SEDICENTI TRUFFATI DALLE BANCHE, TRIA PONE GIUSTAMENTI DEI PALETTI, I GRILLINI SI INCAZZANO
NON SI E’ MAI VISTO RIMBORSARE AUTOMATICAMENTE PERSONE CHE VOLEVANO SPECULARE, I CASI VANNO VALUTATI UNO PER UNO
Sembrava tutto chiuso, tutto risolto, tensione diluita, spigoli smussati. E invece sottotraccia lo scontro sui rimborsi ai truffati delle banche sta facendo scintille. Perchè Giovanni Tria vuole andare fino in fondo.
“È passata la linea del ministro — spiega uno dei suoi collaboratori — e la linea del ministro è sempre stata chiara: fare tutto nel quadro della normativa europea”.
Anche in forza di quest’ultima il Tesoro ha alzato l’asticella, e vuole tenere fuori dai rimborsi chi ha acquistato titoli delle banche fallite sul mercato secondario.
Brevemente e in parole semplici: i risparmiatori del mercato primario sono coloro che avevano il conto corrente negli istituti andati in crac, e si sono visti evaporare i soldi ivi depositati. Sono definiti quelli del mercato secondario quelli che hanno comprato azioni ed obbligazioni delle medesime banche, firmando esplicitamente un contratto in cui accettavano condizioni e rischi del caso.
Per via XX settembre i casi degli azionisti del mercato secondario andrebbero comunque sotto arbitrato, e con grandissima probabilità lo perderebbero. Ecco così la sforbiciata: nella norma, saranno solo i primi a essere risarciti (automaticamente chi ha un reddito imponibile inferiore ai 35mila euro o un patrimonio mobiliare non superiore ai 100mila euro, dopo il vaglio di una commissione ad hoc i restanti). Gli altri ne rimarrebbero fuori.
“La pazienza è al limite — sbotta uno degli uomini M5s in prima linea sul problema — questo fin dove vuole tirare la corda? Ha alzato la cresta”. “Questo” è ovviamente Tria, e la partita a scacchi con la parte politica del suo governo è tutt’altro che chiusa.
Per Luigi Di Maio è una posizione irricevibile: “Non si fanno passi in avanti se non d’accordo con tutte le associazioni dei truffati”, ha tagliato corto. Un modo per collocarsi esattamente all’altra estremità delle posizioni in campo, sostenendo di fatto la linea delle uniche due sigle che hanno rifiutato il compromesso di lunedì a Palazzo Chigi perchè fautori della linea dura del “tutto a tutti e subito”.
Un’ulteriore incomprensione ha alimentato la tensione.
Un passaggio del Def in cui si spiega che “si introducono nuove misure per il ristoro dei risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto”, ma che sembra rivedere nettamente al ribasso gli importi erogati. Leggiamo: “In termini netti circa 0,05 miliardi nel 2019, 0,3 miliardi nel 2020 e 0,4 miliardi nel 2021”. In soldoni, sembrerebbero esserci 750 milioni nel triennio, la metà del miliardo e mezzo inizialmente previsto, di cui appena 50 da qui a Capodanno. “Per noi così è inaccettabile”, hanno rimandato la palla al mittente le associazioni dei risparmiatori, gridando alla sforbiciata.
Ma la spiegazione tecnica smentirebbe la prima lettura superficiale. Innanzitutto per il passaggio successivo, nel quale si dice che le cifre sono indicate “rispetto a corrispondenti stanziamenti di bilancio di circa 0,5 miliardi annui nel triennio”.
In sostanza: i 500 milioni l’anno per tre anni nessuno li tocca. Le cifre al ribasso — per altro già indicate in manovra — sono relative all’impatto della misura sul debito, il quale, venendo spalmato su più anni, sarebbe inferiore ai denari che entreranno concretamente nel fondo. E la cifra molto bassa indicata per
il 2019 è relativa al timing, che fissa i primi rimborsi a 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, fissando la partenza negli ultimi mesi dell’anno.
Ma i veleni e i sospetti — strascico anche degli attacchi personali subiti dall’ex professore di Tor Vergata che lo hanno segnato — si susseguono.
Il suo entourage sottolinea come abbia ripreso ossigeno dopo l’uno-due su truffati e previsioni di crescita nel Def, e non abbia più intenzione di farsi mettere i piedi in testa. I 5 stelle replicano che va bene volersi parare da possibili sanzioni europee, va bene voler evitare la spada di Damocle della Corte dei Conti, ma che quel che politicamente la maggioranza ha promesso e ottenuto in campagna elettorale deve essere portato a termine.
Anche per questo è stata abbandonata l’idea di un decreto ad hoc, e il salva-truffati entrerà nel “Crescita”.
Di fatto bloccato da un braccio di ferro di sui non si intravede ancora all’orizzonte un vincitore. Anche perchè le agende di Tria e di Di Maio li terranno lontani a lungo, con il primo di ritorno da New York non prima di domenica e il secondo proprio quel giorno in partenza per la penisola arabica. Un muro a muro nel quale potrebbero entrare a gamba tesa le associazioni dei risparmiatori. Domani, ad Arezzo, si riunirà l’Associazione vittime del salvabanche (tra quelle che ha dato via libera all’accordo): a tema la convocazione di una manifestazione di piazza, prima di Pasqua, per protestare contro il governo. Il tema? “Che fine hanno fatto le norme che ci avevate promesso?”
(da “Huffingtonpost”)
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