“VOGLIONO FARMI CADERE”: SUSSURRI E PARANOIE
MELONI LANCIA L’ASSALTO A GIUDICI E MEDIA, TRA FINTE COSPIRAZIONI E NOTIZIE SEGRETE
Alle 17.56 il teleobiettivo premia il fotografo appostato dietro il muretto a secco: «Eccola». È Arianna. Costume intero color carne, pareo turchese in vita. È l’unica inquilina della masseria Beneficio che non riescono mai a immortalare. «Da giorni è un fantasma». Oggi è lei lo snodo di un governo e di un Paese. Il simbolo vivente del fantomatico complotto ordito ai danni di Palazzo Chigi. La clava con cui Giorgia Meloni seda ogni dissenso nella maggioranza. E manda un avvertimento brutale alle toghe.
Complotti e gavettoni, gara di tuffi e schiaffi alla magistratura. Pace e guerra. Ma soprattutto paranoia, che avvolge la famiglia Meloni. Si alimenta di voci incontrollate, emissari, millanterie sussurrate e retroscena dei giornali amici. La masseria Beneficio è un bunker. E così, mentre incontra Matteo Salvini – che dopo lo spritz si mostra a petto nudo e si tuffa in piscina – Meloni detta una dichiarazione in cui si assume la responsabilità politica e morale dell’assalto ai giudici e ai media. Trasformando una indiscrezione in un fatto: «È molto verosimile – mette il sigillo – quanto scritto da Sallusti».
Non è la prima volta che la leader sceglie di denunciare imprecisati complotti ai suoi danni. È un metodo appreso dal Cavaliere, spiegò tempo fa ai sondaggisti con cui si consulta: «E funziona». Gridare all’assedio è utile soprattutto in questa fase. Serve a sedare una maggioranza litigiosa, alle prese con casse vuote e liti sullo Ius scholae. La mossa mira insomma anche a costringere i fratelli Berlusconi a rientrare nei ranghi, evocando la battaglia finale a cui è chiamata la maggioranza.
Eppure, c’è dell’altro. Stavolta sembra diverso. La premier si espone molto, forse troppo. Come fosse davvero convinta che la sorella finirà presto in qualche inchiesta, accusata di traffico d’influenze. Le voci su Arianna, in realtà, girano da mesi. Sono sussurri che si intrecciano con indiscrezioni alimentate da persone vicine alla presidente del Consiglio, spiegano meloniani di prima fascia. Gente che ha accesso alla cerchia più ristretta e la avvisa di complotti e tentativi di affossarla.
Di certo, le parole della premier sono durissime. E lasciano attonita la magistratura. Tra le toghe si registra sgomento, in queste ore. Preoccupazione per una presidente del Consiglio che cavalca indiscrezioni su potenziali indagini sulla sorella, senza che ad ora risulti un atto concreto di qualche Procura. Una mossa preventiva fuori da ogni binario di civile convivenza tra poteri dello Stato. E se invece sapesse davvero qualcosa? Se davvero qualche inquirente fosse al lavoro su profili penali, circostanza che ovviamente nessuno può escludere? Allora bisognerebbe rispondere a un’altra domanda: da chi arriva conferma della verosimiglianza di una notizia coperta da segreto?
Ricostruiamo le ultime ore, per tornare poi in masseria. Sabato sera Palazzo Chigi sa in anticipo che Alessandro Sallusti pubblicherà l’indomani sul Giornale l’editoriale su Arianna. Il direttore sente direttamente la premier. I Fratelli d’Italia si preparano alla battaglia. Al mattino parte una batteria di dichiarazioni in difesa della sorella della leader, finché Giovanni Donzelli mette il sigillo all’operazione: non riusciranno a ricattarci. Chi, come, dove? Nessuna risposta.
Nella masseria, intanto, la routine non cambia. Andrea Giambruno gioca in piscina con un racchettone e finisce eliminato come al solito – «fuori, Giambruno, sei fuori!», urlano i ragazzini. Il presidente di Sport e Salute Marco Mezzaroma prende il sole. Matteo Salvini pianifica l’azione di governo con Meloni e il presidente della Camera Lorenzo Fontana (entra quasi camuffato, occhialoni neri e cappellino in fronte, non è d’altra parte del tutto ortodossa la sua presenza). Giambruno esce per fare un giro in bici e sfotte i cronisti che lavorano sotto il sole. Un drone vola come una zanzara sopra i giornalisti (tre giorni fa si è avvicinato troppo, ha urtato un ramo, è precipitato e ha costretto due carabinieri a una complessa ricerca tra gli ulivi).
Eppure, anche i giochi d’acqua e gli aperitivi rinforzati non sedano la paranoia d’agosto. Rispetto ai generici tentativi di ricatto denunciati già lo scorso 4 gennaio, il teorema si arricchisce del dettaglio decisivo di Arianna: colpiscono lei, è la tesi, per affondare me. La premier pensa che esistano settori imprenditoriali, mediatici e giudiziari che vogliono rovesciare un governo eletto. La ragione risiederebbe nel progetto di riformare la giustizia e separare le carriere dei magistrati. Arianna, dicevamo: non esce quasi mai, in attesa di ripartire presto con le figlie per un altro luogo di villeggiatura. A chi l’ha sentita, ha detto soltanto: «Sono tranquillissima, ho la coscienza limpidissima. Non mi spiego queste indiscrezioni, non ho fatto nulla di male».
Solo la cronaca potrà confermare o smontare la congiura d’agosto. Intanto Meloni e Salvini sentono al telefono Antonio Tajani e concordano dieci giorni di tregua. La premier comunica che sarà Fitto il commissario europeo. Parla con il leghista dei vertici Rai e apprende dal segretario del Carroccio che il generale Roberto Vannacci sarebbe pronto alla scissione. Ma sono beghe da aperitivo. Appena Salvini saluta, dal bunker viene trasmesso il comunicato in sostegno di Arianna. A Ceglie Messapica, intanto, un black out lascia un Paese senza corrente per un giorno. Solo un generatore salva gli ospiti della Beneficio. C’è luce in trincea.
(da La Repubblica)
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