UN MURO CONTRO TRUMP, IN AMERICA E’ RIVOLTA, STOP DA 16 GIUDICI: “NORMA INCOSTITUZIONALE”
IL NYT: “STA FACENDO MARCIA INDIETRO”… MIGLIAIA DI PERSONE PROTESTANO IN AEROPORTI E STRADE
La protesta contro il bando dell’immigrazione raggiunge anche la Casa Bianca: migliaia di persone si sono radunate davanti alla residenza del presidente per partecipare ad una manifestazione intitolata «No Muslim ban» e promossa sulle reti sociali con il motto «Non staremo in silenzio. Combattiamo».
Il decreto firmato dal presidente Donald Trump che ha congelato per tre mesi gli arrivi da sette paesi a maggioranza islamica e per quattro mesi il programma dei rifugiati (a tempo indeterminato per quelli siriani), ha causato caos e indignazione in tutto il mondo, mentre a diversi viaggiatori è stato impedito l’ingresso nel Paese.
L’opposizione dei procuratori generali: “Incostituzionale”
I procuratori generali di 15 stati e della capitale hanno emesso una dichiarazione congiunta con cui condannano come incostituzionale il bando del presidente Donald Trump contro i viaggiatori provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica.
Gli attorney general sostengono che la libertà religiosa è un principio fondamentale del Paese, auspicando che l’ordine esecutivo sia ritirato e impegnandosi nel frattempo a garantire che il minor numero possibile di persone soffrano per questa situazione.
Gli Stati cui appartengono i firmatari sono, oltre a Washington, California, New York, Pennsylvania, Massachusetts, Hawaii, Virginia, Oregon, Connecticut, Vermont, Illinois, New Mexico, Iowa, Maine e Maryland
Il «New York Times»: la Casa Bianca depotenzia il bando sui profughi
La Casa Bianca avrebbe deciso di depotenziare la portata dell’ordine esecutivo che predispone il bando dei profughi e dei cittadini provenienti da sette paesi islamici, che sta portando ad un’ondata di proteste dentro e fuori gli Stati Uniti.
Secondo il New York Times, il capo di gabinetto di Donald trump, Reince Priebus, ha fatto sapere che verranno esentati dal divieto di ingresso i possessori della carta verde, quella che garantisce il soggiorno su territorio americano.
Sempre a detta di Priebus, comunque, la polizia di frontiera mantiene «l’autorità discriminatoria» di trattenere e sottoporre a interrogatorio viaggiatori sospetti che provengano da taluni paesi. Caos e proteste negli aeroporti americani
Genitori che arrivavano negli Usa per riunirsi con le famiglie, studiosi impegnati nelle università americane, rifugiati in fuga dalla guerra, sono stati le prime persone colpite dal provvedimento. Durante la giornata sono stati resi noti vari casi di viaggiatori a cui non è stato consentito di salire a bordo di aerei diretti negli Usa, in particolare da Egitto, Turchia e Olanda. Altre persone sono state invece bloccate all’ingresso negli Stati Uniti.
A New York, più di una decina di persone è stata fermata all’aeroporto internazionale JFK, tra cui due iracheni che avevano visti speciali per gli Usa.
Uno di loro, Hameed Jhalid Darweesh, è stato liberato dopo tre ore di detenzione e dopo l’intervento di varie organizzazioni e di due deputati democratici. Il 53enne aveva ottenuto un visto per sè e la famiglia, dopo aver collaborato per anni con le forze americane in Iraq.
«Ho appoggiato il governo Usa dall’altro lato del mondo, ma quando arrivo qui mi dicono ‘no’ e mi trattano come se avessi violato le regole e fatto qualcosa di male», ha raccontato ai giornalisti, ringraziando per il sostegno molti statunitensi.
A nome di Darweesh e di un altro iracheno fermato a New York, gli avvocati delle organizzazioni per i diritti civili hanno presentato una richiesta in un tribunale federale per domandare la liberazione di tutti quelli che siano stati colpiti dalla misura e perchè non sia impedito l’ingresso del Paese secondo l’ordine di Trump.
«La guerra contro l’uguaglianza del presidente Trump già sta avendo un terribile peso umano, non si può permettere che questo divieto prosegua», ha detto Omar Jadwat, direttore di American Civil Liberties Union (Aclu), tra i gruppi promotori del ricorso.
(da “La Stampa“)
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