ZAIA HA PERSO LA SUA BATTAGLIA PER LA LEGGE SUL FINE VITA: ALL’ASSEMBLEA REGIONALE IL TESTO È STATO BOCCIATO DA FORZA ITALIA, DA FDI E DAGLI 11 LEGHISTI SALVINIANI (CONTRO I 16 FEDELISSIMI DEL “DOGE” CHE HANNO VOTATO A FAVORE)
IL GOVERNATORE ATTACCA: “TROVO IPOCRITA DA PARTE DI QUALCUNO FAR FINTA CHE NON ESISTA LA SENTENZA DELLA CONSULTA CHE AUTORIZZA IL FINE VITA. UNA LEGGE È NECESSARIA, COME SI FA A NEGARLO?”… MA TI SEI ACCORTO ADESSO DELLA FOGNA CUI TI ACCOMPAGNI?
«Qualcuno ha voluto far passare il messaggio, scorretto oltre che sbagliato, che la legge autorizzasse il fine vita. Ma non è così. Questa possibilità esiste già in forza di una sentenza della Corte costituzionale del 2019. Puntava a regolare modalità e tempi».
Di fronte al pareggio che ha decretato il rinvio in commissione (e quindi, sul binario morto) il progetto di legge sul suicidio medicalmente assistito, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia rigetta la lettura politica che dà il centrodestra spaccato (FdI e FI hanno votato contro, nella Lega qualcuno si è detto a favore, qualcuno contro, due si sono astenuti).
Presidente, davvero non è stato un voto politico?
«Non scherziamo. Dovevamo votare su un tema etico, non politico. Ognuno si è espresso secondo coscienza. Per quanto riguarda la Lega non abbiamo mai fatto una riunione per contare i voti. Avrei trovato vomitevole il contrario».
Tutti vanno a guardare i voti, la divaricazione è evidente.
«Guardi che anche il centrosinistra si è spaccato. Sui temi etici, vedi l’aborto, non ci sarebbe l’unanimità in nessuno schieramento».
L’esito l’ha sorpresa?
«No, penso che sia uscita una rappresentazione della spaccatura che su questi temi vive l’intero Paese. Anche se in cuor loro, credo, i cittadini sarebbero favorevoli ad avere una legge che regola i comportamenti che si possono tenere in situazioni così delicate anche dal punto di vista etico. Io, comunque, rispetto tutte le posizioni. Anche quelle di chi non ha avuto rispetto per le mie».
Con chi ce l’ha?
«Con chi nega l’evidenza, con gli ipocriti che fingono di non vedere che il suicidio assistito c’è già ma respingono la necessità di adottare una legge per regolamentarlo».
C’era l’occasione e non è stata sfruttata.
«Esatto. E ricordo che non era una legge voluta da me o dalla mia giunta, ma era una iniziativa popolare sostenuta da una raccolta di 9 mila firme da parte dell’associazione Coscioni che è stata presentata in tutte le Regioni».
Non era lei il promotore ma la Regione l’ha portata avanti.
«Certo, lo Statuto del Veneto prevede che i progetti di legge di iniziativa popolari debbano essere discussi entro sei mesi. E così è stato».
In Consiglio i contrari le hanno obiettato che il compito di varare una legge tocca al Parlamento.
§«Hanno ragione, ma a oggi nulla di fatto. L’ufficio legale del Consiglio regionale ha detto che l’iniziativa era comunque legittima e quindi le ha dato corso. Ma, ripeto, non è questo il punto».
E qual è, allora?§
«Dobbiamo ricordare che tutto parte dalla sentenza della Corte costituzionale che rende possibile, a determinate condizioni, il fine vita».
Quali condizioni?
«Una malattia con esito infausto; vivere grazie ad un supporto vitale; l’insostenibilità del dolore fisico e psicologico; la libertà di scelta e la capacità di intendere e di volere».
E allora, che altro serve?
«Serve normare nel dettaglio le procedure e i tempi, a tutela estrema del paziente, aspetti non contenuti nella sentenza della Consulta».
Lei comunque condivideva la proposta di legge.
«L’ho scritto nel mio libro I pessimisti non fanno fortuna. Io sono per il rispetto della scelta individuale. Rispetto tutti ma vorrei essere libero di scegliere se dovesse capitare a me di trovarmi in una certa situazione».
C’è un ampio fronte, ben rappresentato nel centrodestra, che è contrario.
«Tutte le posizioni sono rispettabili e le rispetto fino in fondo. Trovo però ipocrita da parte di qualcuno far finta che non esista nemmeno la sentenza della Consulta che autorizza il fine vita».
Lei ha detto che è «immorale» che la politica non faccia la sua parte.
«Sì, perché al di là di tanti bei discorsi di principio, c’è la vita che bussa alla nostra porta. Noi amministratori siamo chiamati a dare risposte ai cittadini, anche o soprattutto di fronte a situazioni così delicate. In Veneto dal 2019 sono state presentate sette richieste: cinque sono state rigettate e due accolte dai nostri comitati bioetici (una è stata portata a termine e l’altra è in attesa, ndr) . Si sono mossi con scrupolosità e rigore».
(da La Stampa)
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