SARA’ BERSANI A SALVARE BERLUSCONI
IL SEGRETARIO DEL PD, METTENDO FINE ALL’ACCANIMENTO TERAPEUTICO SUL PREMIER, LO SALVERA’ CON UN LODO AD HOC….IN CAMBIO DI UNA LEGITTIMAZIONE AL TAVOLO DELLE RIFORME… ALTRIMENTI IL RUOLO EGEMONE A SINISTRA LO ASSUMEREBBE DI PIETRO…UNA STRATEGIA DA PD SUL “VIADOS DEL TRAMONTO” O REALPOLITIK ?
I segnali ci sono tutti e, se vogliamo essere maliziosi, è una soluzione che farebbe comodo a molti.
Lo scenario che si prospetta nei prossimi mesi preoccupa in primo luogo il Quirinale che vede approssimarsi a passo di carica la sentenza sul caso Mills anche per il premier: entro qualche mese la magistratura potrebbe in primo grado non solo dire che Berlusconi è colpevole, ma sentenziare la sua interdizione dai pubblici uffici, il che vorrebbe dire non tanto dimettersi, ma dover rinunciare a ricandidarsi alle prossime politiche.
Una frattura dagli esiti imprevedibili, uno scenario drammatico con metà del Paese che viene privato del proprio leader di riferimento per sentenza giudiziaria, un caso senza precedenti.
Il Quirinale si chiede quali potranno essere le possibili vie d’uscita parlamentare.
E ovviamente tra i suoi interlocutori non può non avere il neosegretario del Pd, maggiore forza di opposizione.
A differenza di Franceschini che aveva cercato di usare toni dipietristi, cavalcando l’antiberlusconismo per tamponare l’emorragia di voti verso l’Idv, Bersani è un uomo prudente, di pragmatica scuola d’alemiana, chiamato a sciogliere i nodi della sinistra e tentato anche dai “lodi”.
Bersani pensa che il Pd non possa continuare in eterno la lotta civile nel Paese tra frazioni e che Berlusconi, proprio perchè in un momento di estrema debolezza, non aspetterebbe l’ora di trovare un interlocutore in grado di risolvergli i problemi giudiziari, con cui aprire un dialogo, dedicare la seconda parte della legislatura alle riforme condivise e infine legittimarsi per la corsa futura al Quirinale.
Uno scenario perfetto per un “d’alemiano doc”, capace di sedersi al tavolo degli imprenditori o degli operai con la stessa disinvoltura.
Se il Pd mettesse fine alla politica dell’accanimento terapeutico contro il malato Berlusconi, garantendogli una via d’uscita, Bersani potrebbe cogliere due obiettivi di non poco conto: legittimarsi di fronte al Paese come sinistra responsabile e istituzionale, sedersi con tutti gli onori al tavolo delle grandi riforme con un ruolo determinante, risalire la china dei consensi elettorali nel ceto moderato, isolare la strategia oltranzista di Di Pietro senza doverlo rincorrere.
Se si va alla guerra totale, la parte egemone la farà l’Idv e il Pd non sopravviverebbe al viados del tramonto, travolto com’è anch’esso da scandali e scandaletti.
Non a caso lo stesso Napolitano si era speso per il lodo Alfano, prima di essere spiazzato dalla sentenza della Suprema Corte: la scuola di pragmatismo del vecchio Pci non si dimentica facilmente.
E il premier non riesce a trovare una soluzione tecnica accettabile per bloccare i processi a suo carico, qualsiasi soluzione apparirebbe smaccatamente “ad personam”, salvo che qualcuno a sinistra non lo copra adeguatamente.
Ecco perchè non devono sembrare strani gli appelli che improvvisamente dai giornali di centrodestra vengono indirizzati a Bersani: “mollare le manette”, “cambiare il partito e liberarsi della follia antiberlusconiana di Tonino”, “scegliere la strada del dialogo civile e delle riforme”.
E se per ora Bersani tace e medita, il controcanto è già arrivato dalla Finocchiaro, insolitamente dura verso Di Pietro che, dopo la sentenza di condanna di Mills, invocava le dimissioni del premier: “non si deve dimettere, è una sentenza non definitiva” ha replicato l’esponente del Pd.
E non a caso Bersani ha preso le distanze dalla manifestazione anti-premier indetta dall’Idv.
I tasselli si stanno formando e vanno in una certa direzione. Se non salta improvvisamente il banco, i giochi potrebbero essere questi.
E chi distribuisce le carte è un uomo coi baffi, forse troppo presto dato per finito.
Quanto poi questa strategia possa giovare al Pd è tutta da verificare ovviamente.
Sicuramente giova nel breve al premier.
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