SE STEFANO CUCCHI FOSSE SOPRAVVISSUTO AL PESTAGGIO DEI CARABINIERI AVREBBE RIPORTATO UN’INVALIDITA’ AL 35%: I RISULTATI DELLA PERIZIA
IN ATTESA CHE IL PROCESSO STABILISCA LE CAUSE DEL DECESSO, VENGONO CONFERMATE LE GRAVI LESIONI SUBITE DA STEFANO AD OPERA DEI DUE CARABINIERI A GIUDIZIO
Gli esperti parlano chiaro: se Cucchi dopo il pestaggio fosse sopravvissuto avrebbe riportato un’invalidità permanente, al 35 %.
L’ultima perizia è giunta a questa conclusione, che sottolinea la gravità del pestaggio a cui fu sottoposto Stefano ora valorizzata dall’inchiesta bis.
Se nei confronti si Stefano Cucchi si fosse potuto procedere a un regolare referto, se anzichè morire a sette giorni dal suo arresto e dal pestaggio violento a cui fu sottoposto si fossero esaminate le lesioni riportate, allora, secondo gli esperti, il ragazzo non avrebbe potuto cavarsela con meno di sei mesi di prognosi.
Lo dichiara il professore Francesco Introna, adottando qualche riserva relativamente a considerazioni fatte solo su immagini fotografiche delle lesioni.
Le sue parole riportate da Il Corriere della Sera:
“se le lesioni traumatiche dovessero essere considerate tutte riconducibili ad un unico momento lesivo occorso nelle concitate fasi di una colluttazione allora riteniamo che la durata della malattia possa essere considerata di almeno 180 giorni
L’inchiesta bis ha mostrato l’importanza di lesioni trascurate dalla prima indagine.
Tumefazioni al volti, fra le tempie e le labbra. Tracce di emorragia fra lombi e inguine. Fratture in due punti della colonna vertebrale.
Infatti, dopo aver ottenuto una mappatura dei lividi e delle fratture, Introna e i suoi collaboratori hanno provato a immaginare un’ipotetica degenza per Stefano Cucchi. E hanno concluso che:
“le lesioni riportate dal signor Stefano Cucchi, dominate dalla frattura discosomativa postero superiore di L3 e dalla frattura di S4 (la vera scoperta di questa perizia che, da questa lesione fa dipendere complicazioni alla vescica e una possibile aritmia mortale ndr) ben avrebbero potuto, a guarigione avvenuta, reliquare con postumi permanenti responsabili di un danno biologico permanente del 32,35%”.
Dunque le stime del medico indicano che il pestaggio di Cucchi gli abbia causato un’invalidità permanente al 35%.
Introna si trova ad ipotizzare su questa degenza, poichè Stefano non ha avuto neanche un referto, non avendo denunciato il pestaggio dei carabinieri per il timore di peggiorare la sua situazione.
Ma la sua ipotesi prevede che le botte siano state forti al punto tale da causare al ragazzo un’inabilità temporanea di 60 giorni, costrigendolo alla necessità del busto.
Oggi gli indagati per le lesioni – che dunque potrebbero essere accusati di lesioni gravissime oppure omicidio preterintenzionale – sono tre. I carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, mentre per un altro, Roberto Mandolini e il collega Vincenzo Nicolardi il pubblico ministero Giovanni Musarò ipotizza la falsa testimonianza e le false dichiarazioni al pm.
L’inchiesta bis è nata dalla testimonianza di un detenuto, L.L., che al tempo aveva condiviso la stanza con Cucchi e che ha deciso di parlare dopo il primo processo.
Il detenuto ha anche detto anche che il movente per il pestaggio, dopo la perquisizione nella casa dei genitori di Stefano, fosse stato il rifiuto del ragazzo di collaborare.
(da “Huffingtonpost“)
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