USA, LA BIMBA CON LA BAMBOLA NERA E I RAZZISTI
LA CASSIERA DEL NEGOZIO: “PRENDINE UNA CHE TI ASSOMIGLI DI PIU'”….MIGLIAIA I MESSAGGI DI SOLIDARIETA’
Quando la mamma le ha detto che poteva scegliere un regalo, Sofia, due anni, non ha avuto dubbi: voleva una bambola, ma non una qualunque. “Quando siamo arrivate al negozio ha scelto la bambola-dottoressa – racconta la madre, Brandi Benner – perchè nella sua testa lei è già una dottoressa. Propone un controllo medico a tutti quelli che entrano a casa”.
Sarebbe una storia qualunque se Sofia non fosse bianca e la sua bambola-dottoressa nera. Ma le cose stanno così e la cassiera del negozio dove la bimba era con sua madre ha pensato bene di sottolinearlo.
“Le ha chiesto perchè non prendesse una bambola che assomigliasse a lei – ha scritto la mamma sul suo profilo Facebook – e Sofia le ha risposto che la bambola che aveva le somigliava già : era una dottoressa, come lei. Era carina, come lei. Aveva lo stetoscopio, come lei. Mia figlia non si è fatta scoraggiare: magari un’altra bimba lo avrebbe fatto”.
Pubblicato venerdì su Fb, il post di Brandi Benner è diventato virale: condiviso più di 140mila volte, ha attratto oltre 19mila commenti, fra cui quello di Berenice King, figlia del reverendo Martin Luther King.
Non è una storia qualunque questa anche perchè fu proprio un esperimento con le bambole condotto nelle allora segregate scuole degli Stati Uniti a portare, nel 1954, all’istituzione di scuole miste in tutto il Paese.
Negli anni ’40, un gruppo di psicologi usarono appunto le bambole per testare il grado di pregiudizio in cui crescevano i bambini: la netta preferenza dei bimbi – sia bianchi che neri – per le quelle bianche contro quelle scure e le parole con cui spiegavano la scelta, li spinsero ad affermare che la segregazione andava cancellata.
“The Doll Experiment” fu riproposto nel 2010 da Anderson Cooper su Cnn e si capì che nell’era di Barack Obama, primo presidente afroamericano, molti pregiudizi razziali restavano intatti.
Ciò che è accaduto a Sofia acconta l’ennesima puntata della vicenda.
Una bambina di due anni che non vede differenze fra sè e una bambola nera, una mamma che la incoraggia, una cassiera a cui la scena sembra assurda.
Una metafora perfetta della spaccatura che attraversa la società americana oggi e che la mamma di Sofia si è trovata di fronte.
Su Facebook molte le parole di solidarietà ma anche le critiche, spesso dai toni durissimi. “Non mi curo di loro – ha detto Benner – ai miei figli voglio insegnare l’amore”.
Ma questa storia dimostra che per cancellare i pregiudizi ci vuole ancora tempo, anche se qualcosa si è mosso. “La scelta di questa bambina è il segno di un cambiamento che ci porterà a vedere oltre il colore della pelle e che metterà fine ai giudizi che si basano su questo”, ha scritto su Facebook Berenice King.
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply