Luglio 16th, 2015 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE DELLA LIGURIA E IL SINDACO DI ALASSIO DENUNCIATI PER L’ORDINANZA CHE DISCRIMINA GLI IMMIGRATI
Finisce in Procura la questione dei migranti il Liguria.
Ieri, a Savona, è stata depositata una denuncia penale nei confronti del sindaco di Alassio, Enzo Canepa, autore della famosa ordinanza anti-profughi, per violazione del principio di eguaglianza .
«Nella nostra denuncia, abbiamo anche chiesto alle Autorità di valutare se si possa riscontrare nella ordinanza del Comune di Alassio la violazione dell’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea che al comma 2 dice: “… è vietata qualsiasi discriminazione fondata sulla cittadinanza…” e in caso positivo, abbiamo chiesto che in base a tale articolo venga dichiarata nulla l’ordinanza del Comune di Alassio e dei Comuni che l’hanno condivisa», spiega la proponente Aleksandra Matikj, Presidente del Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione.
Sono stati denunciati anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, l’assessore regionale Stefano Mai, ex sindaco di Zuccarello e i sindaci di Ortovero, Andrea Delfino, Vendone, Pietro Revetria, Erli, Candido Carretto e Garlenda, Silvia Pittoli.
La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea è recepita nell’articolo 6 della versione consolidata del Trattato sull’Unione Europea (Tue), ha quindi valore costituzionale e prevale sulla legislazione nazionale in caso di contrasto con essa.
Non solo: si applica ad ogni persona indipendentemente dal fatto di essere cittadino di uno Stato europeo o no.
«La Carta in svariate sentenze è considerata fonte di Diritto», prosegue Aleksandra Matikj.
I proponenti spiegano che quanto all’articolo 3 della Costituzione, la Corte costituzionale ha accolto, nella sentenza 120 del 1967, il punto di vista che il principio di eguaglianza, pur essendo nell’art. 3 della Costituzione riferito ai cittadini, debba ritenersi esteso agli stranieri allorchè si tratti della tutela dei diritti inviolabili dell’uomo, garantiti allo straniero anche in conformità dell’ordinamento internazionale.
«L’ordinanza del Sindaco di Alassio, che vieta l’ingresso nel suo Comune agli immigranti sprovvisti di certificato sanitario, è una forma di discriminazione inaccettabile in un paese democratico come l’Italia e che la legittima tutela della salute dei cittadini non ha nulla a che fare con allarmistici proclami in cui lo spettro di malattie disparate come ebola, AIDS, tubercolosi o scabbia».
«È ancora più grave – continuano – che il Presidente Toti abbia condiviso questa ordinanza, oltre a pronunciarsi continuamente contro noi Immigranti in Liguria, sollecitando prefetti e sindaci ad opporsi a nuovi arrivi sul territorio. Onerosa anche la condotta dei vicini comuni di Zuccarello, Ortovero, Vendone, Erli e Garlenda che hanno adottato la sentenza del Sindaco Canepa. Riteniamo gravissimo il provvedimento del Sindaco di Alassio che con la scusa di un’ordinanza sanitaria si rifiuta di accogliere pochi migranti. Per questo, anche noi abbiamo chiesto alla nostra Magistratura che questa ordinanza venga immediatamente ritirata».
Aleksandra Matikj cita anche l’episodio avvenuto sulle spiagge di Alassio dove si è visto il sindaco muoversi per chiedere ai migranti se avessero una dimora e il certificato obbligatorio minacciandoli che, in caso contrario, sarebbero stati accompagnati forzatamente al confine e multati per aver violato la deliberazione del primo cittadino. «Imbarazzante», lo bolla.
«Noi siamo preoccupati per la situazione in Liguria che sta sempre peggiorandosi. Temiamo che queste continue richieste contro noi immigrati possano creare anche del disordine pubblico e dei veri e propri atti di razzismo, nazionalismo e violenza. Crediamo inoltre che la Liguria debba tornare ad essere una regione accogliente come auspica anche il cardinale Angelo Bagnasco seguendo le parole di Papa Francesco. Vogliamo una Liguria anche per chi, come noi, non la vuole piena di odio nei nostri confronti, un odio istigato da chi dovrebbe mettere l’ordine e l’armonia tra le persone e non creare degli episodi che durante la Giunta precedente mai si siano verificati negli ultimi 10 anni. Questo nuovo clima spaventa, è pericoloso e va fermato subito».
Della causa si occuperà l’avvocato Giorgio Bisagna, il quale aveva già chiesto ai magistrati di valutare la sussistenza del reato di istigazione all’odio razziale nelle parole di Anna Giulia Giovacchini, leghista a capo della commissione Tutela animali del Comune di Monza, perchè scrisse: «Immigrati annegati? Un motivo in più per non mangiare tonno».
(da “il Secolo XIX“)
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Luglio 16th, 2015 Riccardo Fucile
PIU’ 120.000 EURO PER OGNI GIORNO IN CUI LA NORMA E’ STATA VIOLATA
La Corte di giustizia Ue ha condannato oggi l’Italia al pagamento di una multa di 20 milioni di
euro per il mancato adeguamento alle regole Ue del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in Campania.
La multa sarà inoltre maggiorata di 120,000 euro per ogni giorno di mancata applicazione delle regole Ue dal giorno della sentenza, si legge in una nota della Corte Ue
La Corte europea aveva già condannato l’Italia su questa vicenda nel marzo del 2010.
Non avendo l’Italia messo in atto quella sentenza, la Corte ha inflitto al paese una multa, come prevede la procedura di infrazione Ue.
Nonostante le migliaia di infrazioni avviate dalle istituzioni Ue contro gli stati membri, solo una decina si sono tradotte in multe, e soltanto a seguito di prolungate inadempienze.
L’Italia ha già il primato negativo della multa più pesante mai inflitta dalla Corte, quella dello scorso dicembre sulle discariche illegali, per cui l’Italia è stata condannata a pagare un’ammenda forfettaria di 40 milioni di euro a cui sono previste aggiungersi penalità fino a un massimo di 42,8 milioni per ogni semestre che passerà dalla sentenza di dicembre fino alla messa in regola delle discariche illegali.
La Corte mette in evidenza in particolare il problema dell’eliminazione delle ecoballe nonchè “il numero insufficiente di impianti aventi la capacità ? necessaria per il trattamento dei rifiuti urbani nella regione Campania.”
In una nota che accompagna la sentenza odierna, la Corte sottolinea inoltre che “tenuto conto delle notevoli carenze nella capacità della regione Campania di smaltire i propri rifiuti, è possibile dedurre che una siffatta grave insufficienza a livello regionale può compromettere la rete nazionale di impianti di smaltimento dei rifiuti,” e conclude che “ciò può compromettere seriamente la capacità ? dell’Italia di perseguire l’obiettivo della autosufficienza nazionale nello smaltimento dei rifiuti.”
Quanto alla multa, la Corte giustifica l’importo molto cospicuo sottolineando che “un inadempimento dell’Italia in materia di rifiuti è stato constatato in più di 20 cause portate dinanzi alla Corte.”
Nella nota si precisa che per quanto riguarda la penalità giornaliera di 120.000 euro, essa è suddivisa in tre parti, ciascuna di un importo di 40.000 euro, calcolate per categoria di impianti, cioè le discariche, i termovalorizzatori e gli impianti di trattamento dei rifiuti organici, che dovranno tutti essere messi a norma, pena ulteriori sanzioni.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 16th, 2015 Riccardo Fucile
“E’ IN ATTI SECRETATI”: LA RISPOSTA DEL SETTIMANALE
La telefonata tra Rosario Crocetta e Matteo Tutino non è negli atti della Procura di Palermo. E non è nelle telefonate “registrate” dai carabinieri del Nas “nel corso delle operazioni di intercettazione nei confronti di Tutino”.
Il procuratore Franco Lo Voi ha smentito ufficialmente che agli dell’inchiesta sul primario dell’ospedale Villa Sofia di Palermo e medico personale del titolare di Palazzo d’Orleans vi sia la frase “la Borsellino va fermata, va fatta fuori come suo padre”.
L’Espresso, da parte sua, conferma la notizia, che emerge dalla consultazione delle intercettazioni del “2013 e fa parte dei fascicoli segretati”.
Comunicato dell’Espresso
“L’Espresso ribadisce quanto pubblicato. La conversazione intercettata tra il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e il primario Matteo Tutino risale al 2013 e fa parte dei fascicoli segretati di uno dei tre filoni di indagine in corso sull’ospedale Villa Sofia di Palermo”.
Alla notizia della smentita della Procura, Rosario Crocetta è scoppiato a piangere, un’altra volta, in quella che è stata la sua giornata più difficile da Presidente della Regione Sicilia: “E’ vero che la Procura smentisce? Oggi mi hanno ammazzato…”.
Al telefono con l’Ansa singhiozza. “Perchè… perchè”, ripete. “Ma quanto è potente questa mafia che mi vuole fare fuori?”, continua. “Avrei potuto anche farla finita oggi…”. “Metodo Boffo? Peggio, d’ora in poi si può parlare di ‘metodo Crocetta’. Volevano farmi fuori”, aggiunge il Governatore.
Dalle 9 di questa mattina a circa mezz’ora fa i Nas dei carabinieri ma anche i magistrati hanno riascoltato tutte le intercettazioni registrate nell’ambito dell’inchiesta. “La mia vita dovrebbe già parlare abbastanza chiaramente. Io non sono Cuffaro, condannato che restava lì a gestire la Regione siciliana. Io ho scelto una missione, questa missione se è possibile portarla avanti, altrimenti fa nulla. Lasciatemi nella mia sofferenza e nel mio dolore. Io mi sento…. mi lasci stare per favore”.
E Rosario Crocetta scoppia in lacrime. Il presidente della Regione siciliana si è autosospeso dalla carica e ha attribuito le sue funzioni al deputato del Pd, Baldo Gucciardi, entrato in giunta solo due giorni fa come assessore alla Salute.
La sospensione arriva dopo che il sottosegretario Davide Faraone, luogotenente di Renzi in Sicilia, ha attaccato: “Le sue dimissioni sono inevitabili”.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 16th, 2015 Riccardo Fucile
GAFFE INTERNAZIONALE: “CI HA UMILIATO”
Il giornale locale Nairobi News ha raccontato la gaffe internazionale del nostro premier in un
pezzo intitolato “Umiliazione, il premier italiano indossa il giubbotto antiproiettile allo State Hause” .
A tradirlo una stretta di mano un po’ sbilanciata.
La giacca che sembra squadrata e invece semplicemente sta nascondendo il giubbotto antiproiettile.
La brutta figura di Matteo Renzi arriva dopo la sua affermazione “la sicurezza inizia con voi”.
E si è visto come si sentiva sicuro…
Possiamo solo immaginare l’imbarazzo del presidente del Kenya.
Ma Renzi non l’ha indossato solo in quella occasione, il giubbotto si è intravisto anche durante la visita all’Università di Nairobi (forse il luogo più sicuro del Paese) per una conferenza pubblica in ricordo delle vittime degli attentati.
(da Corriere della Sera – Globalist”)
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Luglio 16th, 2015 Riccardo Fucile
“SE MI ARRESTANO, FATE LA RIVOLUZIONE”… “TOGLIERMI IL VITALIZIO E’ STATO UN VERO AFFRONTO”
“Forza Italia resta, anzi tutti gli azzurri devono darsi da fare per una nuova grande avventura democratica. Penso nel futuro a una grande casa della speranza aperta a tutti, a club, comunità , partiti, movimenti….”.
Silvio Berlusconi nega qualsiasi intenzione di rottamare Forza Italia, smentendo le notizie apparse sulla stampa: “Da Repubblica solo menzogne, solo un folle potrebbe pensare di rottamare Fi e chi combatte al suo fianco”, ha detto all’Assemblea degli amministratori azzurri.
Nessun nuovo partito, ribadisce Berlusconi. Tuttavia non nasconde le sue riflessioni su un nuovo progetto politico, che non metta da parte Forza Itala ma che piuttosto allarghi il partito: una Grande Casa, appunto, composta da varie forze e movimenti politici.
Richiama per certi versi il Partito della Nazione di Renzi: “Bisogna presentare a chi non vuole andare a votare una grande casa della speranza, qualcosa in cui possano entrare tutti. Tutti i protagonisti devono venire dalla vita vera, dalla società civile. E poi venti saggi che formeranno un governo formato di persone che tutti sanno essere competenti e oneste”, ha quindi continuato Berlusconi.
“Forza italia deve essere il lievito di questa grande crociata di democrazia e libertà . Ho buttato giù qualche idea, cinque idee: meno tasse e meno stato; più aiuti a chi ha bisogno, più sicurezza, più garanzie ovvero riforma della giustizia”.
Berlusconi poi, intervenendo a ‘Futuro Comune’, la conferenza nazionale degli amministratori locali FI, lancia una “scommessa”, riferendosi alla sua condanna in primo grado per la compravendita dei senatori all’epoca della caduta del Governo Prodi: “Regalo 200 milioni di euro a chi riesce a dimostrare che ho dato 2 milioni a De Gregorio”. “Sarebbe facile per me andare da qualche altra parte, alcune volte ne ho avuto una voglia, ho un senso di responsabilità che mi frega e sono qui ad affrontare la sinistra ed i Pm – ha aggiunto Berlusconi – Ed io non avendo più nulla rischio di finire in galera e se questo dovesse accadere: Cristo io spero che facciate un minimo di rivoluzione..”
Quanto alla revoca del suo vitalizio, essendo stato condannato in via definitiva per il processo sui diritti tv, Berlusconi ha parlato di “affronto”: “Ora mi hanno anche tolto il vitalizio. A me, dopo 20 anni di Parlamento e 10 di governo del Paese… Togliermi anche il vitalizio è stato un vero affronto”.
L’ex premier, nel ripercorrere le tappe dalla caduta del suo governo nel 2011 con le dimissioni, poi la sentenza Mediaset e la decadenza da senatore, cita anche gli ultimi due ‘episodi’, lo stop al vitalizio per la condanna definitiva e l’accompagnamento coatto disposto dal tribunale di Bari nel’ambito del processo a Tarantini: “Poi sono andato a Bari, 52 secondi, mi sono seduto e ho detto che mi avvalevo della facoltà di non rispondere. Mi hanno detto ‘bene, si accomodi’. E per questo serviva l’accompagnamento coatto del cittadino Silvio Berlusconi?”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 16th, 2015 Riccardo Fucile
TRA RIFERIMENTI A PREZZOLINI E MODELLO ORGANIZZATIVO LEGGERO, FITTO LANCIA LA SFIDA A BERLUSCONI
Un leone blu con bande tricolore e la scritta Conservatori e Riformisti: nel pomeriggio Raffaele
Fitto ha presentato il nuovo simbolo del partito a cui ha dato vita, insieme a Daniele Capezzone e ad oltre 30 parlamentari.
Nell’Auletta stracolma dei Gruppi in Via di Campo Marzio, di fronte a Geoffrey Van Orden, esponente di spicco dei Conservatori inglesi, vicepresidente del Gruppo ECR dei Conservatori e Riformisti Europei al Parlamento europeo, e guida della New Direction Foundation, think-tank internazionale del mondo conservatore, c’è stata la prima uscita ufficiale del nuovo partito, con la presentazione del programma che si ispira in molte parti ai conservatori inglesi.
Per quanto riguarda l’economia, Stato leggero, meno tasse (addirittura 40 miliardi in meno), riduzione della spesa e forte vocazione aziendalista.
Per quanto riguarda l’Europa, i vincoli europei non devono essere un dogma: a partire dal muro del 3% e dalla contestazione del Fiscal compact.
Per quanto riguarda la collocazione politica Fitto ha ribadito: “Siamo collocati nel centrodestra in modo assolutamente chiaro e non discutibile. Siamo impegnati nel centrodestra in modo alternativo al governo Renzi. Non vogliamo mettere in campo in alcun modo un sottobosco di accordi sottobanco”.
Poi il riferimento a Prezzolini, anche in un video: “”Il vero conservatore guarda indietro per andare avanti”; “per un vero conservatore lo Stato dovrebbe essere forte ma anche minimo”; “un vero conservatore nell’Italia di oggi, in cui non c’è quasi nulla da conservare, è un innovatore”.
Quanto al modello organizzativo, la novità è che non ci saranno cariche calate dall’alto, anzi non ce ne saranno proprio nella prima fase: “Sul sito di conservatori e riformisti permetteremo a tutti di partecipare e fare proposte con Facebook e Twitter. Il nostro programma e il nostro modello organizzativo lo presenterEmo solo dopo avere ascoltato chi vuole contribuire al progetto”.
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Luglio 16th, 2015 Riccardo Fucile
SEL PER ORA PRENDE LE DISTANZE E PENSA A UN APPOGGIO ESTERNO
La «fase due», quella del rilancio e della «supergiunta», rallenta prima ancora di cominciare.
Dopo l’addio del vicesindaco Luigi Nieri, adesso è Sel a sfilarsi dalla maggioranza e a scegliere «l’appoggio esterno».
Così, adesso, «in questa situazione è difficile reggere», dicono i parlamentari renziani. Dopo aver perso o liquidato sette assessori in due anni, ora Marino deve risolvere anche la «grana» di una maggioranza che, oggi, in questo clima di strategie da rimpasto, appare spaccata.
Ma non è l’unico problema.
Ignazio Marino, che al mattino cita Ernesto Guevara e al pomeriggio vola a Losanna per presentare la candidatura di Roma 2024, a metà giornata incontra il commissario del Pd romano, Matteo Orfini.
Riunione non semplice: perchè Orfini vorrebbe un rimpasto corposo – c’è chi dice che voglia cambiare metà della squadra, almeno quattro o cinque assessori – e così Marino, che nelle scorse settimane aveva provato a proporre soluzioni più «chirurgiche», attende proposte.
Solo che il punto è: chi accetta di imbarcarsi in un’avventura che, in attesa della decisione di Alfano sullo scioglimento, appare comunque complicata?
C’è una cosa che dice Matteo Orfini: «Non è neanche detto che il prossimo vicesindaco sia del Pd».
Così non si può escludere nulla: neanche che in questa trattativa che dovrebbe condurre alla «fase due» il posto che fu di Luigi Nieri venga confermato a Sel – così da ritrovare la sintonia di coalizione – con l’ingresso in squadra di personalità di livello nazionale. Tra i papabili, secondo i rumors del Campidoglio, lo stesso Nichi Vendola.
Difficile fare previsioni, naturalmente: visto che la stessa vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani, spiega che dopo la relazione del prefetto Gabrielli, che dà parere negativo allo scioglimento del Comune, e le parole del procuratore Pignatone che individuano «una discontinuità e anche la possibilità di continuare l’azione di governo attendiamo fiduciosi la relazione del ministro Alfano.
Da quel momento in poi sarà possibile ragionare sulla maggioranza politica e anche sugli assetti».
Di certo, la soluzione per Roma non è semplice: una volta risolta la partita del vicesindaco (tra gli altri candidati sembra esserci Alfonso Sabella, il magistrato antimafia adesso assessore alla Legalità della Capitale) rimangono sul tavolo sia le altre caselle da sistemare sia, appunto, la partita con Sel.
Per il vicepresidente della Regione, Massimiliano Smeriglio, «la verità è che Sel, a Roma, da ora è in appoggio esterno alla giunta Marino. Adesso sta al sindaco spiegare alla città cosa vuole fare e con quale squadra».
E la replica del Pd non si fa attendere: «È un errore».
Non sarebbe il primo, a Roma, e c’è chi dice che rischierebbe di essere l’ultimo.
Alessandro Capponi
(da “il Corriere della Sera“)
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Luglio 16th, 2015 Riccardo Fucile
LA FIGLIA DI PAOLO: “MI VERGOGNO PER LORO”… TUTTI ORA CHIEDONO LE DIMISSIONI DI CROCETTA CHE NEGA DI AVER SENTITO QUELLA FRASE: “VA FERMATA, VA FATTA FUORI COME SUO PADRE”
“Mi auto-sospendo immediatamente da presidente della Regione”.
Così all’Ansa il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, sull’onda delle polemiche per le intercettazione della telefonata col suo medico Matteo Tutino che parlando di Lucia Borsellino dice: “Va fermata, va fatta fuori come suo padre”.
Il sottosegretario Davide Faraone, luogotenente di Renzi in Sicilia, attacca: “Le sue dimissioni sono inevitabile”.
Un’altra bufera si abbatte sul Presidente della Sicilia Rosario Crocetta.
La frase del medico del Governatore sulla figlia del magistrato Paolo Borsellino, Lucia, riportata in esclusiva da L’espresso, a cui Crocetta ha ‘risposto’ restando in silenzio, ha innescato una lunga scia di reazioni rabbiose nei confronti del titolare di Palazzo d’Orleans.
La Borsellino “va fermata, fatta fuori. Come suo padre”. “Non l’ho sentita… non l’ho sentita quella frase…”, dice Crocetta all’Ansa.
Cerca di darsi una spiegazione: “Forse una zona d’ombra, forse è caduta la linea… “.
“La prova che non l’ho sentita sta nel mio silenzio”, aggiunge.
“Sono veramente allucinato – insiste – Sono addolorato, sconvolto”. “Se avessi sentito quella frase – prosegue – avrei reagito con durezza, non si scherza su queste cose. Quella frase colpisce tutte le persone che combattono la mafia. Posso essere stato destinatario di un messaggio così crudele?”.
Matteo Tutino è il medico vicino al Presidente arrestato nell’ambito di una inchiesta sull’ospedale Villa Sofia.
Contattata dall’Ansa, la diretta interessata Lucia Borsellino ha dichiarato di sentirsi “intimamente offesa e provare un senso di vergogna per loro. Non posso che sentirmi così”.
Da parte sua, Crocetta dice di essere la vittima di una querelle politica: “Voglio essere sentito dai magistrati su questa storia della frase di Tutino, farò una richiesta formale. Quello che mi sta accadendo oggi è la cosa più terribile della mia vita”.
Da quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, Renzi ha chiamato questa mattina presto – prima telefonata del giorno – Lucia Borsellino, alla quale il premier ha mandato un abbraccio di solidarietà .
Lucia Borsellino ha rassegnato le sue dimissioni da assessore alla Sanità proprio dopo l’arresto di Tutino.
Dopo l’ennesimo passo indietro nella giunta regionale siciliana, il Pd aveva presentato una mozione di sfiducia.
La telefonata e il silenzio di Crocetta hanno appiccato di nuovo il fuoco della polemica.
Dal Pd al Movimento 5 Stelle, da Sel al Nuovo Centrodestra, tutte le forze politiche chiedono al Governatore di dimettersi.
“Il passo indietro glielo chiedo io visto che questo Pd non glielo chiederà mai. Il mio è un ultimatum al presidente e al Partito democratico: entro il 19 luglio Crocetta deve consegnare le sue dimissioni e già oggi il Pd deve uscire dalla giunta”, dice il dem Fabrizio Ferrandelli, vicepresidente dell’Antimafia regionale.
Anche il senatore renziano Andrea Marcucci non offre la sua spalla a Crocetta: “Io sto con Lucia Borsellino. Le offese, le minacce, il silenzio, si commentano da sole”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 16th, 2015 Riccardo Fucile
NESSUNO CHE MANDI A ZAIA UN AVVISO DI GARANZIA PER APOLOGIA DI REATO…UNO STATO IMBELLE IN MANO A FACINOROSI RAZZISTI
L’arrivo di 101 profughi a Quinto di Treviso ha scatenato la teppaglia locale che nella notte tra mercoledì e giovedì si è introdotta illegalmente negli appartamenti destinati ai richiedenti asilo, ha portato in strada i mobili e infine ha dato fuoco alle masserizie in segno di protesta.
Secondo la Tribuna di Treviso, ci sarebbe stata anche una rissa tra alcuni abitanti della zona e due operatori della cooperativa incaricata di gestire i profughi.
Luca Zaia, governatore del Veneto, ha commentato: “La gente ha fatto bene. Questa è una situazione intollerabile. Ora dichiaro guerra al Prefetto”.
Scrive il Corriere del Veneto:
Nella notte un gruppo di cittadini ( non cittadini, ma delinquenti n.d.r.) ha aperto (leggi violato n.d.r.)un alloggio destinato ai richiedenti asilo portando fuori letti e televisori e dandogli fuoco. La tesi originale dei sedicenti residenti sarebbe che «Hanno trasformato le nostre case, che abbiamo pagato col mutuo, in un campo profughi. Devono andarsene di qui».
Come se fossero loro anche gli appartamenti di altri.
Nel mattino Luca Zaia si è recato a visitare il luogo dell’assalto e ha usato parole durissime contro la Prefettura di Treviso, lodando la resistenza dei cittadini contro l’arrivo degli stranieri: “Se ne devono andare”.
I residenti hanno annunciato che le iniziative di protesta continueranno ad oltranza fino a che i profughi non saranno allontanati.
La tensione sale di minuto in minuto.
All’ora di pranzo questa teppaglia ha bloccato l’arrivo di cibo ai migranti.
Polizia e carabinieri sorvegliano l’area e i residenti si ostinano a non voler tornare in casa dopo che molti di loro hanno passato la notte all’aperto, dormendo in tenda.
Ironia della sorte, proprio nei giorni scorsi numerosi profughi di origine africana aveva aiutato i residenti di Dolo e Mira a sgomberare i detriti del tornado.
Forse qualcuno non ha ancora compreso:
1) Lo Stato sistema i profughi in proprie strutture dove meglio di pare, non esistono zone franche per i razzisti.
2) Chi ha violato un domicilio e incendiato mobili ha commesso un reato e va arrestato, come qualsiasi altro delinquente
3) Se qualcuno commette apologia di reato va denunciato e ne risponde in tribunale. Non solo, va commissariato in quanto l’istigazione a delinquere non è ammissibile per un pubblico amministratore
4) Le manifestazioni non autorizzate vanno sciolte, non solo a Napoli per chi scende in piazza a favore dei camorristi, ma anche per chi lo fa in Veneto a favore di delinquenti locali.
5) Se non vogliono rientrare a casa, sono cazzi loro, possono restare per strada fino al capodanno padagno o fino a quando non comprenderanno le regole del vivere civile.
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