VEDRO’, FARO’, CADRO’ : CAUSE ED EFFETTI DEL GOVERNO LETTA
I CONTINUI RINVII DI DECISIONI ESSENZIALI PORTANO SOLO IMMOBILISMO E ALLA PARALISI DELA POLITICA: TANTO VALE ANDARE A VOTARE
Messa così pare un gioco di parole.
Ma, forse, è meglio dirlo con un sorriso: il governo Letta è nato come il governo “Vedrò” (il nome del suo club culturale bipartisan e politicamente corretto del premier); è cresciuto, se così si può dire, come il governo “Farò”, basato sulla politica del rinvio, di ogni questione cruciale: Imu, Iva, legge elettorale, riforme.
A questo punto resta solo il “Cadrò”.
Nel senso che, se va avanti in questo modo, è solo questione di tempo.
Perchè a forza di fare gli equilibristi prima o poi si cade.
E, diciamoci la verità , non sarebbe neanche un male che la parola tornasse al popolo. Anzi, sarebbe auspicabile.
A questo punto la questione è seria.
Il caso Santanchè non seletta vicepresidente della Camera è emblematico della paralisi di un’elezione che non avverrà mai.
Col Pdl che terrà il punto sul suo candidato più inadatto al ruolo, mostrando, per l’ennesima volta, l’irresponsabilità di chi sta al governo con lo spirito di chi sceglie, prima di tutto, le ragioni della propaganda e non quelle del paese.
E col Pd che non lo voterà mai, ma senza neanche votare un altro candidato, in nome del bene del governo.
È il segnale che non solo questo assetto — governo e maggioranza — non è un assetto “di servizio”, ma rischia di diventare di “disservizio”.
È, appunto, la paralisi, l’immobilismo.
Poco male se non si elegge un vicepresidente, ma perchè scaricare sulle istituzioni di tutti la propria incapacità di trovare soluzioni?
È questo il punto: il rinvio sta diventando la regola dell’era Letta.
In nome della stabilità del governo non si decide su nulla.
È accaduto con l’Imu, il vero ricatto di Berlusconi sul governo.
Invece di scegliere su come abolire la tassa — per tutti o solo per le fasce basse — è stata sospesa di tre mesi.
E lo stesso è accaduto con l’Iva, il cui aumento è stato sospeso sempre di tre mesi.
E lo stesso è accaduto su un altro capitolo, e cioè sulla legge elettorale, la riforma più urgente, spostata alla fine di quel balletto sulle riforme istituzionali che tutti sanno, a partire da Letta, che non porterà risultati.
Lo so, lo so, conosco l’obiezione: “Se non si fosse fatto così il governo non avrebbe retto”.
Non mi pare convincente, perchè facendo così la crisi è solo rimandata, rinviata appunto. È questione di tempo.
Prima o poi si devono compiere delle scelte.
E allora sarebbe stato meglio farle subito.
A costo di dover tornare a chiedere la fiducia agli italiani.
Alessandro De Angelis
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