STORIA DI MORI, IL PRIMO RIFUGIATO IN AFFIDO, STUDENTE MODELLO A GENOVA
LA PERDITA DEI GENITORI IN COSTA D’AVORIO, LA TRAVERSATA SUI BARCONI PER ARRIVARE IN ITALIA E L’IMPEGNO NEGLI STUDI
L’amore è scoccato davanti a un libro, una grammatica italiana di base.
E lo studente, un diciassettenne rifugiato originario della Guinea Conakry, ci metteva tanto impegno, tanta dedizione che la professoressa, una volontaria in un centro di accoglienza, ha deciso che quel ragazzo meritava una possibilità in più.
«Senza contare come ci è entrato nel cuore, con la sua gentilezza, la sua educazione», spiega la donna.
È cominciata così la storia d’amore e solidarietà tra la famiglia di Sandro, generoso quanto schivo (ha chiesto di usare un nome di fantasia) ingegnere in pensione di Cornigliano, e Mori, un rifugiato della Guinea sbarcato a Lampedusa un anno fa.
Sandro e sua moglie Elena, già genitori di una bimba di sei anni, avevano ancora spazio in casa e nel cuore.
Così, con la mediazione dei Servizi sociali del Comune, è entrata nel percorso dell’affido familiari dei minori stranieri non accompagnati: nemmeno un mese fa, la famiglia ha ottenuto il minore rifugiato in affido, pochi giorni prima che il ragazzo diventasse maggiorenne.
Ma la famiglia ha già deciso che continuerà a ospitarlo anche dopo, quando tra sei mesi lo strumento giuridico dell’affidamento sarà scaduto.
«Ci stiamo già muovendo perchè prenda la residenza a casa nostra – racconta Sandro, l’ingegnere – e lo terremo con noi finchè non avrà trovato la sua strada».
Sorride Mori, ringrazia la sua famiglia affidataria ogni volta in cui si alza da tavola, studia con impegno ogni pomeriggio in una scuola di Voltri e, dopo aver bruciato le tappe dei corsi d’italiano (superando i primi due livelli in pochi mesi), tenterà di ottenere la licenza media.
«Per avere almeno un titolo di studio».
La storia di questo ragazzo, arrivato in Italia con i barconi dopo 11 mesi vissuti in Libia a mettere insieme i soldi per il passaggio in nave in Italia, è come tante altre, triste e tormentata.
Originario della Guinea, è cresciuto in Costa d’Avorio in un contesto rurale dove il padre faceva il meccanico.
“Ci ha raccontato che la mamma è scomparsa nel 2010, era uscita per andare al mercato in città . non è più tornata. Probabilmente ha perso la vita durante la guerra civile. Il padre è morto di malattia nel 2013, quando Mori aveva 15 anni. Uno zio si è preso in casa i suoi fratellini ma non si è potuto occupare di lui che si è dovuto arrangiare da solo”.
“I ragazzi arrivano stremati da queste traversate e da certe esperienze, alcuni si adeguano, considerando l’Italia un punto di arrivo, altri non hanno più energie e risorse per andare avanti. Mori invece non si arrende, è adesso che deve tirare fuori le unghie per dare una svolta alla sua vita”.
Forse farà il giardiniere, questo ragazzo. “Forse lavorerà con me”, racconta Sandro, papà adottivo: “le cose bisogna farle, non dirle”.
Francesca Forleo
(da “il Secolo XIX”)
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