SI RIMETTE IN MOTO LA MACCHINA DEL FANGO? IN ARRIVO SOSPETTI E VELENI SU TREMONTI
SI PARLA DI DOSSIER SU TREMONTI IN RELAZIONE ALLA P4: RAPPORTI, INFORMATIVE E INTERCETTAZIONI PER COLPIRE IL MINISTRO CHE AVEVA ACCUSATO IL PREMIER DI AVERLO FATTO PEDINARE DAI SERVIZI SEGRETI
Lui, il ministro, recita bene, nasconde come un attore consumato emozioni e paure.
Gli uomini che gli sono vicini, quelli che raccolgono sfoghi e preoccupazioni di Giulio Tremonti, no.
Loro sanno che sul ministro più odiato da Silvio Berlusconi sta per abbattersi una tempesta. Una colata di fango annunciata da boatos e chiacchiericci alla buvette e sui divani rossi, sussurrata all’orecchio dei cronisti habituè del Transatlantico dai peones del Pdl, quelli che sanno o dicono di sapere tutto, cosa c’è nelle carte conosciute dell’inchiesta sulla P4 e anche quello che può emergere da fogli, rapporti, informative, intercettazioni meno conosciute, forse addirittura ininfluenti ai fini dell’indagine.
Ma buone per sommergere di melma chiunque.
No, non sarà un avviso di garanzia per lo scandalo Milanese ad assestare un colpo duro al ministro, peraltro escluso in modo categorico da Giandomenico Lepore, il capo delle Procura di Napoli, quattro giorni fa.
Sarà altro. “Fango, ma vero, altro che ‘metodo Boffo’” avvertono i fedelissimi del Cavaliere. Uno scavare nella vita privata, un arricchire di si dice, si sussurra, ma non sai che…, lo strano legame tra il ministro e il suo superconsulente Marco Milanese.
Metodo che tra l’altro è lo stesso Tremonti ad evocare in un interrogatorio reso il 17 giugno ai pm Curcio e Woodcock.
Il ministro parla di cordate e lotte di potere all’interno delle Fiamme Gialle, dei “meccanismi di competizione tra possibili candidati, potenzialmente negativi”, di alti ufficiali che “nella prospettiva di diventare comandanti generali hanno preso a coltivare relazioni esterne al Corpo che non trovo opportune”.
E a proposito di relazioni inopportune, il ministro parla di una cena a Napoli, raccontatagli dal fido Milanese, tra il comandante Adinolfi, Paolo Berlusconi e Galliani.
È in questa occasione che Tremonti ricorda un suo burrascoso incontro con il premier.
Tema le divergenze sulla politica di bilancio e la “spinta alle mie dimissioni che si manifestava su alcuni settori della stampa”.
Il linguaggio è pacato, ma la tensione è quella di chi sa che qualcuno sta preparando una tempesta di fango: “A questo punto — fa mettere a verbale Tremonti — manifestai la mia refrattarietà a essere oggetto di campagne stampa tipo quella Boffo. Quando parlo di metodo Boffo mi riferisco alla propalazione sui mass-media di notizie riservate o infondate atte a screditare chi viene preso di mira”.
Da allora, di acqua marcia sotto i ponti della politica italiana ne è passata tanta.
Ma ad allarmare ancora di più i fedelissimi del superministro è la scena vista venerdì alla Camera.
La manovra è approvata, sui banchi del governo i volti sono scuri, quello di Berlusconi nerissimo.
Tremonti ha alla sua sinistra Bossi, a destra il Cavaliere.
Che non lo degna di uno sguardo, anzi, accortosi di fotografi e telecamere, il capo del governo ostenta la sua indifferenza in modo plateale, televisivo, perchè tutto il Paese sappia. Gira la testa, solleva il mento e guarda altrove senza degnare il suo ministro neppure di uno sguardo.
“Silvio ha avuto parole di solidarietà per Romano e finanche per l’onorevole Papa, a Giulio no, neppure una parola”.
Che i rapporti tra i due sono da tempo ben oltre il mors tua, vita mea è noto. Giulio vuole farmi fuori. Giulio vuole diventare il mio successore. Giulio tresca con Bossi e con la Lega.
Sospetti antichi di Berlusconi.
Tensione alle stelle, sospetti incrociati tra i due, racconti di una lotta di potere e di poteri tutta interna alla maggioranza di governo da far impallidire lo scenario tratteggiato da Sciascia in Todo Modo.
Ma qui non siamo nell’eremo immaginato dallo scrittore siciliano dove i capi di una Democrazia cristiana allo stremo si riunivano per gli esercizi spirituali, stanze e corridoi ovattati dove ogni potente tramava contro l’altro conoscendo limiti, vizi e lati oscuri della vita del suo nemico.
Siamo alla corte del Berlusconi cadente.
“Silvio tu mi fai pedinare”.
È del 9 giugno il racconto del retroscena di una litigata furibonda avvenuta tre giorni prima ad Arcore tra Tremonti e Berlusconi, pubblicato su Libero da Franco Bechis.
Oggetto del faccia a faccia la manovra. Apparentemente.
Perchè il ministro sputa il rospo che lo tormenta da giorni: “Mi hai messo i servizi segreti alle mie calcagna”.
Camuffata da una apparente meraviglia la risposta di Berlusconi: “Ma cosa stai dicendo?”. Atteggiamento che non libera Tremonti dal sospetto di essere da tempo oggetto di attenzioni particolari.
Stanno scavando nella sua vita privata, rileggendo vicende personali del ministro.
“E ora – rivela un deputato molto vicino a Tremonti — anche le pagine del libro della sorella sono oggetto di analisi attentissima”.
Angiola Tremonti è l’autrice di La valle degli Orsi, un libro di ricordi di vita.
Dove si parla di tutto, di un orsacchiotto di peluche di nome Bibì, “era il peluche preferito non solo da me, ma anche da Giulio. Per un certo periodo, eravamo già adulti, glielo diedi. E glielo avrei anche regalato. Me lo sono fatta restituire che avevo ormai cinquant’anni”.
E di conoscenze. “Si è portato via alcuni di quelli che credevo miei amici. O meglio, alcuni dei miei amici hanno scelto lui perchè si sa che essere amici di un politico potente può sempre portare i suoi frutti”.
Enrico Fierro
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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