TANGENTI IN LOMBARDIA, 14 ARRESTI: COINVOLTI DIRIGENTE FERROVIE NORD, IMPRENDITORI BERGAMASCHI E BRESCIANI
NEL MIRINO ANCHE I SUBAPPALTI PER IL TRENINO DI MALPENSA … L’ACCUSA E’ DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E CORRUZIONE
Quattordici persone, tra cui un noto dirigente di una società del Gruppo Ferrovie Nord Milano, arrestate per un presunto giro di tangenti nell’acquisizione di sub-appalti di opere pubbliche in Lombardia, tra cui quelli relativi alla linea ferroviaria che dovrà collegare il terminal 1 al terminal 2 di Malpensa.
Un’opera attesa per l’estate ma che ancora non è stata completata. Numerose le perquisizioni.
Undici persone sono finite in carcere, tre ai domiciliari.
Diverse le società con sede legale a Milano riconducibili a imprenditori bergamaschi e calabresi vicini alla ‘ndrangheta che avrebbero messo in piedi un sistema per alternarsi nei subappalti.
In manette è finito Davide Lonardoni, di Nord Ing, controllata di Ferrovie Nord. Arrestati anche il faccendiere bresciano Alessandro Raineri (ritenuto uomo a libro paga degli imprenditori, in contatto con numerosi funzionari di amministrazioni ed enti pubblici) e l’imprenditore bergamasco Pierino Zanga, dipendente delle società ma di fatto dominus del circuito di ditte aggiudicatrici finito nel mirino della procura. Complessivamente sono state accertate violazioni per 20 milioni di euro.
I finanzieri del comando provinciale di Milano hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Milano, Alessandra Simion, nell’ambito in una inchiesta della Dda coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Bruna Albertini, e affidata al nucleo di polizia tributaria.
Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati di corruzione diretta all’acquisizione dei lavori. Contestati anche reati di natura fiscale, per presunta “utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti” e “indebite compensazioni”, e poi ancora la truffa ai danni dello Stato, la bancarotta fraudolenta, l’intestazione fittizia di beni e complessi societari e la “illecita concorrenza realizzata attraverso minaccia e violenza”.
Le indagini hanno consentito di ricostruire le condotte della presunta associazione a delinquere, formata da vari imprenditori, anche avvalendosi di diverse società del settore dell’edilizia che, formalmente intestate a soggetti “prestanome” e apparentemente prive di legami tra loro, sarebbero risultate riconducibili al sodalizio.
Gli approfondimenti di indagine, con una complessa attività di polizia giudiziaria e tributaria, hanno portato all’accertamento anche di presunte violazioni di natura penale e tributaria e di “attività distrattive del patrimonio di alcune società coinvolte, in relazione alle quali – come spiega la Gdf – il Tribunale ha dichiarato il fallimento” con ipotesi di bancarotta per i “titolari di fatto”.
(da agenzie)
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