TRE DISPERATI IN CERCA D’AUTORE
GROTTESCO DIBATTITO IN UN CENTRODESTRA CHE ANNUSA LA VITTORIA MA NON HA UNO SCHEMA… TRA INCONTRI CHE SLITTANO E PRESUNZIONE DI CHI VUOLE FARE IL LEADER SENZA AVER I VOTI
Ci sono due punti fermi in questo strampalato dibattito di fine estate nel centrodestra che fu berlusconiano. C’è, supportato dai sondaggi e dal cosiddetto clima nel paese, un certo profumo di possibile vittoria, in Sicilia a breve, in Italia quando sarà .
Ma, ecco il secondo punto fermo, manca — e non è un dettaglio — uno schema, un progetto comune o un po’ di cemento politico.
Confortati dai sondaggi dell’infallibile Alessandra Ghisleri un po’ tutti sognano il grande ritorno nella stanza dei bottoni col vestito delle grandi occasioni.
Peccato però che in agenda ancora non è fissato il famoso incontro (è un po’ che se ne parla) tra Berlusconi, Salvini e la Meloni. Anzi slitta di settimana in settimana.
Prima dell’estate slittava perchè “prima dell’incontro ci vuole un chiarimento”.
Ora invece non viene convocato perchè “è tutto chiarito”.
In verità i giovani leoni di Lega e Fratelli d’Italia non hanno tutta questa voglia di un summit con vecchio Cavaliere, rivitalizzato dalla dieta e della remise en forme a Merano che sta mettendo la testa sulle elezioni con lo spirito del padrone di casa che si siede a capotavola. Manca soprattutto, la volontà .
In questo contesto va in scena una discussione grottesca e molto poco seria, fatta di uscite estemporanee, tattiche poco raffinate, sparate estive.
L’argomento forte del genere è, ca va san dire, la legge elettorale.
L’ultimo giro di chiacchiere andrà in scena tra un paio di giorni, quando si riunirà la Commissione Affari Costituzionali della Camera. Il leader della Lega, che quel giorno sarà a Roma per dichiarare urbi et orbi, lancia un appello a Berlusconi affinchè “passi al Mattarellum”.
In verità la “mossa” intercetta un umore diffuso anche all’interno del partito azzurro, soprattutto al Nord, come ha registrato Giancarlo Giorgetti, il vero numero due della Lega che, nelle ultime settimane, ha avuto diversi colloqui con affidabili e ascoltati frequentatori di Arcore.
Il problema però è che il Cavaliere, come ha precisato Renato Brunetta, è fermo al cosiddetto tedesco (quello che si arenò in Parlamento a causa dei franchi tiratori) su cui, nell’ultima riunione prima delle vacanze era d’accordo anche il partito di Salvini che a quelle riunioni partecipava con i suoi capigruppo.
Ed è fermo al tedesco almeno perchè è il modello che tiene aperta la possibilità di fare le larghe intese col Pd, perchè gli consentirebbe di non dover trattare col leader della Lega e perchè più del Mattarellum gli consente lo sterminio di una parte della nomenklatura nelle liste.
Tre motivi che tanto banali non sono per uno che, se dovesse esprimere un desiderio, certo vorrebbe un bel governo di larghe intese guidato da un mite alla Gentiloni (se ci fossero i numeri) con un partito di giovani e belle, senza quei vecchi rottami che ricordano gli anni che passano, che non funzionano in tv e vogliono pure fare qualche riunione politica.*
Sempre per gli amanti del grottesco, l’altro capitolo (dopo la legge elettorale) riguarda il candidato premier. Di una coalizione che, appunto, al momento non c’è.
È bastato leggere un retroscena del Corriere sul fatto che Berlusconi avrebbe in mente, per palazzo Chigi, l’attuale presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani per far imbizzarrire il leader della Lega, che in un colloquio con l’Ansa ha ricominciato a parlare se non di primarie di una “consultazione popolare per scegliere il leader”.
Da notare che solo ieri a Cernobbio aveva detto un’altra cosa, molto più in sintonia col Berlusconi pensiero. E cioè che il candidato è espressione del partito che prende più voti.
La verità è che mancano almeno sei mesi alle elezioni. E, per usare un aggettivo caro al Professor Brunetta tutto è “fluido”, in movimento. Tutto, ancora, da definire con serietà .
In cuor suo Berlusconi, non è nè un mistero nè una notizia, pensa di essere l’unico, insostituibile leader del centrodestra, senza eredi nè possibili designati.
Con la voglia di tornare, come ai bei tempi e come se non passasse il tempo e i realistici consigli di chi gli sta attorno. Pare ad esempio, per dirne una che in parecchi, a partire dall’avvocato Niccolò Ghedini gli abbiano vivamente sconsigliato di trasferirsi a Palermo in campagna elettorale perchè “proprio non è il caso” di incappare in qualche foto con personaggi compromettenti o in strette di mano — può succedere in campagna elettorale — con personaggi opachi. Insomma meglio evitare ed iniziare la campagna elettorale da un’altra parte, quando sarà .
E quando oltre un certo ottimismo da sondaggi ci sarà anche uno straccio di schema politico.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply