SU ISRAELE MELONI TACE: LA CONDANNA NON E’ AUTOMATICA SE “SBAGLIA” UN ALLEATO?
IL DOPPIO STANDARD NON E’ SOLO IPOCRITA MA PERICOLOSO… L’OCCIDENTE PREDICA BENE MA RAZZOLA MALE
Mentre l’eco dei missili israeliani su suolo iraniano scuote l’equilibrio già precario del Medio Oriente, dal Palazzo Chigi non arriva alcuna dichiarazione ufficiale. Giorgia Meloni tace. Un silenzio che, in tempi di crisi e conflitti, pesa quanto un discorso. Un silenzio che suona assordante, soprattutto se paragonato all’attivismo verbale e politico mostrato nei confronti dell’aggressione russa in Ucraina
Non è la prima volta che il governo italiano, come molti altri in Europa, adotta due pesi e due misure a seconda dell’identità dell’aggressore. Ma in questo caso, l’assenza di una presa di posizione netta da parte della Presidente del Consiglio solleva interrogativi inquietanti: perché, quando a colpire è Israele, improvvisamente la fermezza occidentale si trasforma in cautela diplomatica? Perché, se a violare l’integrità territoriale è uno “Stato amico”, la condanna non è automatica e le sanzioni non sono nemmeno ipotizzate?
La risposta più ovvia è anche la più imbarazzante: convenienza geopolitica. L’Occidente, e l’Europa in particolare, ha costruito una narrazione in cui le regole del diritto internazionale valgono sempre, tranne quando a infrangerle sono gli alleati.
Israele, che da decenni gode di un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti e gran parte dei governi europei, viene trattato con una tolleranza che sarebbe impensabile se si trattasse di Mosca o Pechino. E l’Italia di Giorgia Meloni non fa eccezione.
La premier, che ha fatto della difesa dei “valori occidentali” una bandiera del suo governo, sembra dimenticarli proprio nel momento in cui andrebbero riaffermati con più coerenza.
Perché se davvero si crede nella legalità internazionale, nella difesa dei popoli e nella condanna dell’aggressione militare come principio universale, allora non si può tacere di fronte a un’azione militare che rischia di far esplodere un’intera regione.
Il doppio standard non è solo ipocrita, ma pericoloso. Alimenta la convinzione, nel Sud globale e non solo, che l’Occidente predichi bene e razzoli male. Che i diritti umani, la pace e la sovranità siano valori a geometria variabile, applicati in base agli interessi del momento. È proprio questa incoerenza ad aver
minato, negli ultimi anni, la credibilità morale dell’Europa sullo scacchiere internazionale.
Un’escalation militare che, a parti invertite, avrebbe fatto gridare all’”atto di guerra” e scatenato una raffica di sanzioni e isolamento diplomatico. Basti pensare a quanto rapidamente l’Unione Europea ha reagito all’invasione russa dell’Ucraina: sanzioni economiche pesanti, isolamento nelle sedi internazionali, rafforzamento dell’Ucraina in termini militari e politici. Nessuno ha invocato “comprensione” per le ragioni di Putin.
Eppure ora, di fronte a un attacco unilaterale, la stessa Europa tentenna. E l’Italia, invece di alzare la voce, scompare. Non una dichiarazione della Presidente del Consiglio, non un confronto parlamentare urgente. Solo un silenzio opaco.
Il paradosso è che proprio Meloni, che ha sempre accusato la sinistra di ambiguità verso regimi autoritari, oggi si rifugia in una ambiguità ben più grave: quella del potere. Tacere ora, per timore di disturbare gli equilibri con Washington o Tel Aviv, significa abdicare a ogni principio. E se davvero il governo italiano vuole difendere la pace e l’ordine internazionale, dovrebbe iniziare a parlare anche quando è scomodo. Anche quando chi sbaglia è un alleato.
La coerenza, si sa, ha un prezzo. Ma il costo dell’ipocrisia, alla lunga, è molto più alto.
(da ilfattoquotidiano.it)
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