URLA E INSULTI MENTRE IL SENATO APPROVA IL DECRETO ISCHIA, TONINELLI MASTICA GOMMA E DIGITA SUL CELLULARE, POI IL SALUTO A PUGNO CHIUSO, UN INSULTO A 43 MORTI
LA MELONI FA LA PARTE CHE LE RIESCE MEGLIO, QUELLO DELLA BADANTE DI SALVINI E VOTA A FAVORE, FORZA ITALIA SI ASTIENE PER EVITARE DI SPACCARSI, NEL M5S SONO IN DIECI A DEFILARSI
Alla fine arrivò il silenzio. Un minuto di silenzio per ricordare le 43 vittime del Ponte Morandi.
Prima però, nell’Aula del Senato che discute il decreto Genova, succede di tutto e si urla di tutto.
La scena apocalittica è questa. Danilo Toninelli si alza in piedi e sfodera il pugno chiuso quando il provvedimento viene approvato.
Le opposizioni lo insultano, vogliono le sue dimissioni: “Non rispetta i morti di Genova”, si sente urlare dai banchi del Pd. Gli altri componenti del governo restano un po’ sbalorditi. La presidente di Palazzo Madama sospende l’Aula.
Quello del ministro dei Trasporti non è certo un gesto ideologico, anche perchè oggi il Senato non ha le sembianze di un Parlamento. “Ora basta, stamattina sembra un asilo infantile”. Elisabetta Casellati sullo scranno più alto sembra esasperata mentre nei banchi in basso sta succedendo di tutto: “Con questo chiasso non si sente nulla. Le parole vanno al vento”.
Insomma, i senatori vengono trattati come bambini scalmanati, eppure l’emiciclo sta discutendo il decreto Genova, scritto dal governo dopo il crollo del Ponte Morandi che ha provocato la morte di 43 persone. Ma ogni gesto e ogni parola sono buoni per una nuova baraonda.
E infatti ecco urla di ogni tipo ad altissimo volume. “Sei un maleducato”, strilla il capogruppo Pd Marcucci mentre tutti i senatori dietro di lui gridano: “Dimissioni, dimissioni”.
La presidente dei senatori azzurri, Anna Maria Bernini, nota che il ministro “per tutto il tempo ha masticato una gomma e digitato tasti sul cellulare”.
Il bersaglio è, neanche a dirlo, il titolare del dicastero dei Trasporti, che per tutta la mattinata incassa gli attacchi, in alcuni casi anche gli insulti, delle opposizioni nel silenzio degli alleati leghisti che alla fine ringraziano il loro viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, sotto processo per peculato.
Non una parola su Toninelli. Una difesa la tenta il capogruppo grillino Patuanelli: “Un piccolo gesto di giubilo per un decreto che restituisce dignità a Genova”.
Per il resto, il Movimento 5 Stelle e in particolare il ministro Toninelli sono il bersaglio del Pd, di Fratelli d’Italia e di Forza Italia.
Poi il partito di Giorgia Meloni vota a favore per “amor di patria”. Ma più che amor di patria sembra amore per la coalizione di centrodestra.
Forza Italia, in questa specie di patto che in qualche modo fa quadrato attorno a Salvini, si astiene “per amor della città di Genova”.
Anche perchè Toti e Bucci, i due commissari del comune ligure, sono di centrodestra e osteggiarli risulterebbe fin troppo contraddittorio. Discorso diverso nei riguardi dei 5Stelle: “Ministro, sono qui. Mi segue? Sta giocando con il cellulare?”, chiede ironico l’azzurro Biasotti.
Chi invece ne esce con qualche pezzo in meno è il Movimento 5 Stelle.
Cinque senatori, Ciampolillo, De Bonis, De Falco Nugnes e Leone non erano presenti al momento del voto. I primi quattro in particolare, sia in commissione sia in Aula, hanno battagliato per modificare il provvedimento ma niente da fare. De Falco fa finta di correre verso l’emiciclo: “C’è stato il voto? Non me sono accorto, sarà stato il fato”. Poco dopo si trova a parlare a quattrocchi con il capogruppo Patuanelli perchè l’aria di dissenso inizia a soffiare sempre più forte e ai vertici non va bene.
Tra i banchi dei grillini ci sono altri cinque assenti, che formalmente risultano in missione, ma balza all’occhio che per esempio Bogo Deledda e Fattori hanno presentato diverse proposte di modifica non accolte dal governo.
E Fattori non si nasconde: “Non sto bene ma se fossi stata bene avrei dissentito perchè contraria alla linea politica del Movimento sul condono, che non è mai stata discussa col gruppo parlamentare”.
È nelle ferite grilline che le opposizioni provano a insinuarsi. Matteo Renzi parla a nome del Pd e si prende gioco del ministro: “Ma avete capito? Toninelli ha detto no al progetto di Renzo Piano. Capito? Toninelli. E Di Maio non vuole che sia Autostrade a ricostruire il Ponte, ma Fincantieri che invece costruisce ferrovie”.
L’ex premier colpisce nel punto più debole: “Avete cancellato la parola onestà in nome del condono a Ischia. Vi siete modificati geneticamente. Avete tradito la vostra storia”.
(da “Huffingtonpost”)
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