UN NUOVO ASSE ROMA-PARIGI?
BERLUSKOZY: I CUGINI DEL CENTRODESTRA EUROPEO
Sono stati i primi a congratularsi reciprocamente quando hanno vinto le elezioni in Francia e in Italia e lo hanno fatto con parole che sono andate sicuramente oltre quelle di circostanza, scambiandosi attestati di stima personali.
In un libro che uscirà la prossima settimana Pierre Musso, docente di Scienze dell’Informazione e della Comunicazione dell’Università di Rennes e già autore di “Berlusconi, il nuovo Principe”, non vede solo l’ovvia alleanza di due leader del Centrodestra europeo, ma la nascita di un nuovo modo di fare politica, di conquistare il potere e di guidare un Paese. Il libro si intitola “Le Sarko-berlusconisme” ed è pubblicato dalle Editions de l’Aube.
Vediamo alcune tesi dell’autore. Intanto a Sarkò e a Berlusconi è riuscita la stessa operazione, di coalizzare tutte le forze del centrodestra, a Silvio AN e Lega, a Nicolas la destra liberale, quella sociale e quella gaullista, approfittando entrambi della debolezza e della divisione della sinistra a patire dagli anni ’90. Analoga, secondo l’autore, la tecnica di conquista e di esercizio del potere, invertendo il processo politico. Non propongono più, come si faceva tradizionalmente, un programma cui l’elettore aderisce. I programmi sono creati su misura, in funzione dei sondaggi. E’ una politica della domanda che ha sostituito quella dell’offerta, la stessa tecnica che le grandi imprese usano per conquistare i propri clienti, il principio è lo stesso. Molti parlano del ruolo dei media e in particolare della TV. Secondo Pierre Musso è vero solo in minima parte: è importante la creazione del consenso, ma da solo il controllo della televisione non garantisce il successo: Berlusconi ha sia vinto che perso le elezioni, controllando lo stesso numero di TV. Sarkozy non possiede un impero mediatico, ma è intimo amico dei maggiori industriali francesi, da Bouygues a Lagardère, da Dassault a Arnault, che controllano canali televisi e testate giornalistiche.
L’autore del libro sostiene che entrambi hanno curato l’applicazione delle tecniche di marketing alla politica. Si mettono in scena nello schema tipico dell’eroe con lo storytelling, un metodo che le imprese di servizi usano pr sedurre il consumatore. “Una storia italiana” è un romanzo breve che narra la vita dell’eroe dall’infanzia al momento della sfida elettorale. Sarkò fa lo stesso con “Tèmoignages”, il libro pubblicato l’anno scorso, prima delle elezioni. La consacrazione di Nicolas ha luogo durante la crisi di “human bomb”, lo squilibrato imbottito di esplosivo che prese in ostaggio gli alunni di una scuola elementare a Neuilly nel 1993, quando lui era sindaco. Le immagini di Sarkò che libera i bambini uno per uno, rischiando la propria vita, è il “momento topico”. Per Silvio la vita da imprenditore di successo e la presidenza del Milan, con tutte le sue vittorie.
Secondo l’analisi di Pierre Musso, l’antieroe è la vecchia politica. Entrambi si posizionano come antipolitici prestati alla politica per l’interesse superiore della Nazione. Sarkò contro quella vecchia di Mitterand e Chirac. Silvio contro la partitocrazia, il vecchio modo di gestire lo Stato. Berlusconi si batte d sempre contro i comunisti, Nicolas vuole cancellare il maggio ’68. Entrambi i leader fanno costante riferimento all’etica cattolica e ai valori della Chiesa. Il capitalismo di Berlusconi è spiritualizzato, quello di Sarkozy moralizzato. La riuscita sociale si deve al duro lavoro e senza contraddizione con la morale cattolica. Amare i soldi diventa legittimo, perchè si è lavorato sodo per guadagnarseli. Ciò porta a un cambiamento nelle èlite: si passa da quelle espresse dai partiti politici, dal mondo intellettuale a quelle dell’impresa, dei media. Conclude l’autore che si tratta di un sistema adatto soprattutto alla politica dei Paesi latini: per esistere ha bisogno di un ambiente con valori cattolici e un forte rapporto con la Tv generalista.
Un libro sicuramente ricco di spunti interessanti, anche laddova mostra carenze interpretative, a nostro parere. Ad esempio è evidente che “far politica seguendo i sondaggi” vuol dire non avere “un programma e una visione globale”, ma è anche vero che permette di “cogliere le esigenze popolari e dar loro una risposta”. Noi siamo per ” un progetto di società e un modello di sviluppo”, non certo per un partito-azienda, ma se l’ideologia non tenesse conto degli “umori del popolo sovrano”e non sapesse coglierne le istanze saremmo equiparabili a una sinistra rimasta legata al passato più conservatore. La “sovresposizone personale” non la giudichiamo negativa: la gente vuole scegliere “persone di cui fidarsi”, vuole interlocutori diretti. Meglio un ritorno alle preferenze che un sistema di partiti che “impone la casta degli intoccabili”. Non dimentichiamo poi che la “sfida alla globalizzazione”, a una “economia asservita ai poteri forti” è oggi portata avanti, più che da una sinistra statalista e retriva, propria da una destra moderna e nazionale ed è una delle caratteristiche della politica di Nicolas in Francia e di un Tremonti in Italia. Sono solo alcuni degli spunti su cui riflettere con spirito libero anche da parte di una destra sociale che voglia guardare al futuro con l’orgoglio delle proprie idee.
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