UN’ALLUVIONE DI LIBRI
A FORZA DI DIRE CHE IL BENE NON SI RACCONTA, SI E’ FINITO PER CREDERE CHE NON ESISTA PIU’
Una boccata d’aria, dopo tanto fango.
Ne sono debitore al «Corriere Mercantile» dei giorni scorsi, da cui la riprendo a beneficio di chi se la fosse persa: per chiudere questa settimana con un barlume di umanità .
Alcuni adolescenti stanno aiutando a ripulire una biblioteca antiquaria di Genova inzuppata d’acqua e di detriti.
Pacchi di libri sporchi anche se non distrutti vengono destinati al macero perchè invendibili.
Ma i ragazzi si ribellano: se si possono ancora leggere, dicono, significa che non si devono buttare.
Il libraio Gianni Pietrasanta quasi si commuove davanti a una simile, inattesa prova d’amore (e di parsimoniosa genovesità ).
Ma mentre lui si intenerisce, quei satanassi sono già passati all’azione.
Afferrato un carrello del supermercato, lo stipano di volumi infangati e spariscono in piazza de Ferrari, il cuore della città .
Torneranno la sera, con il carrello vuoto e una busta che contiene l’incasso della giornata: 450 euro.
Iniziato come un gesto di cuore, vendere libri alluvionati si è rivelato anche un affare.
Il libraio vorrebbe almeno lasciare i soldi ai ragazzi, ma loro si rifiutano di prenderli.
Sono contenti così.
Adesso che ve l’ho raccontata, lungi da me l’intenzione di offuscare con una storiella a lieto fine le infamità pubbliche e private che hanno ridotto a un pantano Genova e l’Italia intera.
Però a forza di dire che il bene non si racconta, si è finito per credere che non esista più.
Invece, eccolo lì.
Ricordarsene, ogni tanto, aiuta nella battaglia infinita contro il male, perchè toglie a quest’ultimo la sua arma migliore: la nostra rassegnazione.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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