SE SON RICCO NON LO DICO: ALLA CASTA NON PIACE LA TRASPARENZA
REDDITI: PER I POLITICI DICHIARAZIONI PARZIALI, SPESE ELETTORIALI ASSENTI, INFORMAZIONI GENERICHE…NEL DOSSIER OPENPOLIS GLI ELETTI PASSATI AL SETACCIO
La trasparenza sui patrimoni dei politici è una chimera.
Tanto che il 72 per cento degli onorevoli rende noto solo il minimo sindacale o deposita una documentazione parziale su redditi, proprietà , contributi privati e spese elettorali.
A raccontare questa situazione è “l’Espresso” che presenta in anteprima il dossier dell’associazione Openpolis “Patrimoni trasparenti”.
L’opacità è dovuta in parte anche alla normativa, che obbliga gli eletti a depositare annualmente copia dell’ultima dichiarazione dei redditi ma prevede la pubblicazione solo della parte riepilogativa (peraltro senza prevedere sanzioni per chi si rifiuta).
In questo modo, però, è impossibile evincere la natura delle ricchezze, l’esistenza di altre eventuali fonti di introito e più in generale non permette di capire a cosa sia dovuta la consistente sproporzione fra i redditi che spesso si riscontra.
Chi vuole diffondere ulteriori informazioni può farlo sottoscrivendo un’apposita liberatoria ma solo una minima parte divulga dati aggiuntivi come i redditi o le proprietà del coniuge. Anche perchè per la legge è facoltativo.
Fra i “bocciati” di Openpolis ci sono tanti nomi noti come la seconda e terza carica dello Stato, Piero Grasso e Laura Boldrini, l’astro nascente del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, il presidente del Pd Matteo Orfini o il leghista Roberto Calderoli. Neppure i grillini, che hanno fatto della trasparenza una bandiera e sono i più diligenti, brillano particolarmente: i promossi sono meno della metà .
Promosso a pieni voti, invece, il premier Matteo Renzi, che ha messo a disposizione la situazione patrimoniale e reddituale dell’intera famiglia, nonne comprese.
Fra i membri del governo la situazione è in genere migliore che nelle Camere.
Molti ministri eletti in Parlamento, però, sono diventati più trasparenti solo dopo essere entrati nell’esecutivo, come nel caso di Maria Elena Boschi.
Fra le curiosità del rapporto, anche il numero degli onorevoli che dichiarano di possedere un’imbarcazione: 22 in tutto.
Fra motoscafi, barche a vela e perfino quattro yacht.
Paolo Fantauzzi
(da “L’Espresso“)
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