Destra di Popolo.net

IL COMMISSARIO TEDESCO: “SIETE INGOVERNABILI”

Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile

OTTINGER: “GLI ITALIANI? SONO COME BULGARI E ROMENI”

Si respirava da qualche settimana quasi un’aria di tregua, nella guerriglia verbale contro l’Italia instabile e poco virtuosa, fino a quando non si è fatto sentire il commissario europeo all’Energia, Gà¼nther à–ttinger.
Qualcuno potrebbe dire che ci si poteva aspettare qualcosa di simile da un uomo che ha proposto il mese scorso di tenere a mezz’asta, a Bruxelles, le bandiere dei Paesi dell’Ue indebitati.
L’ex governatore cristiano-democratico del Baden Wà¼rttemberg non è nuovo a esternazioni come quella con cui ha lamentato la «difficile governabilità » di alcuni scomodi iscritti al club europeo.
Ha chiamato in causa l’Italia, appunto, la Bulgaria e la Romania. Si è detto «preoccupato».
Alle reazioni negative si è aggiunta anche quella del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz,che ha invitato à–ttinger ad evitare inutili lezioni.
Naturalmente, come accade in questi casi, le frasi riportate dalla Bild sarebbero state «fuori contesto».
Un portavoce ha precisato il senso del ragionamento: «Se non c’è nessuna stabile maggioranza è più difficile affrontare le questioni del deficit e del debito».
Sarà , ma non va dimenticato che appena il mese scorso, mentre il presidente Josè Manuel Barroso sottolineava i limiti delle politiche di austerità , il commissario tedesco ribadiva che per l’Europa non c’era altra scelta che risparmiare.
E ieri è tornato alla carica.
Le frasi sull’Italia non sono piaciute anche perchè la pazienza è stata messa a dura prova da innumerevoli punzecchiature.
«Non sentirete mai espressioni del genere sull’Italia dal governo tedesco», ha commentato il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert.
Prendiamola come una promessa, anche se è vero che dalla visita di fine aprile del presidente del Consiglio Enrico Letta, all’indomani dell’insediamento, le inquietudini per il prolungarsi della crisi italiana si sono dissipate.
Sembrano passati secoli, dopo la fase caratterizzata dal sostegno alle riforme intraprese dal governo Monti, da quando il ministro degli Esteri Guido Westerwelle avvertiva che la Germania non voleva essere il caprio espiatorio di una campagna elettorale populista.
Questo non vuol dire che tutti i problemi siano risolti. Anzi.
L’Italia è sempre sotto osservazione.
«È decisivo proseguire con il corso di risanamento», ha avvertito il ministro delle Finanze Wolfgang Schà¤uble
Il confronto italo-tedesco sta tornando a misurarsi sui contenuti.
Ma gli irriducibili sono sempre vigili, come ha dimostrato il caso à–ttinger.
Un grosso contributo alla loro attività  è venuto dai dirigenti del nuovo partito anti-euro Alternativa per la Germania.
Il suo leader, Bernd Lucke, ha ipotizzato una unione di valute di dimensioni più piccole del quale potrebbe far parte l’Italia. Grossa sfiducia è stata espressa in varie occasioni dal capogruppo liberale Rainer Brà¼derle. Il ministro delle Finanze bavarese, Markus Sà¶der, e il segretario generale della Csu, Alexander Dobrindt, furono redarguiti pubblicamente dalla cancelliera per le loro parole incendiarie.
Quest’ultimo avvertì Monti l’estate scorsa che i tedeschi non sarebbero stati disposti ad «annullare la democrazia per finanziare il debito italiano».
Nella lista va inserito anche il candidato cancelliere socialdemocratico Peer Steinbrà¼ck, «inorridito» per l’elezioni di due «clown», Silvio Berlusconi e Beppe Grillo.
Il presidente Giorgio Napolitano, che annullò immediatamente il suo incontro con lo sfidante di Angela Merkel, disse poi che l’Italia «rispetta la Germania ed esige rispetto».
Una frase che rimane valida.

Paolo Lepri
(da “il Corriere della Sera“)

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CENTINAIA DI COMMENTI SUL BLOG DI GRILLO LO INVITANO A RITIRARSI: “VERGOGNATI, SEI UN VECCHIO PATETICO, BERLUSCONI RINGRAZIA”

Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile

“SE SENTI LE SIRENE SCAPPA, SONO QUELLI DELLA NEURO CHE VENGONO A PRENDERTI”…”TUTTE LE PERSONE DI CUI HAI PARLATO SONO MIGLIORI DI TE, VERGOGNATI”…”SEI SOLO UN VECCHIO ARRICCHITO, SCENDI DAL PIEDISTALLO”…”STAI DANNEGGIANDO IL MOVIMENTO, ORA HAI ROTTO I COGLIONI”

Centinaia di commenti al post del leader attaccano le parole su Rodotà .
Tra inviti al ritiro e epiteti espliciti.
E analisi politiche: “Dovevi fare quello che sta facendo Berlusconi, rigirarti il Pd come più ti aggradava. E invece ora siamo marginali”
“Vabbè, allora ditelo. Prima si sfanculizza la Gabanelli, ora si dà  dell’ottuagenario miracolato dalla rete a Stefano Rodotà . Se il progetto è il suicidio politico, basta che Grillo lo annunci chiaramente”.
I militanti non sembrano aver apprezzato le parole che Beppe Grillo (“ottuagenario miracolato dalla rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi”) ha dedicato a Stefano Rodotà , in precedenza considerato “il miglior presidente della Repubblica”.
Il militante che si firma terzo nick posta un commento tra i più votati. “Non mi posso permettere di perdere tempo dietro idiozie legate a superficialità  politiche e “sfanculizzazioni” dall’alto di stati soggettivi di benessere economico. Di leader con deliri di onnipotenza, ne abbiamo già  avuti. Ora si esagera”, scrive.
Per Nicolas W., che scrive da Londra il commento più votato, il post di Grillo, nella sua prima parte, è “imbarazzante. Si conferma il modus operandi di Beppe: se mi dai ragione sei un genio, se mi dai torto sei un corrotto, un vecchio rincoglionito”.
Enrico B. Si rivolge direttamente al comico genovese: “Tutte le persone di cui hai parlato nel post sono di gran lunga migliori di te. Rifletti, vergognati e ritirati”.
Anche Enrico B. Si rivolge a Grillo. E la mette invece sul piano sanitario: “Attento se senti le sirene scappa. Sono quelli della neuro che arrivano”.
A Elisa va la palma del terzo post più votato. “Beppe hai la mia stima, la mia graditutine e anche il mio voto però ora hai sinceramente rotto i coglioni”.
L’analisi di Federico affronta il nodo della strategia politica: “Scusa ma per caso con ‘ottuagenario miracolato dalla rete’ ti stai riferendo a Rodotà ?”, chiede a Grillo.
“Per favore – aggiunge – Beppe specifica bene, non vorrei che qualcuno avesse ancora dubbi sul fatto che sei completamente impazzito. Hai visto quello che sta facendo Berlusconi? Quello che dovevi fare tu: ha preso per le palle il pd e se lo rigira come cavolo vuole, e il M5s adesso è fermo in un cantuccio a frignare che nessuno li ascolta. Sbraita quanto vuoi, la realtà  è che hai fatto più danni tu al movimento in tre mesi che Pd e Pdl in 10 anni. Continua così, Berlusconi ringrazia”.
Il militante che si firma Stefano R. dcrive parole che Grillo preferirebbe non leggere. “Vergognati sei un vecchio patetico. Hai perso. E abbiamo perso noi. Adesso Rodotà  è un vecchio scemo? prima la Gabanelli, adesso Rodotà … Non ti viene in mente che magari il cretino sei tu?   fai un pò di autocritica e scendi dal piedistallo! Sei solo un vecchio arricchito e stai facendo più male che bene al movimento”.

(da “La Repubblica“)

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PEPPE BRILLO ORA INSULTA ANCHE IL SUO CANDIDATO RODOTA’: “OTTUAGENARIO MIRACOLATO DALLA RETE”

Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile

ENNESIMO SERVIZIETTO DEL GUITTO A BERLUSCONI: ATTACCHI A BERSANI, VENDOLA, RENZI, VETRONI E CIVATI:.. APICELLA STA PREPARANDO “MENO MALE CHE BEPPE C’E'”, IL NUOVO INNO DEL PDL

Attacco di Beppe Grillo ai «maestrini dalla penna rossa» che dopo le comunali hanno osato criticare il M5S.
Dito puntato anche contro Stefano Rodotà , cui Grillo allude come a «un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo di rifondare la sinistra».
Che non sia lo stesso Rodotà  di cui ad aprile Grillo parlava in questi termini?   Rileggiamo: “Rodotà  sarebbe un Presidente che garantirebbe tutti gli italiani, di destra e di sinistra”
Grillo è andato in crisi isterica nei confronti di Rodotà  dopo l’intervista apparsa oggi di Alessandro Trocino sul Corriere della Sera in cui l’ex garante della privacy invitava Grillo ad assumersi le responsabilità  della sconfitta elettorale.
Guai a criticare il dittatore di Sant’Ilario, attore-vate per conto terzi dei Cinquestelle
Ma Grillo ne ha per tutti (ovviamente solo se del Pd)
Dopo aver insultato Rodotà  (come a dire che aver vinto le «quirinarie» ed essere stati il candidato M5S al Colle non dà  diritto a criticare il Movimento, e il suo leader) ha rivolto strali ai «maestrini dalla penna rossa», sempre senza fare i nomi ma attraverso allusioni e soprannomi, cioè a Nichi Vendola, Pier Luigi Bersani, Walter Veltroni, Anna Finocchiaro e anche Matteo Renzi e Pippo Civati.
Vediamo in quali termini: «È tornato in grande spolvero il supercazzolaro che non sa nulla nè di Ilva, nè degli inceneritori concessi alla Marcecaglia», scrive Beppe Grillo con allusione a Nichi Vendola.
«C’è poi lo smacchiatore di Bettola – aggiunge, parlando di Bersani – in grande forma che spiega, con convinzione, che la colpa del governo delle Larghe Intese è del M5S quando il pdmenoelle ha fatto l’impossibile per fottere prima Marini e poi Prodi e non ha neppure preso in considerazione Rodotà . Belin, questo ha perso più battaglie del general Cadorna a Caporetto e ci viene venduto da Floris come Wellington a Trafalgar». I
l leader del Movimento 5 Stelle ne ha anche per Matteo Renzi: «Renzie, lo statista gonfiato, imperversa con le sue ricette e le critiche al M5S su tutti i canali televisivi preda di compiacenti cortigiane come la Gruber. Renzie non è più sindaco di Firenze da tempo, è diventato un venditore a tempo pieno di sè stesso. Vende in giro un sindaco mai usato, come nuovo».
E ancora: «Persino Topo Gigio Veltroni è stato riesumato per discettare delle elezioni, forte della sua esperienza di averle perse tutte, ma proprio tutte.
E poi c’è la claque, quella cattiva e quella buona, quella che attacca a testa bassa, la cui esponente è la Finocchiaro che vuole fuorilegge il M5S, accampata in Parlamento da 8 legislature, e quella buona, alla Pippo Civati, che ha votato Napolitano, non ha fatto i nomi dei 101 che hanno affossato Prodi, che vive in un partito che succhia da anni centinaia di milioni di finanziamenti pubblici, ma però è tanto buonino. Lo vorresti adottare o, in alternativa, lanciargli un bastone da riporto”.
Che Grillo sia nervoso è normale, rischia di veder diminuiti i contatti del suo blog e deve spararla ogni giorno più grosse se vuol garantirsi gli utili.
E poi come si permette Rodotà  di cercare una spiegazione al dimezzamento di consensi dei Cinquestelle, quando una profonda analisi del voto l’ha già  fatta Grillo: “Non è vero che abbiamo perso voti. Abbiamo preso più voti in queste elezioni amministrative rispetto a quelle in cui non ci eravamo presentati”.
Chiaro, no?

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INTERVISTA A RODOTA’ CHE BACCHETTA GRILLO: “DOPO LA SCONFITTA DEVE CAMBIARE”

Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile

“SBAGLIA, DARE COLPA AGLI ELETTORI NON E’ UNA SPIEGAZIONE”

«Non voglio dire che lo prevedevo. Ma non sono affatto sorpreso».
Stefano Rodotà  è uno dei personaggi politici più amati dal Movimento 5 Stelle, che lo avrebbe voluto al Quirinale.
Ora analizza, senza fare sconti, un risultato che è andato ben al di sotto delle aspettative.
Perchè non è sorpreso?
«Per due ragioni. La prima è politica: hanno inciso sul voto i conflitti, le difficoltà  e le polemiche di queste settimane. La seconda è che avevo detto che la parlamentarizzazione dei 5 Stelle non sarebbe stata indolore. E così è stato».
Il passaggio dalla rete al Palazzo, per intenderci
«Faccio una battuta: quando si lavora in Parlamento, non è che di fronte a un emendamento in commissione vado a consultare la rete. Serve un cambiamento di passo».
Che non c’è stato.
«La rete da sola non basta. Non è mai bastata. Guardiamo l’ultima campagna elettorale: Grillo è partito dalla rete, poi ha riempito le piazze reali con lo tsunami tour. Ma ha ricevuto anche un’attenzione continua dalla televisione. Se si vuole sostenere che c’è una discontinuità  radicale con il passato non è così: anche per Obama è stato lo stesso. Si parte dalla rete, ma poi si va oltre».
Il problema è che forse non sono andati abbastanza oltre.
«Non hanno capito che la rete non funziona nello stesso modo in una realtà  locale o su scala nazionale. Puoi lanciare un attacco frontale, ma funziona solo se parli al Paese. In queste elezioni hanno perso i due grandi comunicatori: Grillo e Berlusconi».
Alle Amministrative, poi, contano molto i candidati.
«Sono stato molto colpito dalle dichiarazioni avventate del candidato 5 Stelle di Roma: si è lamentato perchè i media non gli avevano dedicato abbastanza attenzione. Ma come? Non era stata teorizzata l’insignificanza dei vecchi media?».
Forse a qualcosa servono ancora.
«Come serve l’insediamento a livello locale. Il candidato sconosciuto della rete si trova in difficoltà  rispetto a chi ha una forte presenza territoriale. Non è un caso che il partito che ha tenuto di più in queste elezioni sia stato il Pd, nonostante la forte perdita di voti».
Per Grillo è colpa degli elettori.
«L’ho sentita troppe volte questa frase. Elettori immaturi, che non capiscono. Si dice quando si vuole sfuggire a un’analisi. Ma erano gli stessi elettori che li hanno votati alle Politiche. È una reazione emotiva, una spiegazione che non spiega nulla».
Per i 5 Stelle non sono «padri» un po’ ingombranti Grillo e Casaleggio?
«Non voglio fare quello con la matita rossa. Però, certo, non bastano più le loro indicazioni. Un movimento nato dalla rete, che ha svegliato una cultura politica pigra, una volta entrato in Parlamento deve cambiare tutto. E non può dire ai parlamentari: non dovete elaborare strategie».
È proprio quello che ha detto il capogruppo Vito Crimi.
«Le istituzioni fanno brutti scherzi. Penso alle parole di Grillo che contestava l’articolo della Costituzione secondo il quale il parlamentare deve operare senza vincolo di mandato. Ecco, io credo che tutti i parlamentari dovrebbero avere la libertà  di esercitare il proprio mandato, anche se non in una logica individualista. Non si può delegare tutto. I parlamentari a 5 Stelle devono avere la libertà  di lavorare. In alcuni casi lo stanno già  facendo e ho sentito anche interventi di qualità ».
Il risultato deludente non è stato causato anche da un eccesso di chiusura e dalla mancanza di interlocuzione con il Pd?
«Posso anche stabilire la linea del “tutti a casa” e “no a tutti”, ma poi devo valutare le conseguenze. Si deve avere la capacità  di confrontarsi con gli altri in Parlamento. Altrimenti si rischia di alimentare una nuova conventio ad escludendum . E probabilmente c’è anche un problema di inesperienza».
La «verginità » politica è nel dna dei 5 Stelle.
«Non ho mai creduto al valore dell’inesperienza, che rivendicano come verginità  dalle compromissioni. Io ci misi molti mesi a imparare. Il Parlamento richiede competenza. So che stanno cercando di rimediare con bravi consulenti».
E ora?
«Ora Grillo e Casaleggio devono rendersi conto che siamo entrati in una fase nuova e che quello che ha determinato il successo non è un ingrediente che può essere replicato all’infinito. Per esempio: alle Europee cosa faranno? Una campagna fortemente antieuropeista, come Berlusconi? Sarebbe un rischio enorme. Cresce enormemente la responsabilità  della sinistra».
Che non sta messa bene.
«Capisco il sollievo del Pd per il voto, ma ci sono problemi che non si cancellano con un’interpretazione consolatoria. Il Pd è un pezzo fondamentale della sinistra, ma non è tutta la sinistra. E deve guardare anche alla società . Il referendum di Bologna, per esempio: c’era una maggioranza schiacciante, sulla carta, per il finanziamento alle scuole private. E invece questa maggioranza è stata spazzata via».

Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera”)

Ps. Nella foto che accompagna il post abbiamo voluto ricordare cosa pensava appena nove mesi fa Rodotà  di Grillo….

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D’ALEMA CONTESTATO DAGLI STUDENTI DEL TASSO

Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile

INSULTI E FISCHI CONTRO L’EX PREMIER NELLO STORICO ISTITUTO DELLA SINISTRA ROMANA

Tempi grami! Anche gli dèi della sinistra devono stare attenti a mettere piede al liceo Tasso: non si guarda più in faccia a nessuno.
E così ieri, proprio mentre si disponeva a tenere una conferenza su «Medio oriente e Africa mediterranea», l’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema si è preso fischi, insulti e l’affronto di uno striscione – «Questa scuola non è una passerella».
Dopo di che non è successo niente, i «contestatori» erano quattro di numero e di fronte all’impassibilità  dell’oratore hanno subito battuto in ritirata, limitandosi a distribuire un volantino nel quale ci si lagnava del fatto che «nel corso di quest’anno il Tasso ha visto diverse conferenze di politici dell’area Pd, presentati come autorità , il cui parere è assolutamente oggettivo e incontestabile. Sorge spontaneo il dubbio che queste iniziative siano un modo di fare propaganda politica di nascosto nella scuola».
Il prestigioso liceo classico si trova a Roma, in Via Sicilia ed è attiguo ad un altro altrettanto prestigioso liceo (scientifico), «Augusto Righi».
Ma mentre il classico è da sempre una roccaforte della sinistra, il Righi aveva la fama di essere di destra.
Mentre allo scientifico andava l’alunno Gianni Alemanno, al classico c’erano Walter Veltroni, Paolo Gentiloni, i Reichlin (Pietro e Lucrezia), Giuseppe Laterza, Ignazio Marino.
«A D’Alema ha detto ancora bene – commenta Pietro Reichlin, ordinario di economia alla Luiss – ai tempi miei era difficile entrare a scuola e parlare per chiunque fosse investito di una qualche carica e fosse un po’ più a destra di Lotta continua».
«Questo si poteva capire allora, però, quando il conflitto politico era esasperato – dice l’ex allievo Gentiloni – ma oggi, francamente, che senso ha respingere una personalità  di alto prestigio e di grande competenza?».

Raffaello Masci
(da “La Stampa”)

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LA SANTA ALLEANZA FRA ALEMANNO E LA CURIA: LA CHIESA DICE NO A MARINO

Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile

VALLINI E FISICHELLA OFFRONO AIUTO E CONSIGLI AL SINDACO… INCONTRO NEGATO AL CHIRURGO PD

Se vuoi un miracolo, terreno, non puoi che bussare in Vaticano.
E il privilegio di cui gode Gianni Alemanno, il sindaco uscente, non è poco rilevante: non deve bussare ai portoni santi perchè quei portoni, già  aperti per il primo turno, sono spalancati per il ballottaggio con Ignazio Marino, cattolico adulto, troppo per essere un interlocutore affidabile.
Non è un mistero, e di trasparenze spesse il Vaticano si ammanta, che Alemanno (giorni fa) abbia incontrato il cardinale Agostino Vallini, plenipotenziario per la diocesi di Roma e monsignor Rino Fisichella, presidente del Consiglio pontificio per la nuova evangelizzazione: strategie, consigli, rassicurazioni.
E non stupisce che la stessa Santa Sede, che osserva con tensione e timore la caduta di Alemanno, abbia rifiutato qualsiasi contatto con il chirurgo, qualsiasi colloquio, seppur diplomatico e formale, che il candidato democratico ha chiesto nelle scorse settimane.
In questi dieci giorni abbondanti che separano la capitale dal prossimo sindaco, il Vaticano è mobilitato, non sono rassegnati, non sono schiacciati dal peso di una rimonta numericamente improbabile, se non proprio impossibile: 12 punti di distacco, il doppio rispetto al primo turno con Rutelli di cinque anni fa, ma Alemanno ci crede, “ce la faremo”.
Un aiuto santo può servire: “Non possiamo consentire la vittoria di Marino, un uomo che vuole secolarizzare la società  italiana. Le parrocchie, i sacerdoti e persino le suore sono chiamate a svolgere un ruolo di protezione”, dicono con enfasi dentro le mura leonine.
Marino ha cominciato la compagna elettorale con quel tratto laico, e non laicista, di un medico che si definisce un cattolico praticante.
Ha promesso il testamento biologico e le unioni civili, temi che fanno inorridire la curia romana: voleva rimarcare i suoi principi, quasi rompere la tradizione che spinge il Campidoglio verso il Vaticano per cancellarne le distanze.
I sondaggi (e il pragmatismo) hanno persuaso Marino: meglio dare segnali distensivi, meglio allargare i confini.
Si è concesso persino un saluto in udienza pubblica con papa Francesco.
E così, mentre Alemanno reggeva lo striscione durante la “Marcia per la vita”, il chirurgo ha smussato, precisato, finanche emanato segnali di comprensione e vicinanza al movimento ultracattolico: “Non partecipo perchè non voglio strumentalizzare politicamente un’iniziativa giusta. Io sono per la difesa della vita in ogni suo stadio, ma non si può prendere parte alla marcia solo perchè le elezioni comunali sono vicine. L’impegno deve essere quotidiano e lontano dai riflettori mediatici”.
Non è bastato, però, per il candidato che vuole condizionare, parole sue, “il governo nazionale istituendo un registro per le coppie omosessuali”.
I collaboratori di Alemanno, per agire in simbiosi e sincrono con la Chiesa, preparano l’offensiva: cartelloni e manifesti per dire che soltanto Gianni può garantire la famiglia tradizionale.
Il sindaco ha recuperato le varie incomprensioni con il cardinale Vallini e, caso più unico che raro, riesce a mettere insieme, fra i suoi grandi elettori, anche Tarcisio Bertone, il segretario di Stato e monsignor Georg Ganswein, assistente personale di Benedetto XVI e asse portante fra il papa emerito e papa Francesco.
L’arcivescovo Rino Fisichella, che conosce la politica e ne espiava i peccati quando era cappellano di Montecitorio, fa da raccordo fra il Campidoglio e il Vaticano, fra Alemanno e i curiali.
Per riconoscenza e ammirazione, il sindaco di Roma — unico amministratore assieme al collega di Brescia, Adriano Paroli — lo scorso gennaio è andato in pellegrinaggio in Terra Santa proprio con Fisichella.
La conferenza episcopale, attraverso il quotidiano Avvenire, non ha coperto le sue posizioni: Marino significa pericolo.
L’ex ministro nel governo di Berlusconi, discepolo non fedelissimo di Gianfranco Fini, ha piazzato capolista l’ex assessore per la famiglia, Gianluigi De Palo, politico di origine ruiniana, nel senso del cardinale Camillo Ruini e del suo metodo pratico di affrontare le istituzioni.
Nè Ignazio Marino nè Alfio Marchini hanno ricevuto ospitalità  dal Vaticano e pensare che Alemanno, per il funerale di Pino Rauti (suocero) ha convocato a Roma Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare a L’Aquila.
D’Ercole, fra i saluti romani, si è dovuto giustificare: “Sono qui per amicizia con Gianni”.

Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano“)

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CINQUESTELLE: E’ SCONTRO TRA DIALOGANTI E TALEBANI IN UN CLIMA DI INTIMIDAZIONE

Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile

ORA SPUNTA L’IDEA DI UN “GRUPPO PONTE”… STRETTA SUI PARLAMENTARI: “I DECRETI LEGGE PRIMA PRESENTATELI SUL BLOG”

Hanno paura, i dissidenti del Movimento 5 stelle.
La notizia della cena di martedì scorso, quando davanti a pizza e birra hanno condiviso il loro malessere, ha creato più problemi di quanto non si aspettassero.
Il post di Grillo che invita chi pensa ancora ad accordi col Pd «ad avviarsi alla porta», la lettera di Roberta Lombardi che dà  loro delle «merde», l’attacco del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio al dialogante per antonomasia Tommaso Currò, la richiesta di espulsione di Lorenzo Battista da parte di una senatrice, sono i segnali di una stretta che temevano, ma che non credevano potesse arrivare così improvvisa e violenta.
Sonia Alfano, l’altroieri, ha raggiunto alcuni di loro in un ristorante di Roma. E li ha trovati così: confusi e spaventati.
La parlamentare europea ex Idv, un tempo sostenuta da Grillo in persona, ha proposto da tempo un percorso comune nel nome della legalità .
Sa che arrivare a formare un gruppo autonomo in Parlamento non è facile, bisogna essere in 20, ma pensa che «anche se non fossero abbastanza il primo giorno, darebbero il via a un effetto domino che neanche i talebani riuscirebbero a controllare».
È sfiduciata, però: «Mancano di coraggio, aspettano tutti che uno di loro faccia il primo passo».
Soprattutto, sperano in una sorta di “gruppo ponte” che nasca dagli scontenti di centrosinistra, quelli contrari al governo di larghe intese, cui poi aderire una volta capito quel che succede all’interno del gruppo.
«Mi hanno contattato alcuni che prima non conoscevo — racconta l’europarlamentare — mi dicono di aver paura del gruppetto dei “pattugliatori”».
I talebani, sempre loro.
Ieri nel mirino è entrato il senatore Lorenzo Battista per un’intervista rilasciata al Messaggero in cui parlava di un possibile accordo col Pd (nel caso in cui Berlusconi facesse cadere il governo).
Una senatrice ne ha chiesto l’espulsione.
Lui non commenta, non vuole alimentare le polemiche, ma altri, al suo posto, dicono netti: «È una tecnica. Come Grillo che invita sul blog ad andar via, come Crimi che parla di mele marce senza fare nomi. Si chiama intimidazione».
Va quasi peggio a Tommaso Currò, che viene attaccato frontalmente dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio in un post su Facebook.
Se la prende per le parole dette in un’intervista, Di Maio, parla di «malafede», di una persona che vuole male al gruppo, si augura che così ne rimangano in pochi, si chiede che cosa stesse facendo il catanese mentre gli altri erano a lavoro, e insinua: «Forse era a parlare di strategie con la stampa».
Una chiara minaccia di scomunica, alla quale anche il deputato siciliano sceglie di non rispondere.
In un corridoio della Camera fa spallucce e ripete piano: «Dicano quel che vogliono».
Il più vicino a uscire, comunque, sembra essere Adriano Zaccagnini.
Da tempo critico con la gestione del gruppo, dopo l’intervista a Repubblica il deputato a 5 stelle non ha voluto fare altri commenti post voto.
Aspetta la riunione congiunta di oggi per dire quel che pensa, ma annuncia che prima sarà  a un incontro della rivista Left con Salvatore Settis: «Sul manifesto c’è un’immagine molto bella, un agricoltore in un campo di libri con una penna in mano». Poi svela un dettaglio non da poco: «C’è un nuovo protocollo per i nostri disegni di legge. Adesso, prima di presentarli, dovremo metterli per 48 ore sul blog. E poi farli approvare dall’assemblea».
Il che vuol dire che quel po’ di libertà  che alcuni parlamentari si erano concessi finora ha già  fatto in tempo a dar fastidio.
Tancredi Turco, altro dialogante, non ha paura di definire i risultati elettorali «una batosta», e dice che il post di Grillo “Fuori chi vuole accordi col Pd” non lo convince del tutto.
«Io una porticina la lascerei aperta, non sarei così drastico ». Quanto alle espulsioni, «sono certo che Beppe sia come un bravo padre di famiglia. Non caccerà  nessuno per qualche dichiarazione ».
Sarà , ma l’aria è pesante.
Alla vigilia della riunione congiunta di questo pomeriggio alle quattro e mezza, la mail con cui Roberta Lombardi (ufficialmente a casa con la febbre) ha inviato ai deputati tutta la sua rabbia, non fa sperare in un cielo sereno.

Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica”)

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LETTA: “RENZI VUOLE FARMI ANDARE FUORI STRADA”, VERDINI: “IL PORCELLUM E’ LA NOSTRA POLIZZA SULLA VITA”

Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile

IL PREMIER HA RIVISTO IL FILM DELLA BATTAGLIA PER IL QUIRINALE. PD DIVISO, RENZIANI SCATENATI E MALUMORI DIFFUSI

Stavolta in gioco c’era il governo, il suo. È finita bene, con il gruppo democratico che ha tenuto sulle riforme e isolato il dissenso.
Ma il premier teme altre repliche, nuovi problemi e soprattutto sa che Matteo Renzi non mollerà  facilmente la presa. «Voi volete buttare il governo fuori strada. E mandarlo a sbattere», ha detto in faccia al ribelle Roberto Giachetti, vicinissimo al sindaco di Firenze.
Poi, Letta e Giachetti si sono spiegati e si sono capiti. Ma certo Renzi ieri non ha fatto nulla per evitare che il governo inciampasse sulla legge elettorale.
Quando ha telefonato a Giachetti, anzi, lo ha invitato ad andare fino in fondo.
«Ma come fanno a chiedere a te, che hai fatto quattro mesi di sciopero della fame, di ritirare la mozione sul Matterellum? Che c’entra il governo? È un atto di indirizzo parlamentare. Non ti fermare, Roberto».
Il governo, e la solidità  del Pd, ossia del partito del presidente del Consiglio, in realtà  c’entravano, eccome.
Altrimenti ieri l’asse che collega Palazzo Chigi e Largo del Nazareno non avrebbe vissuto un giorno sul filo del rasoio.
Con un occhio inevitabile puntato sulle mosse del centrodestra.
Per Silvio Berlusconi il Mattarellum, ovvero il sistema maggioritario con i collegi uninominali e una piccola quota proporzionale, è il male assoluto, una trappola da evitare a tutti i costi, sarebbe la tomba del berlusconismo e il potenziale strumento per un’alleanza tra sinistra e Movimento 5stelle.
Ecco perchè la legge “porcata”, almeno fino a quando non sarà  completato il processo di riforma costituzionale, non va toccata, nemmeno con delle correzioni light.
I falchi del Pdl lo hanno fatto capire (alzando la voce) al ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, faticosamente preso in mezzo tra le preoccupazioni di Giorgio Napolitano e i diktat dei suoi.
«Nell’ordine del giorno, la legge elettorale non va nemmeno sfiorata – ha tuonato in una riunione notturna Denis Verdini – . Lo volete capire che noi il Porcellum ce lo dobbiamo tenere, che è la nostra polizza sulla vita?».
L’accusa che Renzi e i suoi parlamentari rivolgono a Dario Franceschini e a Letta è appunto quella di aver «ceduto di nuovo a un ricatto di Berlusconi, come sull’Imu».
E di ricatto in ricatto, il Partito democratico finirà  schiacciato dal Pdl.
«Ma a me nessuno può dirmi che sono un difensore del Porcellum – si ribella Letta – . Nessuno, questo dev’essere chiaro. Mi sono battuto, anche prima dello sciopero della fame di Giachetti, per cambiare quella legge lo scorso anno. La mia associazione “360” lanciò anche il count down per incardinare la riforma in Parlamento».
Con Renzi il chiarimento è stato freddo, senza diventare tempestoso. Democristiano, insomma. Uno scambio di sms.
«Non c’entro niente», quello del sindaco. «La mozione però è sbagliata», quello del premier.
Di certo, c’è che il Pd, appena pacificato e appena uscito da un turno delle amministrative positivo per le sue sorti e per l’esecutivo, appare di nuovo un accampamento di tribù litigiose. Roberto Speranza, il giovane capogruppo della Camera, ha deciso di uscire dall’impasse con la prova di forza in assemblea.
Mettendo ai voti le mozioni: una conta che Speranza ha vinto e che in aula si è trasformata in un trionfo perchè i numeri finali hanno sancito due diverse linee dentro le componenti renziane e veltroniane.
Qualcuno ha votato il documento della maggioranza, qualcun altro è uscito dall’aula
in dissenso.
Ma si è riaperta una caccia all’uomo dentro al Pd. E quell’uomo è in particolare Renzi.
Secondo Beppe Fioroni soffre di «ansia da prestazione» che sfoga sulla tenuta dell’esecutivo.
Quanto a Giachetti «un vicepresidente della Camera votato da centinaia di noi, dopo aver preso atto della decisione del gruppo, o ritira la mozione e se ne va dal partito», dice il deputato cattolico.
Nico Stumpo, bersaglio fisso del sindaco di Firenze, scherza: «Se quelli di Matteo fanno casino, voglio cominciare anch’io. Proporrò una mozione per accorpare Firenze e Prato».
Il veltroniano Andrea Martella denuncia le troppe pressioni dentro il centrosinistra. «Io non mi faccio condizionare da operazione strumentali, da qualunque parte vengano ».
Il pericolo sono le manovre tattiche, il tiro al bersaglio sul governo, il tentativo di togliergli una visione di lungo periodo.
E la sofferenza del Pd nell’alleanza col Pdl, è testimoniata dal documento di 43 parlamentari critici con il percorso delle riforme scelto da Palazzo Chigi.
Rosy Bindi l’ha firmato e con i colleghi commenta: «Io la pacificazione con loro non la farò mai. A meno che un giorno Berlusconi vada in televisione e dica: Rosy, sei bella».

Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica“)

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INTERVISTA A GIACHETTI: “L’HANNO DATA VINTA AL PDL, VOTEREMO COME IN PASSATO”

Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile

“A PAROLE TUTTI DICONO CHE VOGLIONO CANCELLARE IL PORCELLUM, NEI FATTI LO VOGLIONO MANTENERE A VITA”

«Intempestivo io? E certo, dopo aver atteso anni per cambiare il Porcellum, di questo passo ne attenderemo altri dieci. Addio, hanno preferito bocciare la mia mozione e darla vinta al Pdl. La riforma elettorale è rimandata alle calende greche».
E ora, Roberto Giachetti, vicepresidente democratico della Camera?
«E ora, in qualsiasi momento dovesse andare in crisi il governo, è chiaro che andremo a votare nuovamente con la legge di Calderoli. Chissà  se la Consulta si pronuncerà  e in che modo. A quel punto, larghe intese tutta la vita».
Il premier Letta ha provato a dissuaderla?
«Mi ha chiamato in mattinata, mi ha chiesto in modo molto amichevole di ritirare la mozione. Gli ho spiegato che non potevo farlo, che era una battaglia per la quale ho messo a repentaglio la mia salute, che mi ero limitato a mettere per iscritto 15 giorni fa quanto lui e il governo avevano sostenuto fino all’altro ieri. Cioè che il Porcellum andava cancellato. Non ha insistito, mi conosce bene».
Poi, in aula, l’ha accusata di mettere il carro davanti ai buoi per farlo deragliare.
«È il governo che si mette fuori strada da solo, su questa storia».
Il suo Pd l’ha lasciata solo.
«Falso. Settanta delle 98 firme alla mozione sono del Pd. E ne sono state ritirate solo 17. Andate a controllare gli assenti al voto: almeno una cinquantina tra prodiani e renziani hanno preferito non presentarsi piuttosto che votare contro il testo».
Confessi, ha sperato in una spaccatura del partito, sulla scia di quanto avvenuto per l’elezione del capo dello Stato.
«Io sono tra coloro che ha votato con convinzione Prodi. Magari questo sospetto lo alimenta qualcuno che quel giorno ha fatto altre operazioni. Ho preso l’iniziativa della mozione in tempi non sospetti».
La Finocchiaro dice che il suo è stato un atto di prepotenza.
«Proprio lei che fino a pochi giorni fa aveva presentato un ddl per tornare al Mattarellum? So solo che dopo 123 giorni di sciopero della fame, l’anno scorso, quando ero sull’orlo di un’emorragia l’unica persona che mi ha scritto è stato il presidente Napolitano. E anche in questi 15 giorni dalla presentazione della mozione, nessuno nel Pd si è preoccupato di aprire un confronto».
Si è ribellato. Teme ripercussioni interne?
«Per niente. Mi inventerò qualcosa per riprovarci. Figurarsi se mi arrendo. È il mio contributo per il bene del Pd. E dei suoi elettori, stanchi di andare al voto con questo sistema».
Accusano lei, renziano, di agire per conto del sindaco. A proposito, lo ha sentito?
«Accusa ridicola. Tra i firmatari c’è di tutto. Mi ha chiamato martedì sera, mi ha chiesto spiegazioni. Ha compreso le mie ragioni. Tutto è finito lì».
E infine in aula è diventato la bandiera del M5s, che ha votato a favore.
«Si, dopo le loro molteplici giravolte sul tema. Astuzie e tatticismi che non mi interessano. Sono e resto democratico».

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