SPORTING LOCRI, IL PRESIDENTE RIFIUTA I SOLDI DI FEDERCALCIO: “PER RIAPRIRE VOGLIAMO I NOMI DI CHI CI MINACCIA, NON I SOLDI”
“NON SERVONO AIUTI ECONOMICI, OCCORRE RIPRISTINARE LA LEGALITA'”
I soldi della Federcalcio? No, grazie. Non servono e tanto meno sono stati o saranno richiesti alla Figc come ad altri soggetti.
Al presidente dello Sporting Locri, Ferdinando Armeni, serve ben altro per ritornare sui propri passi dopo che le minacce e le intimidazioni ricevute lo hanno portato a manifestare la volontà di ritirare la propria squadra dal campionato di serie A di calcio a 5 femminile.
“La Figc, nella persona del presidente Tavecchio, ci ha detto che ci aiuterà e che ci sosterrà economicamente, che ci daranno dei soldi, ma a noi quei soldi non servono”, spiega Domenica Bumbaca, moglie di Armeni e portavoce della squadra, all’Huffington Post.
“Noi – aggiunge – non chiediamo e non vogliamo soldi: ci serve serenità e poi è facile dire ‘aiutiamo lo Sporting Locri’, ma chi, eventualmente, prenderà in cura la società dovrà essere in grado di offrire le giuste garanzie”.
Se le risorse che la Figc è pronta a mettere in campo vengono di fatto rispedite al mittente e bollate come non sufficienti, c’è al momento un elemento, il solo, che porterebbe Armeni a rivedere la sua scelta ed è sempre la moglie a spiegarlo: il nome o i nomi dei colpevoli.
“Il nome di chi si è reso autore di quei gesti che hanno destabilizzato una comunità intera, anzi un Paese intero, deve venire fuori: ora siamo noi le vittime, la società è stata vittima di uno sgarro, e potremmo cambiare idea solo acquisendo serenità e conoscendo chi è stato”.
Per ora la linea è chiara: al momento non ci sono le condizioni per andare avanti e quindi si è disposti a cedere il gruppo a costo zero e senza debiti.
I coniugi Armeni vogliono la verità e cioè conoscere chi si nasconde dietro quei messaggi anonimi e soprattutto dietro quel bigliettino fatto trovare in pieno giorno sul parabrezza dell’automobile della macchina del presidente, che fa riferimento alla figlia di 3 anni e mezzo. “Noi siamo a completa disposizione degli inquirenti, si trovi quel nome, la situazione deve venire fuori”, sottolinea Bumbaca.
Ore tese e convulse per la dirigenza della compagine calcistica calabrese. Il presidente auspica che le sue ragazze possano giocare in condizioni serene a Locri, il prossimo 10 gennaio, nella sfida contro la Lazio, ma la sua presenza al loro fianco è tutt’altro che confermata.
“Stiamo valutando se andarci, di sicuro il presidente ci sarà con il cuore, ma non è affatto sereno: per questo per ora ci mettiamo da parte”, racconta la moglie.
La mobilitazione della politica e dei vertici del mondo del calcio affinchè l’avventura dello Sporting Locri vada avanti, intanto, non si arresta.
Il Governo, tramite le parole del viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, si dice “certo che le atlete giocheranno” il 10 gennaio perchè non occorre cedere alle intimidazioni e assicura che tramite il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica sono state adottate “tutte le misure per garantire la libertà di movimento e la tranquillità delle giocatrici e degli amministratori”.
Sul fronte delle indagini, che sono in corso, si è aggiunto il filone della giustizia sportiva: il procuratore federale della Figc, Stefano Palazzi, ha aperto un fascicolo per fare luce su quanto è accaduto.
Una mobilitazione che, al momento, non basta per far cambiare idea al presidente dello Sporting Locri.
Per ora si chiude.
(da “Huffingtonpost”)
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