TRAVAGLIO, NON PRENDERCI PER IL CURRICULUM
IL FUSTIGATORE DI COSTUMI SI E’ SPUTTANATO PER REGGERE IL MOCCOLO A UN SOGGETTO CHE IN ALTRE OCCASIONI PER MOLTO MENO AVREBBE MASSACRATO
Marco Travaglio continua oggi sul Fatto la battaglia in difesa di Giuseppe Conte iniziata nei giorni scorsi dal MoVimento 5 Stelle.
Se ieri Beppe Grillo se la prendeva con il «maligno gossip-check-up» oggi il direttore del Fatto carica a pallettoni il suo editoriale contro i giornaloni spiegando che tutto quello che è stato scritto su Conte è «un misto di falsità , suggestioni, allusioni, smentite ad affermazioni mai fatte, notizie neutre spacciate per negative e notizie dubbie potenzialmente negative».
È la storia del curriculum del professor Conte, sul quale l’unico titolato a parlare fino ad ora non ha sentito la necessità di fare chiarezza
Marco Travaglio prende per il curriculum i lettori
Poco male perchè in ogni caso la vicenda del curriculum gonfiato non è un impedimento alla sua corsa verso Palazzo Chigi.
Ma come Marco Travaglio ci ha insegnato in anni e anni di giornalismo manettaro non sempre è rilevante che ci sia un reato (e in questo caso non c’è) perchè un politico deve avere una caratura morale superiore e un curriculum al di sopra di ogni sospetto. Il punto è quindi se Conte abbia mentito nel curriculum indicando alla voce “perfezionamento degli studi giuridici” cose che non lo sono.
Travaglio ha deciso che «è tutto falso, tutto patacca, tutto menzogna, tutto ignoranza: gli unici tarocchi sul curriculum di Conte sono gli articoli sul curriculum di Conte». Eppure ad esempio l’Internationales Kulturinsitut di Vienna è una scuola di lingua che nemmeno organizza corsi di tedesco giuridico. Prima patacca.
A Cambridge invece ci sarebbe andato quando l’università era chiusa per le vacanze estive per andare a trovare la sua fidanzata.
Altra informazione presente sul curriculum che non concorda con i fatti noti fino ad ora.
Il caso principale è quello della New York University dove Conte — si è scoperto poi — andava per studiare in biblioteca e per incontrare alcuni colleghi.
Sicuramente dimostra l’impegno del futuro premier, ma perchè metterlo nel curriculum? Come minimo si può dire che la scelta di mettere nel curriculum (un curriculum di 28 pagine) esperienze così poco qualificanti desta qualche perplessità . Forse Marco Travaglio mette nel CV tutte le volte che è andato in gioventù a consultare un’emeroteca, si è recato in Procura per cercare materiale per libri e inchieste, oppure si è incontrato con colleghi giornalisti per discutere di collaborazioni e progetti editoriali? Probabilmente no.
La notizia del curriculum di Conte è tutta qui. Ma secondo Travaglio è falsa perchè Conte «non ha mai scritto nel curriculum di aver “studiato” in quelle università estere, per la semplice ragione che era già professore».
Il che è curioso due motivi: la prima è che Conte ha ottenuto l’abilitazione all’insegnamento nel 2000 (quindi nel 1993 quando stava “perfezionando gli studi giuridici” a Vienna non era un docente).
La seconda è che pare di capire che secondo Travaglio un professore non ha più bisogno di studiare perchè è già studiato
Se non ci fossero stati i giornali non avremmo scoperto che il premier che “ha perfezionato” i propri studi a Yale, New York, Vienna, Cambridge e Parigi in realtà in quegli atenei è andato solo a leggere dei libri in biblioteca.
Sarebbe interessante anche capire come mai nella versione inglese del curriculum l’esperienza alla New York University (per quattro anni dal 2008 al 2012) non è menzionata.
Pudore oppure il Cv non è aggiornato? Chissà .
Ma il capolavoro di Travaglio, che curiosamente omette questi dettagli, è un altro. Scrive il direttore del Fatto che definire Conte supporter di Stamina «è come dire che gli avvocati degli imputati di corruzione tifano per le tangenti e i difensori degli imputati di stupro sono stupratori». Il che è senza dubbio vero, certo se un avvocato difende pro-bono una causa probabilmente è anche perchè ci crede
Ma non è questa la cosa interessante.
Un paio di giorni fa lo stesso Travaglio ha commentato la possibilità che l’avvocato Giulia Bongiorno potesse diventare ministro della giustizia dicendo che la sua era la figura meno indicata perchè «nell’immaginario collettivo è l’avvocato di Giulio Andreotti che quando Andreotti si salva per prescrizione dal reato di mafia si mette a strillare assolto-assolto» e che la Bongiorno è il «simbolo della prescrizione spacciata per assoluzione» mentre questo governo dovrebbe cambiare proprio la legge sulla corruzione.
Ma per la Bongiorno non vale il fatto che facesse il suo mestiere di avvocata (e, immaginiamo, non pro bono)?
È questa la coerenza di Marco Travaglio?
(da “NextQuotidiano”)
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