissenso ragionato. Di quelli che il voto non lo vorrebbero proprio. E neppure vorrebbero l’assemblea.
Di quelli che in ogni caso lunedì diranno no.
Quanti? Cosa succederà a quel punto? «Chi vota no dimostra di volersi sottrarre al giudizio della Rete. E chi si sottrae al giudizio della Rete è fuori dal Movimento», dice con inusuale durezza staliniana Vito Crimi.
Il tribunale del popolo.
Orientato dal Signore della Liguria.
Le richieste d’espulsione potrebbero essere diverse e contemporanee.
«Meglio pochi ma buoni». E se la mozione Grillo andasse in minoranza? «Impossibile», giura Crimi.
Ma se succede il Capo lascia. Ci ha già scherzato sopra. «Chi rimane potrà chiamarsi movimento sei pianetini». Non basta una risata a seppellire il disagio.
Al Senato gira una lista con i nomi di 15 ribelli presunti.
Alla Camera il numero è analogo. Anche per questo a Montecitorio il capogruppo Riccardo Nuti esce allo scoperto. «È in atto una compravendita da parte di personaggi che nutrono rancore nei confronti del Movimento e di Beppe. Il risultato elettorale ha fatto sì che alcuni infiltrati entrassero nel Movimento».
Boom.
Traditori. Infiltrati. Compravendita.
Il senatore Giarrusso si ribella. «Nuti vada in Procura a denunciare ciò che sa o proporrò la sua espulsione».
Tutti contro tutti.
Rapidamente un pianeta deliziosamente promettente e imperfetto è diventato una giungla tenebrosa e avvelenata.
Andrea Malaguti
(da “La Stampa“)
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