Dicembre 28th, 2009 Riccardo Fucile
LO DICE L’ART. 5 DEL TESTO UNICO SULL’IMMIGRAZIONE CHE FISSA 20 GIORNI DALLA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA….. PERCHE’ ALLORA SI FANNO ASPETTARE GLI IMMIGRATI TRA I 7 E I 15 MESI PER IL RINNOVO?… SONO MILIONI DI PERSONE CHE LAVORANO IN ITALIA MA CHE QUALCUNO VUOLE FAR VIVERE IN LIBERTA’ VIGILATA
Anche i diritti sanciti dalla legge italiana attualmente vengono negati dalla classe politica per instillare quotidiane paure tra i cittadini, da sfruttare a fini elettorali.
L’obiettivo sono sempre loro, gli immigrati regolari che vivono nel nostro Paese, lavorano nelle nostre fabbriche, assistono i nostri anziani, studiano nelle nostre università , mandano i propri figli regolarmente nelle nostre scuole.
Quegli immigrati a cui il governo ricorda ogni giorno i loro doveri, ma ai quali si dimentica sistematicamente di riconoscere i relativi diritti.
L’art. 5 del Testo unico sull’immigrazione prevede che il permesso di soggiorno venga rilasciato, rinnovato o convertito entro 20 giorni dalla presentazione della domanda.
Allo stato attuale invece che accade?
Che circa 4 milioni di immigrati regolari debbano attendere dai 7 ai 15 mesi per un semplice rinnovo del permesso di soggiorno della validità di un anno. Ovvero, da un lato lo Stato ha emanato una legge che prevede il termine di 20 giorni per una semplice procedura burocratica, poi di fatto è il primo ad evadere la normativa da lui stesso fissato.
I media non ne hanno dato notizia, ma dal 13 dicembre Gaussou Outtarà , esponente dei Radicali italiani, immigrato dalla Costa d’Avorio, da 29 anni in Italia, è in sciopero della fame proprio per denunciare il problema dei “tempi legali utili per il rilascio dei permessi di soggiorno”.
“La quasi totalità degli immigrati in Italia non solo non ha alcuna speranza di poter ottenere la cittadinanza italiana, ma si trovano spesso privi anche di un semplice permesso di soggiorno, pur avendone diritto”, ricorda Gaussou. Sono infatti oltre 700.000, secondo una rilevazione del “Sole 24ore”, gli immigrati che attendono il rinnovo del permesso. Continua »
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Dicembre 27th, 2009 Riccardo Fucile
I PREZZI ALLA PRODUZIONE SONO IN CADUTA LIBERA E I GUADAGNI DI CHI LAVORA LA TERRA SI RIDUCONO….MA AL SUPERMERCATO GLI ALIMENTARI CONTINUANO A RINCARARE…NELLA UE IL CALO E’ STATO CONTENUTO AL 12,2%, SOLO L’UNGHERIA PEGGIO DI NOI
Lasciamo parlare come sempre i numeri, che ben danno l’idea della crisi agricola
italiana: i contadini italiani nel 2009 hanno perso il 25% del proprio reddito.
Gli altri in Europa non stanno molto meglio, ma certamente noi stiamo peggio di tutti. Secondo l’Istituto di Statistica europeo, nel 2009, la diminuzione nella Ue a 27 Paesi è stata del 12,2%, circa la metà di quella italiana che si è attestata esattamente al meno 25,3%.
Il calo del reddito, dovuto alla diminuzione dei prezzi alla produzione, ha colpito 22 Paesi della Ue, mentre in soli 5 Stati membri c’è stato un incremento.
Il calo più netto è stato quello dell’Ungheria (-35,6%), seguito da quello dell’Italia (-25,3%), dalla repubblica Ceca (-24,1%), dall’Irlanda (- 22,3%), dalla Germania (meno 21%), dalla Francia (- 19,8%) e altri Paesi.
In aumento invece il reddito degli agricoltori inglesi (+14,3%) di Malta e della Finlandia.
Se consideriamo il peso che l’agricoltura ha nei singoli Paesi, rispetto al Prodotto interno lordo, risulta evidente che un calo del 25% per gli agricoltori italiani è ben più grave rispetto a quelli con ridotta vocazione agricola.
Siamo secondi solo dietro agli ungheresi, reduci da decenni di “socialismo reale”.
Il 2009 ha visto il valore della produzione agricola all’origine diminuire in media del 10,9%: la contrazione più rilevante ha riguardato i cereali (-27,5%), il florovivaismo (- 15,6%), l’olio d’oliva (- 14,7%) e la frutta (- 12,3%). Continua »
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Dicembre 27th, 2009 Riccardo Fucile
SALITI DEL 60,5% NEGLI ULTIMI TRE ANNI, ASSOMMANO ORMAI A 130.000 UNITA’….IL PAGAMENTO DEL MUTUO ASSORBE IL 33% DEL REDDITO FAMILIARE: BASTA UNA CASSA INTEGRAZIONE PER FAR SALTARE I PAGAMENTI…A RISCHIO INSOLVENZA 350.000 FAMIGLIE
E’ ormai un incubo ricorrente degli italiani: non riuscire a pagare le rate, non rispettare un debito e dunque perdere la casa, a seguito di un pignoramento e della successiva vendita all’asta.
Nel triennio 2007-2009, i pignoramenti sono aumentati di ben il 60,4%, raggiungendo quota 130.000 case messe all’asta, nel solo 2009 l’incremento è stato del 15%.
A guidare la classifica dei pignoramenti è MIlano dove le procedure giudiziarie hanno riguardato 2.733 case (+15,5%), poi Roma con 2.157 esecuzioni (+18,1%).
Saltano le rate e salta anche la casa data in garanzia: onorare i debiti è diventato sempre più difficile, nonostante i mutui meno cari rispetto al passato.
Il pagamento del mutuo ormai assorbe fatalmente il 33% del reddito familiare medio: basta una cassa integrazione o qualche mese di stipendio saltato per gettare nel panico i bilanci familiari.
Secondo Bankitalia, il flusso di nuove sofferenze per le famiglie sui mutui è salito nel terzo trimestre del 2009 a quota 1,5% contro lo 0,9% dello stesso periodo del 2008.
E anche la Caritas, in un rapporto sul credito diffuso, alcuni giorni fa aveva messo in guardia: una famiglia su quattro tra quelle che acquisterà casa con un mutuo nel corso del prossimo anno rischia di scivolare sotto la soglia di povertà . Continua »
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Dicembre 26th, 2009 Riccardo Fucile
AL CONVEGNO DEGLI INDUSTRIALI, BERLUSCONI LI AVEVA INVITATI A NON INVESTIRE NEI GIORNALI AVVERSARI… DOPO LA RICHIESTA DANNI DEL GRUPPO “REPUBBLICA”, IL PREMIER CHIEDE L’IMMUNITA’ PARLAMENTARE… MA LUI E’ ANCHE IL MAGGIOR EDITORE DEL PAESE E PROPRIETARIO DI PUBLITALIA
Era il 13 giugno quando il Presidente del Consiglio, di fronte alla platea dei giovani industriali,
riuniti a Santa Margherita, sostenne che contro di lui era in atto “un progetto eversivo” e invitò gli imprenditori a “non dare pubblicità ai media che cantano ogni giorno la canzone del pessimismo”.
Nelle ore seguenti, di fronte alle domande dei giornalisti, precisò meglio che il suo bersaglio era “Repubblica” e il Gruppo l’Espresso.
Fin qui nulla di male, ognuno è libero di esprimere il proprio punto di vista, se poi ne accetta le conseguenze.
Al limite, era inusuale l’invito agli ambienti economici di non fare pubblicità su certi giornali, evidentemente favorendone altri.
Il gruppo “Repubblica” ha citato quindi il premier in sede civile per i danni arrecati e nei giorni scorsi si è tenuta la prima udienza di fronte al tribunale civile di Roma, prima sezione.
In questa occasione i legali del premier hanno sollevato la questione della immunità da cui sarebbe coperto un parlamentare in merito alle dichiarazioni espresse.
Il richiamo è all’art 68 della Costituzione: “I membri del parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse”.
Il fine a suo tempo fu quello di rendere il parlamentare più libero nella sua attività , non per garantirgli un privilegio, ma per “l’esercizio in concreto delle funzioni proprie dei membri delle Camere”.
In pratica si voleva evitare che uno non fosse libero di esprimersi, ma solo in relazione alla vita politica, al manifestare le proprie idee, insomma. Continua »
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Dicembre 25th, 2009 Riccardo Fucile

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Dicembre 24th, 2009 Riccardo Fucile
IL PREMIO ELETTORALE A VOTO E’ PASSATO DA 1 A 4 EURO….IN PIEMONTE I CONSIGLIERI REGIONALI ALL’UNANIMITA’ SI ASSEGNANO UNA SUPERLIQUIDAZIONE DI 100.000 EURO, RADDOPPIANDOLA, MENTRE IN ITALIA ABBIAMO 500.000 NUOVI DISOCCUPATI …. DOV’E’ FINITA LA DESTRA ANTICASTA, LA DESTRA DELLA LEGALITA’ E DELLA MORALIZZAZIONE?
Siamo alla vigilia di Natale, ma non ci sentiamo più buoni verso una classe politica deludente ed ipocrita.
Sappiamo di essere scomodi, viviamo in un clima di coprifuoco dove esercitare il diritto di critica è diventato quasi un reato di lesa maestà .
Vanno di moda, come sempre, sotto qualsiasi vessillo, i conformisti, i lecchini, gli stipendiati.
Coloro a cui è sufficiente che “non siano al governo gli altri”, poco importa quello che si fa, già non lo sapevano prima, figuriamoci ora.
Non ci piacciono i Tg taroccati, non ci piace la stampa di regime, di qualsiasi colore sia.
Siamo tra i pochi che ritengono che il cittadino abbia diritto di sentire su un fatto più di una versione, mai la sintesi del pensiero unico.
In fondo siamo una destra atipica, ma pIù ben radicata di quello che sembri. Oggi che tanti si spacciano per uomini di destra, appare in tutta evidenza che la destra è altro, che la vera destra è quella che sa andare oltre il contingente, la squalliduccia gestione del potere, la sistemazione di parenti, amici e portaborse.
Diciamolo: la percentuale di “militanti per l’idea” è ormai ridotta ai minimi termini in tutti i partiti.
Le federazioni e le sezioni ormai sono gestite quasi sempre da stipendiati: una volta aprire la porta di una sede era testimonianza di fiducia del vertice, di un senso di appartenenza a un mondo ideale, spesso un rischio che si affrontava a testa alta.
Oggi è divenuta la mera esecuzione di un rapporto di lavoro subordinato, con un orario flessibile.
Si riceve e si smista chi cerca favori, talvolta si fissano appuntamento per i notabili locali o nazionali, ci si da il tono di chi sta “lavorando per il partito” e poi a fine mese arriva il bonifico che giustifica il “militante presunto”.
E passa inosservata la notizia dell’aumento del premio elettorale dei parlamentari: prima il partito di riferimento incassava 1 euro a voto, ora ne prende 4, tanto per gradire.
Come quasi nessuno ha rimarcato che, in vista del rinnovo dei consigli regionali, la Regione Piemonte, anche qui all’unanimità , ha raddoppiato il premio di liquidazione dei consiglieri, portandolo addirittura a 100.000 euro. Un premio di consolazioni quando non si sarà più eletti.
Non è forse una contraddizione predicare che mancano risorse, che occorre fare sacrifici e poi quadruplicare i rimborsi elettorali ai partiti o raddoppiare le indennità di fine mandato?
Magari proprio in Piemonte dove vi sono 50.000 lavoratori in cassa integrazione e 20.000 in mobilità ?
Magari proprio in Italia dove i neo-disoccupati quest’anno hanno raggiunto le 500.000 unità ?
Dov’è finita la battaglia anticasta della destra, tanto sbandierata quando governava Prodi?
Non dovevano abolire le Province? Non dovevamo ridurre i costi della Casta? E siamo finiti a votare a favore per raddoppiare o quadruplicare i costi della politica? Continua »
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Dicembre 23rd, 2009 Riccardo Fucile
ACCADE A CERESARA (MN), COMUNE CON SINDACO LEGHISTA… QUELLI DELLA SCUOLA PUBBLICA SONO IN PARTE IMMIGRATI E RISCHIAVANO DI “CONTAMINARE” LA PURA RAZZA PADANA…. GRAZIE SILVIO DI AVERCI VENDUTI A QUESTA FOGNA UMANA….NEANCHE A NATALE E CON I BAMBINI SANNO COSA VUOL DIRE UMANITA’
In un Comune dove comanda la Lega, neanche a Natale si può fare finta che i bambini siano
tutti uguali.
Il coro della parrocchia di Ceresara, provincia di Mantova, questa sera si esibirà nel tradizionale concerto natalizio con una novità : canteranno le canzoni natalizie solo i bambini dell’asilo privato, gestito dalle suore, con buona pace degli altri che frequentano l’asilo statale.
Si dà il caso che la direttrice del coro sia anche vicesindaco e che il motivo dell’odiosa discriminazione stia in una ragione politica: quasi la metà dei bimbi iscritti alla scuola statale sono figli di immigrati e il coro non poteva essere evidentemente contaminato da qualche “sporco negro” o “terrorista islamico”.
I bimbi esclusi ci sono rimasti male e le loro famiglie italiane hanno protestato: la cosa è diventata di dominio pubblico ed è finita sulla stampa nazionale e non.
Il vicesindaco del Pdl a questo punto, in quanto responsabile della discriminazione per conto del sindaco leghista, ha avuto una crisi di coscienza, ma ormai è troppo tardi.
Su pressione del parroco e quando le critiche le sono piovute a centinaia da ogni parte d’Italia, ha cercato di prendere le distanze dal sindaco, minacciando le dimissioni.
Ma i bimbi dell’asilo statale non hanno certo fatto le prove e anche se ammessi in extremis nel coro, stasera al massimo potranno fare finta di muovere la bocca e starsene zitti, ammesso che le loro madri non inscenino una manifestazione di protesta. Continua »
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Dicembre 23rd, 2009 Riccardo Fucile
LE PALLE DI MORETTI: “TROVATEMI UN PAESE DOVE NON CI SONO DISAGI NELLE FERROVIE”: ECCOLO SERVITO…. A HELSINKI SU 13 TRENI TRA LE 18,30 E LE 20.30 TUTTI SONO IN ORARIO E QUALCUNO IN ANTICIPO… TECNOLOGIE AVANZATE, MANUTENZIONE GIORNALIERA, RISCALDAMENTO DI PORTE E ROTAIE
Ieri è stato il quarto giorno consecutivo del tracollo ferroviario italiano: per chi vIaggiava in treno le alternative erano solo due, o corsa soppressa o viaggio tra mille disagi.
Tagliati fino al 50% dei treni, gli altri viaggiavano con ritardi allucinanti.
Alle 20,30 di sera, a Genova, i minuti di ritardo andavano dagli 82 del regionale Spezia-Savona ai 247 minuti dell’Es Milano-Roma, passando per i 180 minuti dell’Es Roma-Genova, i 142 dell’Ic Milano-Ventimiglia, i 117 del regionale Torino-Savona, i 105 dell’Ic Milano-Livorno.
E in tutta Italia si viaggiava su questa media.
L’ineffabile direttore delle Fs, Mauro Moretti, rispondeva alle contestazioni con la solita arroganza, ben nota ai pendolari: “La rete sta funzionando, anche se in ritardo, meglio un viaggio con ore di ritardo piuttosto che bloccare l’intera rete”.
E ancora: “Se la gente preferisce che tagliamo il 50% dei treni lo dica, non è che tutti i manager dei trasporti europei sono dei coglioni: c’è un problema di cause naturali”.
Sul fatto che non tutti i dirigenti delle ferrovie europee siano dei coglioni siamo d’accordo, ma talvolta il problema è averne uno solo.
Mentre montava la protesta dei viaggiatori e delle associazioni dei consumatori che chiedevano il rimborso dei viaggi annullati, dalle ferrovie è arrivata la risposta che ciò non è possibile, in quanto vietato dalle normative europee.
Una palla di tale dimensioni che lo stesso ministro Matteoli si è invece dimostrato possibilista per i rimborsi e ha commentato negativamente l’invito di Moretti ai passeggeri di “portarsi un panino e una coperta”, invece che lamentarsi. Continua »
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Dicembre 23rd, 2009 Riccardo Fucile
INVECE CHE IL DIRITTO ALLA CITTADINANZA, IL PDL ALLA CAMERA, SU IMPUT DELLA LEGA, VUOLE NEGARE PERSINO I DIRITTI MINIMI…. FATE UNA LEGGE CHE CONSENTA SOLO DI SFUTTARLI IN NERO E POI DI AFFOGARLI IN MARE, COSI’ FATE PRIMA… UN PARTITO VECCHIO E REAZIONARIO, VENDUTO ALLA LEGA, INVECE CHE PER 30 DENARI PER DUE PROCESSI
Esordiamo limitandoci a riportare i fatti. Se non fosse stato per l’ottima iniziativa del finiano
Granata che aveva firmato una proposta bipartisan per concedere, dopo 5 anni, la cittadinanza agli immigrati regolari che vivono onestamente in Italia, lavorano, pagano le tasse, rispettano le leggi e si sono integrati nel tessuto sociale del nostro Paese, questa specie di monocolore leghista, con l’appoggio del Pdl, che governa il Paese, non avrebbe mosso un dito per cambiare la normativa vigente.
Serve manodopera per le imprese del nord e braccia per l’agricoltura al sud? Ben vengano gli immigrati dalle 6 del mattino alle 19 di sera, ben venga il loro sudore, i proventi delle loro tasse, gli introiti dell’Inps sulle loro trattenute. Dopo le 19 e fino alle 6 del mattino però che stiano chiusi in casa, magari in 10 sotto lo stesso tetto, o meglio magazzino, che una “generosa” carogna padana mette a loro disposizione.
Meno si fanno vedere in giro e meno creano turbativa allo shopping di qualche signora snob della padagna del magna magna, a qualche ragazzotto fatto di alcol e fumo che per fortuna ogni tanto si schianta contro un guard rail la notte a 180 km orari, a qualche rincoglionito che vive di paure e scarica sui più deboli il fallimento della propria vita malvissuta.
La proposta di Granata era semplicemente di buon senso, non regalava nulla, imponeva anche precisi doveri agli immigrati, in linea con la legislazione vigente negli altri Paesi europei “civili”.
Ma ecco che il prestanome della Lega, ovvero il Pdl, decide di stopparlo e presenta, in nome e per conto del Xu Xlux Xlan dei forcaioli, un disegno di legge alternativo che ieri ha iniziato il suo corso ala Camera e che fissa solo doveri e nessun diritto, inasprendo ancora di più le condizioni degli immigrati regolari (ripetiamo regolari).
Il testo è firmato da Isabella Bertolini e mantiene invariate una parte delle norme vigenti, altre le rende più restrittive.
Per avere il passaporto italiano un immigrato deve risiedere in Italia per almeno dieci anni, dopo otto dovrà fare domanda di frequenza e corsi obbligatori di storia e cultura italiana, di educazione civica e sulla Costituzione.
Ovvero quei corsi e quel rispetto verso l’Unità d’Italia che certa feccia leghista non ha mai fatto e assimilato.
Lo pretendiamo dagli immigrati, mentre certi personaggi italici posso sputare sulla bandiera.
Andiamo avanti: lo straniero dovrà poi dimostrare un buon grado di integrazione sociale e il rispetto delle leggi italiane ( forse deve frequentare le osterie dei beoni leghisti per socializzare?). Continua »
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