VIRUS INFLUENZA E CAOS VACCINI: LE DOSI SONO POCHE E VACCINARE A FEBBRAIO CHE SENSO HA?
IL MINISTERO PUNTA A VACCINARE 25 MILIONI DI PERSONE, IL 40% DEGLI ITALIANI…UNA PRIMA FASE, PARTITA IL 15 OTTOBRE, PER 8 MILIONI DI PERSONE, UNA SECONDA DAL 30 GENNAIO PER ALTRI 16 MILIONI….MA LE REGIONI SONO NEL CAOS, MANCANO LE DOSI E I MEDICI SONO I PRIMI A NON VACCINARSI
Il virus della nuova influenza ha iniziato a correre e il numero dei decessi collegabili al contagio sono saliti a undici.
L’Italia, insieme alla Spagna, è il Paese europeo con il maggior numero di casi, circa 230.000. Nell’ultimo week-end sono più che raddoppiati, molto colpiti i ragazzi sotto i 14 anni.
La responsabile del Centro nazionale di epidemiologia dell’Istituto Superiore della Sanità ha sostenuto che “i mesi più duri saranno la seconda metà di novembre e dicembre”.
Se il picco sarà confermato in questo arco temporale, qualcuno ci dovrebbe spiegare al Governo per quale ragione si è previsto di vaccinare i due terzi degli italiani dopo il 30 gennaio. A che serve?
Vediamo nel dettaglio il piano che prevede di vaccinare 25 milioni di persone, il 40% degli italiani.
Una prima fase è scattata il 15 ottobre, con l’obiettivo di vaccinare 8 milioni di persone: medici, infermieri, forze dell’ordine, donne in fase avanzata di gravidanza, persone con malattie croniche e a rischio.
Una seconda fase partirà dopo il 30 gennaio, con l’obiettivo di vaccinare 16 milioni di persone, ovvero quelle sotto i 27 anni.
La vaccinazione si può fare presso i medici di famiglia o presso le Asl, a seconda delle Regioni.
Questo in teoria, ora veniamo alla pratica, perchè in realtà la situazione è già piombata nel caos, con gli italiani disorientati tra dosi che arrivano a scaglioni, ritardi e burocrazia.
La prima contraddizione che emerge è che molti non sanno dove rivolgersi, non esistono regole uniche per tutto il Paese, ogni regione decide come e dove vaccinare e il programma viene fatto in base all’arrivo delle dosi. Secondo grosso problema: ci avevano detto che avremmo avuto dosi in sovrabbondanza da subito, che siamo il primo Paese al mondo ad essersi organizzato a meraviglia.
La realtà è che a Napoli ne sono arrivati 130.000 appena sugli 800.000 previsti, a Bari 30.000 sui 700.000 previsti, a Genova non si va oltre 12.000 consegne a settimane, a fronte di una richiesta di 230.000, in Lazio sono arrivati 125.000 vaccini a fronte degli 800.000 assegnati, in Sicilia 37.000 su 710.000.
Storie contraddittorie di un Paese che da un lato protesta per ritardi e dosi mancanti, dall’altro è riluttante a sottoporsi all’iniezione.
Tra i medici ad es. sono stati solo una minoranza quelli che si sono vaccinati, in Piemonte solo il 5%, in Puglia se va bene si raggiunge il 40%.
Possibile poi che in Toscana, Emilia, Lazio, Calabria, Basilicata e Trento si possa andare dal medico di famiglia, mentre in Lombardia, Piemonte, Bolzano, Friuli, Veneto, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia e Sicilia occorra andare alla Asl ?
E che in Molise e Val d’Aosta ancora non si sappia dove recarsi?
La domanda di fondo è poi un’altra: se i vaccini ci sono (ammesso che sia vero), che senso ha vaccinare a febbraio 16 milioni di italiani quando il picco dell’influenza arrivererà tra novembre e dicembre?
Misteri italici, l’importante è pagare a qualcuno i vaccini anche quando non servono più?
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