STUPRA UNA QUINDICENNE E FUGGE PRIMA DEL PROCESSO
QUATTRO ANNI DI RECLUSIONE A UN VENTICINQUENNE ALBANESE CONDANNATO PER VIOLENZA SESSUALE… IL FATTO RISALE A DUE ANNI FA: INDAGATO E RINVIATO A GIUDIZIO A PIEDE LIBERO IN ATTESA DEL PROCESSO DA UN ANNO E’ FUGGITO… CONDANNATO IN CONTUMACIA
Quando due giorni fa il giudice ha pronunciato la sentenza di condanna a quattro anni di
reclusione, in aula ad ascoltarla c’era solo l’avvocato difensore, oltre al pubblico ministero.
Dell’imputato, mai arrestato e irreperibile da oltre un anno, ovviamente nessuna traccia. E’ un albanese di 25 anni, il ragazzo accusato e condannato per aver violentato una ragazza. In un’automobile, in un parcheggio di Voltri, nel ponente genovese.
Il caso risale al luglio di due anni fa. Una storia drammatica, finora rimasta del tutto inedita, alla quale hanno fatto luce gli investigatori della squadra mobile genovese, in particolare quelli del pool specializzato nei reati contro i minorenni, con un’inchiesta che è stata condotta nel più assoluto riserbo dal sostituto procurato Pinto e che ora è arrivata alla conclusione del processo di primo grado.
Per l’imputato, Luan Banja, il pm avevo chiesto la condanna a sei anni di reclusione senza la concessione delle attenuanti generiche.
Sconto di un terzo sulla pena che il codice non prevede più come obbligatorio nel caso in cui il condannato sia incensurato. Il giudice può decidere liberamente se concederle o meno.
In questo caso, pur essendo in presenza ( si fa per dire) di un imputato in contumacia, per la prima sezione penale del tribunale di Genova la risposta è stata affermativa. La storia: Banja nel giugno del 2007 conosce insieme a un suo connazionale due sorelle, una maggiorenne e una di 15 anni, si danno appuntamento per la sera, una serata tra ragazzi, al pub, musica, una birra, nulla di più.
La serata prende un’altra piega, i quattro vanno in un locale a Voltri, bevono qualcosa, poi si dividono. Una coppia ( i due maggiorenni) si ferma a chiacchierare sulla spiaggia, gli altri due rimangono in auto in un parcheggio e qui l’amicizia sfocia in una violenza sessuale.
Tornata a casa, scatta la denuncia alla polizia che rintraccia i due albanesi. Il riconoscimento avviene sembra ombra di dubbio.
Luan Banja viene prima indagato e poi rinviato a giudizio.
Sempre a piede libero, in attesa del processo, poi fugge via. Ora la condanna in contumacia.
Al di là dell’iter della vicenda specifica, sconcerta la discrezionalità per cui ogni caso viene giudicato in modo sempre diverso da un altro.
Ogni giudice interpreta la legge, certo, ma qui siamo di fronte a interpretazioni spesso minimaliste che permettono all’imputato anche di fuggire.
Poi di fronte all’emergenza stupri< il governo di turno provvedere a emettere tappulli temporanei, come quello di vietare la concessione degli arresti domiciliari nei reati di violenza sessuale.
Ma se il giudice non ritiene necessario neanche il fermo, che si fa?
Eppure forse nel caso in oggetto il pericolo di fuga non era prevedibile, almeno come ipotesi?
E’ la stessa cosa accaduta a Rovigo una settimana fa per un marocchimo autore di violenza sessuale: sparito nel nulla.
Ora se è vero che il giudice non deve comminare la pena del carcere prima della sentenza, è anche vero che la durata dei processi in Italia cozza terribilmente con i tempi della carcerazione preventiva, quindi siamo punto e a capo.
Va riformato sia il codice di procedura penale sia la giustizia in senso lato.
Il giudice non deve certo farsi interprete del malessere sociale contingente, ma deve avere una volta per tutte delle indicazioni giuridiche precise, entro le quali muoversi con solo un minimo di discrezionalità interpretativa.
Altrimenti qua, a seconda delle sezioni, la legge viene applicata in modo palesemente difforme. Con scarti di pena enormi tra un caso e l’altro.
Va bene tenere in carcere uno che compie violenza sessuale, ma il processo deve allora svolgersi in tempi rapidi.
Poi un altro aspetto. Ora l’autore di reato di stupro non può avere gli arresti domiciliari con la norma appena approvata.
Ma l’autore di un omicidio o di un attentato terroristico sì, vi rendete conto?
La politica interviene in maniera schizoide a seconda dell’onda del momento. Alla fine l’unica cosa certa sono i 9 anni che si è preso un tabacchino che per reagire a una rapina ha ucciso un delinquente.
Gli hanno dato omicidio volontario e via.
Ma è così difficile, invece che parlare solo di divisione delle carriere, di intercettazioni e di “pacchi” sicurezza”, riformare il codice in modo serio e adeguato alla normativa europea?
Ogni tanto vorremmo vivere in un Paese civile anche noi.
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