USO’ L’AEREO DI STATO A FINI PRIVATI, I PARTITI SALVANO CALDEROLI: TERZO POLO VERGOGNA!
IL SENATO VOTA CONTRO L’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE: RESPINTA PER 219 A 66… META’ PD E TERZO POLO REGGONO IL MOCCOLO ALL’APPROFITTATORE E GLI EVITANO IL PROCESSO: COMPLIMENTI PER IL BELL’ESEMPIO
La richiesta “motivata” è scritta su un foglio prestampato.
Dice che il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha bisogno di un volo di Stato per “comprovate e inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’esercizio di funzioni istituzionali”.
Quali, non si sa.
Non c’è nessuna casella per specificare quale impegno lo aspetta. L’unico elemento aggiunto a penna è la tratta: “Roma — Cuneo”. Andata e ritorno, si intende.
Era il 18 gennaio di un anno fa e l’ex ministro della Lega era corso in Piemonte, a vedere come stava il figlio della compagna, coinvolto in un incidente stradale.
Il Tribunale dei ministri ritiene che a quel volo non avesse diritto: quando ha compilato quel modulo prestampato ha ingannato i funzionari, ha commesso una truffa aggravata ai danni dello Stato.
Così ha chiesto al Senato di poterlo giudicare. Ma basta vedere Calderoli nei corridoi di palazzo Madama abbracciare il suo avversario Rutelli (“Grazie, Francesco”) per capire come è andata a finire.
Con 219 voti, ieri il Senato ai giudici ha detto no.
Eppure quel viaggio a Cuneo dell’ex ministro poteva essere l’occasione per scoprire qualcosa in più sul “colabrodo” dei voli di Stato nell’era Berlusconi.
Il senatore Pd Francesco Sanna ci aveva provato, aveva chiesto alla Giunta per le autorizzazioni di approfondire, di sentire Gianni Letta, che all’epoca era il delegato della presidenza del Consiglio.
Voleva chiedergli una cosa semplice: “Ma per tre anni e mezzo hanno fatto tutti così?”.
Già perchè Roberto Calderoli, “interrogato” dalla stessa giunta, ha spiegato che lui non ha ricevuto nessun trattamento di favore: le procedure per la richiesta “motivata” al volo-blu erano le stesse per tutti.
“Erano semplicemente pro-forma — racconta Sanna — Era un modulo meramente ripetitivo della formula contenuta nella direttiva della presidenza del Consiglio, senza nessuna precisazione di merito”.
La conseguenza è semplice: nessun controllo.
Quel modulo così generico, dice ancora il senatore Pd, “vanificava qualsiasi possibilità di valutazione da parte degli uffici competenti”, tolta quella per cui si controllava se non ci fossero voli di linea disponibili.
Invece la Giunta ha detto no: gli approfondimenti richiesti da Sanna (che era relatore del caso) non servivano: quale truffa può aver commesso?
Non è lui ad aver mentito, sono gli altri che non gli hanno chiesto niente.
Calderoli non si tocca. Nè si scoperchia il pentolone degli aerei blu.
Ci aveva provato nella primavera del 2010 la deputata radicale Elisabetta Zamparutti, chiedendo al governo Berlusconi come mai la Finanziaria di quell’anno avesse “aumentato di ben sei volte i fondi per i voli di Stato”.
Le risposero che le sue erano informazioni “imprecise” e che la maggior parte delle risorse erano destinate a “spese di investimento” e non ai voli in sè. Aggiunsero che nei primi tre mesi del 2010 le ore di volo erano state 486, 99.
Ora il governo Monti fa sapere che nei suoi primi cento giorni ha ridotto le ore di volo del 92 per cento per un risparmio, su base annua, di 23, 5 milioni di euro.
Impossibile scoprire a quale dato faccia riferimento quel 92 per cento.
Allo stesso periodo dell’anno precedente?
E come viene considerata la riduzione dei beneficiari, visto che oggi i membri del governo sono 46 mentre prima erano 65?
Di sicuro veder arrivare Mario Monti a Roma per il suo giuramento in treno è stata un’immagine mai vista prima.
Ma ritorniamo al caso Calderoli: hanno votato contro la richiesta dei giudici di processarlo Lega, Pdl e di fatto il Terzo Polo anche se ufficialmente aveva lasciato libertà di coscienza.
Ha votato a favore l’Idv.
Si è spaccato il Pd, altrimenti i voti contro Calderoli avrebbero dovuto essere 129 e non 66.
La tesi difensiva del leghista è che il giorno dopo alle 15 avrebbe dovuto presiedere una commissione (impegno peraltro contestato dai giudici) e l’aereo di Stato, anche per una sua esigenza personale, era quindi necessario per poter rientrare a Roma in tempo.
Ma se anche fosse vero, è una tesi ridicola, come non potesse rinviare la riunione della Commissione o farsi sostituire dal vice.
Come se in auto o in treno non potesse tornare in tempo per le 15 del giorno dopo.
Da questa vicenda emerge che basta compilare vagamente un foglio di servizio e si può “ordinare” un aereo di Stato per esigenze personali, nello stile peggiore della Casta, senza alcun controllo.
Se un consigliere regionale piemontese non avesso denunciato lo scandalo, nessuno avrebbe mai saputo nulla.
Pare che i giudici avessero quantificato in 15.000 euro la spesa per il viaggetto del ministro: Calderoli avrebbe fatto bene a chiedere scusa e versare l’importo a risarcimento.
Ma la sua “etica padagna” non glielo ha consigliato: più facile denunciare gli sperperi altrui che i propri, vero?
Quanto al Terzo Polo si vergogni: non solo non sa neanche cogliere le occasioni per denunciare gli intrallazzi leghisti, ma gli tiene pure bordone.
Complimenti per aver tutelato la legalità e la dignità delle istituzioni.
Avviso al cittadino comune: quando un vostro parente ha un incidente, non affannatevi a correre coi vostri mezzi nella notte a visitarlo, rischiando la pelle, fatevi mandare un aereo di Stato.
Se ne ha diritto un soggetto come Calderoli, ne avete certamente più titolo voi.
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