STATALI, LA BEFFA DEL RINNOVO, POCHI SOLDI, SOLO INDENNITA’
TRATTATIVA SUL CONTRATTO: 80 EURO LORDI AL MESE BEN LONTANI DALL’INFLAZIONE
Nelle intenzioni del governo, una volta terminate le trattative per i rinnovi dei contratti dilavoro che si stanno tenendo in queste settimane, gli stipendi dei dipendenti pubblici potranno crescere al massimo di altri 80 o 90 euro lordi al mese. Un incremento in busta paga che, sommato a quello già arrivato a dicembre in modo più o meno automatico, raggiungerà il 5,78% di aumento, percentuale ben lontana da quella dell’inflazione.
Insomma, queste sono le risorse e con queste bisogna rinnovare i contratti collettivi dei vari comparti per il triennio 2022/2024. Per ogni lavoratore pubblico, in pratica, c’è una cifra stanziata di circa 150 euro mensili, ma attenzione: questo non vuol dire che la crescita degli stipendi sarà quella, perché una parte di quelle somme potrà essere utilizzata per aumentare le indennità variabili, per esempio i premi, o potrebbe andare a finanziare delle modifiche alla parte normativa, per esempio con la concessione di un numero maggiore di permessi. Insomma, quello è il costo pro capite del rinnovo del contratto, che non si tradurrà in una crescita delle retribuzioni di pari entità a meno che non si lascino completamente invariati tutti gli altri istituti. “In busta paga andrà molto meno, come ha ammesso ai tavoli lo stesso presidente dell’Aran Antonio Naddeo”, ha detto Serena Sorrentino, segretaria generale Fp Cgil. “Il governo – prosegue la sindacalista – è l’unico datore di lavoro che, a fronte di un indice dei prezzi al consumo che si attesta a circa il 16% nel triennio di riferimento, riconosce aumenti pari a un terzo di quel valore”.
Gli occhi sono puntati sul contratto delle funzioni centrali, quindi i dipendenti dei ministeri e delle agenzie, circa 193 mila. Sono una componente minoritaria del lavoro pubblico, ma per prassi il loro contratto fa da apripista agli altri accordi. Dopo l’ultimo incontro, le stime sindacali quantificano gli aumenti medi proposti in circa 143 euro lordi. Come detto, però, una parte è già arrivata a dicembre, attraverso un meccanismo previsto dalla legge che si chiama “indennità di vacanza contrattuale”, un sistema – rivisto leggermente al rialzo dal governo – che agisce in caso di ritardo nel rinnovo. Questo anticipo è pari a 70 euro, quindi l’aumento finale dovrebbe essere pari a poco più del doppio.
Ma l’obiettivo del governo consiste nel concedere questa seconda metà sotto forma di indennità e non nella parte fissa dello stipendio. “Così facendo – dice Florindo Oliverio, segretario Fp Cgil con delega alla contrattazione centrale – la contrattazione viene esautorata nella parte principale e viene relegata alla distribuzione del salario accessorio”. Il prossimo incontro sarà il 23 luglio prima della pausa estiva. Quanto alle funzioni locali, invece, se ne riparlerà direttamente a settembre. Come spiega Tatiana Cazzaniga, che segue il dossier per la Fp Cgil, “se tutte le risorse saranno impiegate per il salario fisso, allora l’aumento sarà di 136 euro lordi”. Anche qui parliamo della cifra totale, che diventano meno di 50 euro al netto di quanto già erogato. “Sono risorse del tutto insufficienti”, prosegue Cazzaniga. Altra partita spinosa riguarda il contratto della sanità, quello che si applica a infermieri, operatori e amministrativi, e non alla dirigenza medica: poco meno di 500 mila persone. Soprattutto in questo comparto il tema del rinnovo del contratto si lega a quello della carenza di personale, in parte dovuta alla scarsa attrattività del servizio pubblico.
“L’atto di indirizzo delle Regioni – fa notare Michele Vannini di Fp Cgil – favorisce l’aumento del lavoro dei singoli dipendenti. Questo è contraddittorio perché in linea teorica si dice che bisogna assicurare un migliore bilanciamento tra tempi di vita e di lavoro”.
I tavoli che riguardano le forze di polizia sono a loro volta divisi e stanno procedendo a velocità variabili. Quello che comprende l’ordinamento civile, la polizia di Stato e la penitenziaria ha registrato delle aperture, che però hanno prodotto un modesto aumento: da 80 a 91 euro (sempre al netto dell’anticipo già erogato). Gli altri tavoli, che contengono le forze armate e l’ordinamento militare, non sono nemmeno arrivati a un’ipotesi.
(da ilfattoquotidiano.it)
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