“UCCISI DUE ITALIANI IN LIBIA”: LA FARNESINA INDAGA, SAREBBERO I DUE CONNAZIONALI RAPITI A LUGLIO
UN TESTIMONE: “USATI COME SCUDI UMANI DALL’ISIS”
“Relativamente alla diffusione di alcune immagini di vittime di sparatoria nella regione di Sabrata in Libia, apparentemente riconducibili a occidentali, la Farnesina informa che da tali immagini e tuttora in assenza della disponibilità dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani dipendenti della società di costruzioni ‘Bonatti’, rapiti nel luglio 2015.
Precisamente di Fausto Piano e Salvatore Failla (gli altri due sono Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, ndr). Al riguardo la Farnesina ha già informato i familiari.
Sono in corso verifiche rese difficili, come detto, dalla non disponibilità dei corpi”. Alla notizia, il Copasir ha convocato con urgenza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi, senatore Marco Minniti. La riunione si svolgerà oggi alle 14,30.
A Sabrata, nell’ovest del Paese nordafricano, le forze di sicurezza libiche hanno condotto ieri un raid in un covo di presunti militanti dello Stato Islamico.
Dopo il blitz, il portavoce del Consiglio militare di Sabrata aveva fornito un bilancio di sette jihadisti uccisi e di tre sospetti fuggiti.
Ma il video dell’azione avrebbe rivelato un’altra verità : nello scontro a fuoco sarebbero caduti anche i due ostaggi italiani.
Un testimone libico, rientrato a Tunisi da Sabrata, riferisce all’Ansa che i due italiani “sono stati usati come scudi umani” e, conferma, sarebbero morti “negli scontri” con le milizie di ieri a sud della città , nei pressi di Surman.
Ancora su Sabrata, venerdì 19 febbraio gli Stati Uniti avevano compiuto un raid aereo contro un campo dello Stato islamico, che mirava al miliziano Isis Noureddine Chouchane, tunisino ritenuto legato ai due grandi attacchi dell’anno scorso in Tunisia (quello del 18 marzo al museo del Bardo a Tunisi e quello del 26 giugno sulla spiaggia di Sousse).
Come ricordato dalla Farnesina, i quattro tecnici italiani erano stati sequestrati a Sabrata il 20 luglio 2015 mentre, rientrati da una breve vacanza in Italia, muovevano dalla Tunisia verso l’impianto gasiero di Mellitah, 60 chilometri da Tripoli, controllato dall’Eni e da dove parte il gasdotto Greenstream.
Il conducente dell’automezzo su cui viaggiavano senza alcuna scorta fu lasciato libero di andarsene e riferì che i sequestratori non avevano ostentato “posizioni radicali o politiche”.
Per le modalità del rapimento, una fonte di Palazzo Chigi riferì a Repubblica della profonda irritazione del governo nei riguardi della società Bonatti e della stessa Eni per aver mandato i loro tecnici “allo sbaraglio” in un “quadrante di mondo dove l’Italia non ha più un’ambasciata e dove i protocolli di sicurezza devono essere stringenti”.
L’accusa, senza giri di parole: “Non hanno evidentemente saputo proteggere i propri dipendenti integrando le proprie procedure”.
Nessun commento per ora dalla Bonatti con sede a Parma. “Non siamo autorizzati a rilasciare alcun commento”, è la risposta alle richieste di informazioni su quanto ha rivelato la Farnesina. L’azienda attende di avere maggiori riscontri prima di esprimersi, molto probabilmente con una nota ufficiale.
Ha invece sentito la moglie di Salvatore Failla l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi: “E’ ovviamente disperata e chiede che il suo dolore sia rispettato. Non c’è ancora assoluta certezza che sia proprio suo marito uno dei due italiani rimasti uccisi in Libia. Per questo sta vivendo queste ore con infinita angoscia”. Per il penalista “quanto accaduto è un fatto spaventoso. Se ci sono responsabilità a qualsiasi livello mi auguro che vengano al più presto individuate”.
(da agenzie)
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