Settembre 29th, 2017 Riccardo Fucile
EVVIVA LA TRASPARENZA: IL MARITO HA MOLTE CARICHE NELLE AZIENDE DEL SETTORE
Quando ad agosto ilfattoquotidiano.it ha scritto della vendita a uno dei più importanti gruppi del marmo di alcune quote societarie da parte di Sarah Scaletti, attuale assessora alla Tutela dell’ambiente di Carrara, in comune è scoppiato il putiferio.
Con strascichi arrivati fino ai giorni scorsi: la capogruppo del Pd Roberta Crudeli che ha presentato un’interrogazione per chiedere conto al sindaco del M5S Francesco De Pasquale di quello che definisce un “palese conflitto di interessi”, visto che “i settori marmo ed ambiente sono strettamente legati tra loro”.
Scaletti è moglie del commercialista Paolo Righini e fino a novembre 2016 era socia in Sviluppo Immobiliare SI srl di Giorgio dell’Amico, che con Righini condivide uno studio associato.
E sia Righini che Dell’Amico hanno cariche in diverse società operative nel settore del marmo. Questioni che mettono a rischio l’indipendenza di Scaletti?
Facciamo un passo indietro.
Il punto di partenza è stato il caso Fermet, la società un tempo leader nella lavorazione dei rottami ferrosi che secondo il procuratore capo di Massa Aldo Giubilaro è finita in rapido declino a seguito di una truffa di cui ritiene responsabili quattro nomi eccellenti: il noto commercialista Giulio Andreani, l’avvocato Sergio Menchini, l’ex dirigente dell’Agenzia delle Entrate Eraldo Cerisano e l’imprenditore Emanuele Ricciardi, fratello di Alberto Ricciardi, il patron della Fermet ai danni del quale sarebbe avvenuta la truffa.
Tutti e quattro hanno ricevuto un avviso di chiusura delle indagini, preludio di un probabile rinvio a giudizio.
L’ultimo bene di Fermet finito all’asta è stata l’area dove la società svolgeva le sue attività , l’ex stabilimento Italcementi. Ad aggiudicarselo per meno di 4 milioni di euro lo scorso dicembre è stata proprio Sviluppo Immobiliare SI srl, una società oggi di proprietà di due importanti gruppi del marmo, quello della famiglia Rossi e quello della famiglia Franchi, che ne possiedono il 50% a testa, rispettivamente attraverso Il Fiorino srl e Franchi Umberto Marmi srl.
Come già raccontato da ilfatto.it, fino a fine novembre 2016 il 50% di Sviluppo Immobiliare SI srl era detenuto dalla Scaletti, che poco prima dell’asta per l’area Fermet, e quando non era ancora assessora, ha venduto le sue quote a Franchi Umberto Marmi srl. Quelle quote, Scaletti le aveva acquistate nel 2014 dalla fiduciaria svizzera Eco Fid sa, a cui lei stessa ne aveva venduto una parte nel 2009.
Secondo le spiegazioni date da Scaletti ai giornali locali, Sviluppo Immobiliare SI era proprietaria di un immobile e l’utilizzo della fiduciaria serviva a garantire “migliore protezione del patrimonio”, mentre la sede svizzera offriva “maggiore riservatezza” rispetto a una italiana.
Sui rapporti con i big del marmo, Scaletti ha poi assicurato che questi si sono limitati “alla vendita delle mie quote alla Franchi Umberto Marmi. Loro avevano necessità di affidarsi a una società che operasse nella gestione, costruzione e amministrazione di immobili e invece di crearne una ex novo ne hanno cercata una già esistente”.
Se al di là della vendita di quote, che le ha fruttato una plusvalenza di 35.750 euro, Scaletti non ha altri rapporti con le società del marmo, ad averceli è suo marito Righini.
E Dell’Amico, cioè colui che deteneva l’altra metà delle quote di Sviluppo Immobiliare SI, quella finita a Il Fiorino srl, società di cui Dell’Amico è anche membro del collegio sindacale.
Dettaglio che si aggiunge al fatto che Dell’Amico, fino a una telefonata ricevuta da ilfatto.it lo scorso 2 agosto, era anche amministratore unico di Sviluppo Immobiliare SI, con una sovrapposizione tra ruolo di controllo come sindaco e amministratore nella società partecipata di dubbia opportunità .
Dell’Amico, oggi a processo per il crac di Erre Erre, ha rapporti con il mondo del marmo che vanno al di là di Il Fiorino srl.
È infatti il liquidatore di Progetto Carrara, la società del comune di cui in passato è stato amministratore unico. Progetto Carrara si è occupata della realizzazione della Strada dei marmi, un’arteria che collega le cave al porto e alla ferrovia e che l’amministrazione dei Cinque stelle ha di recente aperto al traffico delle auto, in aggiunta ai Tir che già circolavano.
La strada passa di fianco allo stabilimento ex Fermet finito all’asta.
Un particolare: l’area, secondo le perizie di Fermet, aveva un valore stimato in 11 milioni. Sviluppo Immobiliare SI, dopo una serie di aste andate deserte, se lo è aggiudicato per meno di quattro, valore destinato ad aumentare non poco nei prossimi mesi, considerata la posizione strategica lungo la Strada dei marmi.
E ora veniamo a Righini, socio di studio di Dell’Amico e marito di Scaletti.
Righini siede nel collegio sindacale di più d’una realtà legata al lapideo, compreso Il Fiorino srl, in cui è presidente del collegio, stesso ruolo ricoperto in Il Fiorino spa (altra società della famiglia Rossi dove l’indagato Giulio Andreani è sindaco effettivo e Dell’Amico sindaco supplente) e in Graziani Marmi (qui Dell’Amico è sindaco). Righini è poi sindaco di Marmi Carrara (il presidente del collegio è Andreani, Dell’Amico è stato sindaco supplente fino al 2015), società al 50% della famiglia Bin Laden e al 25% a testa delle famiglie Rossi e Franchi che possiede metà delle quote di Sam, la Società apuana marmi detentrice di un terzo dei diritti di escavazione sui bacini carraresi.
Una delle cassaforti del ‘potere bianco’, insomma.
Righini e Dell’Amico ricoprono cariche anche in società che con le cave non c’entrano, come nel collegio sindacale di Immobiliare Nuova Valtellina, spa partecipata da tre società lussemburghesi che fino a due anni fa controllava al 100% una società quasi omonima a quella da cui siamo partiti, Sviluppo Immobiliare srl, messa in concordato preventivo a cavallo tra il 2014 e il 2015.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 29th, 2017 Riccardo Fucile
TOGLIE LA TASSA SUI RIFIUTI A TUTTI, SALVO CHE ALLE COPPIE OMOSESSUALI…. QUESTO TIZIO HA DEI PROBLEMI SERI, PRENOTATEGLI UNA VISITA
Nuova crociata del sindaco di Pontida della Lega contro le unioni civili. 
Via la tassa sui rifiuti a chi si sposa, ma non alle coppie gay.
Dopo il caso della discriminazione dei parcheggi “rosa” solo per alcune donne, Luigi Carozzi, sindaco della cittadina della bergamasca che ospita ogni anno il tradizionale raduno del Carroccio, ci riprova.
E non contento della retromarcia che è stato costretto a fare in tutta fretta sul precedente provvedimento, ha scritto ai suoi concittadini per informarli che “la giunta comunale della città di Pontida ha tolto la tassa sui rifuti (Tari), introducendo nuove categorie esentate. Anche questa volta, però, non mancano le eccezioni. Come le unioni civili tra persone dello stesso sesso”.
Tra le nuove categorie esentate dalla tassa, infatti, ci sono i residenti della città di Pontida che contraggono un matrimonio civile, un matrimonio concordatario o un altro matrimonio religioso celebrato davanti a ministri delle confessioni diverse dalla cattolica o da un altro matrimonio religioso celebrato davanti a ministri delle confessioni diverse dalla cattolica riconosciute dallo Stato italiano.
I residenti a Pontida che entro due anni dalla celebrazione dal matrimonio iscrivano all’anagrafe comunale un loro figlio/a legittimo/a con atto di nascita. Dal beneficio sono escluse evidentemente altre coppie.
Perchè la decisione della giunta esclude, per esempio, quelle coppie che hanno contratto una unione civile e quelle unite in matrimonio secondo, però, un rito religioso non riconosciuto dallo Stato italiano, secondo il concordato del 1929.
Si tratta di una decisione che è destinata a sollevare nuove polemiche.
Già un anno fa, infatti, lo stesso sindaco aveva introdotto questa misura come dono di nozze alle coppie nate da un matrimonio, ma come sperimentazione.
Oggi, invece, non solo se ne vanta, ma ha deciso di renderla strutturale.
In Lombardia, insorge il Movimento Cinque stelle.
“Quei geni della giunta leghista di Pontida ci riprovano a violare i principi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione – attacca il consigliere regionale grillino Dario Violi – Dopo i parcheggi rosa riservati alle sole mamme di Pontida, a distanza di due settimane decidono di discriminare le coppie che hanno deciso di unirsi senza celebrare il rito del matrimonio nonchè tutte quelle coppie che per diversi motivi non vogliono o non possono avere un figlio. L’ignoranza di certi personaggi putroppo non ha limiti e anche questa volta sono pronto ad intraprendere qugni azione perchè venga ripristinata la legalità e si riaffermi il principio di uguaglianza stabilito dalla Costituzione italiana.
Anche il segretario comunale del comune di Bergamo, Daniele Perotti, rileva una palese violazione dell’articolo, 3 della Costituzione.
(da agenzie)
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Settembre 29th, 2017 Riccardo Fucile
PATETICHE POLEMICHE DOPO IL GIUDIZIO NEGATIVO DELL’OREF AL BILANCIO DEL COMUNE DI ROMA
“Se i membri dell’Oref hanno intenzione di fare politica sarebbe corretto che si dimettessero da un ruolo che invece deve essere necessariamente terzo”: lo dice Laura Castelli, deputata M5S che, a proposito della presidente dell’organo, Federica Tiezzi, sostiene:”ci risulta che sia indagata per bancarotta fraudolenta, notizia rivelata dalla stampa e mai smentita”.
Anche “un altro membro, Marco Raponi, risulta imputato sempre per bancarotta fraudolenta”. “Fatta salva la presunzione di innocenza farebbero bene a dimettersi” afferma la Castelli.
Federica Tiezzi, sostiene la portavoce del M5s in commissione Bilancio a Montecitorio, “sarebbe protagonista del fallimento di una società per aver distratto a suo vantaggio risorse finanziare dell’azienda per soddisfare esigenze e bisogni del tutto personali. Praticamente è accusata di aver preso il malloppo ed essere scappata prima che l’azienda andasse in liquidazione”.
E, “come se non bastasse, un altro membro, Marco Raponi, risulta imputato sempre per bancarotta fraudolenta per il crac del ‘Latina Calcio’.
Secondo quanto riporta la stampa, anche in questo caso mai smentito, avrebbe fatto sparire i verbali del collegio sindacale” prosegue Laura Castelli citando gli atti giudiziari pubblicati dalla stampa.
Per il M5S, farebbero bene a dimettersi “per una questione di opportunità , per non far perdere di credibilità lo stesso organo di cui fanno parte”.
Ma perchè la Tiezzi indagata si deve dimettere e la sindaca no?
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 29th, 2017 Riccardo Fucile
DIVERGENZE SUL CONSOLIDAMENTO DELLE PARTECIPATE… I TECNICI FANNO I TECNICI, MA PER I GRILLINI CHI NON E’ D’ACCORDO CON LORO “FA POLITICA”
Il giorno dopo la battaglia giudiziaria, con la richiesta di rinvio a giudizio per falso, per Virginia
Raggi arriva quella finanziaria.
I tecnici dell’Oref hanno contestato i conti del Campidoglio, ricevendo dai 5 Stelle un durissimo attacco – politico sulla legittimità del parere e personale nei confronti della presidente.
Sono lontani i tempi in cui la Raggi, allora all’opposizione di Ignazio Marino, invitava ad “ascoltare l’Oref”.
Oggi la Giunta ha deciso di forzare la mano e andare in Aula con il bilancio consolidato, nonostante il parere negativo.
Dall’organismo di revisione economica e finanziaria del Campidoglio è arrivato un parere negativo al bilancio consolidato del Comune di Roma.
Secondo i tecnici capitolini “le risultanze esposte nel bilancio non rappresentano in modo veritiero e corretto la reale consistenza economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo amministrazione pubblica di Roma Capitale” e pertanto esprimono “parere non favorevole all’approvazione del bilancio consolidato dell’esercizio 2016”.
Ci sarebbe quindi una differenza di valutazioni sulla quantità di fondi da erogare per il consolidamento dei conti delle società partecipate del Campidoglio all’origine del nuovo scontro tra la Giunta e revisori.
La Giunta Raggi avrebbe scelto di ridurre il perimetro di consolidamento delle società partecipate, rispetto a quanto previsto invece dalla delibera in materia del commissario Francesco Paolo Tronca.
“È vero, lo abbiamo ridotto rispetto alla delibera Tronca perchè abbiamo utilizzato le possibilità offerte dalla legge in relazione al grado di attendibilità che noi ci aspettavamo, rispetto alle due società Ama e Atac”, ha spiegato l’assessore Gianni Lemmetti.
Lo stesso assessore, da poco sbarcato nella Capitale dall’amministrazione M5S di Livorno, ha subito attaccato l’Oref, affermando che “fa politica” e parlando di “parere non richiesto” e comunque “non vincolante”. Per questo “andiamo in Aula”.
Anche per il ragionere generale del Campidoglio, Luigi Botteghi, il giudizio dell’Oref è “ingiustificabile”. Secondo l’opposizione, invece, bisogna rinviare la discussione del bilancio: “Non si può andare in aula così, spero che la discussione venga rinviata e si dia ai consiglieri il tempo di studiare il parere dell’Oref – ha affermato Valeria Baglio, consigliere comunale del Pd”
L’attacco ai revisori passa poi da un confine meramente politico a uno più personale.
Il capogruppo in Campidoglio Paolo Ferrara, in due post su Facebook, ha riportato “notizie di stampa, non smentite”, secondo cui la presidente dell’Oref Federica Tiezzi sarebbe “indagata a Rieti per reati pesanti come la bancarotta fraudolenta. Non si vuole pensar male ma il sospetto – prosegue Ferrara – che l’Oref approfitti del suo compito per fare politica è legittimo. Soprattutto perchè per mesi abbiamo cercato di costruire un rapporto di corretta collaborazione istituzionale con l’Organismo di revisione”. Ferrara nel post sostiene inoltre che Tiezzi è “moglie di un esponente Udc di Rieti che stava nella giunta provinciale dell’attuale segretario del Pd Lazio, Fabio Melilli”.
La presidente Tiezzi replica a sua volta che “i reati di cui mi si accusa si tratta di situazioni che verranno a breve chiarite e in cui mi ritrovo coinvolta senza alcun fondamento. Sono certa che verrà tutto chiarito a breve”.
Inoltre chiarisce il ruolo dell’Oref: “Per quanto riguarda il fare politica, noi siamo professionisti iscritti in albi e svolgiamo un compito molto delicato per la salvaguardia della salute degli enti, pertanto il nostro giudizio è solo esclusivamente e sempre di natura tecnica e mai politica, altrimenti sarebbe snaturato il nostro ruolo. Esprimiamo giudizi solo sui numeri ed è un dato di fatto che la riconciliazione dei saldi nel consolidato sia da completare”.
(da agenzie)
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Settembre 29th, 2017 Riccardo Fucile
IL SINDACO: “MILITARE IMPERMEABILE ALLE IDEOLOGIE POLITICHE”…. FU MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE: “HA COMBATTUTO PER DIFENDERE LA CITTA’ DAI BOMBARDAMENTI”
“Sabato sarà inaugurato a Fidenza un monumento all’Arma Aeronautica in occasione del centenario della nascita di un asso dell’aviazione italiana, medaglia d’oro al valor militare: il capitano pilota Luigi Gorrini, fidentino d’adozione” ha annunciato il sindaco di Fidenza Andrea Massari.
Il monumento, posizionato in via Cairoli, è un jet Aermacchi posizionato nei giorni scorsi, restaurato e assicurato per un valore di centinai di migliaia di euro e il primo cittadino invita a non fare confusione tra il monumento all’Arma Aeronautica e la figura del capitano Gorrini, borghigiano d’adozione, cui l’associazione ha voluto dedicare parte del programma in occasione del centenario della nascita.
“Penso che Gorrini sia stato un asso autentico dell’arte aviatoria, penso che abbia combattuto per la parte sbagliata della storia ma che comunque sia stato un militare impermeabile alle ideologie politiche e penso, per me vale soprattutto questo, che alzandosi in volo abbia evitato che altre bombe cadessero su Fidenza. Bombe angloamericane, le forze che stavano liberando l’Italia dal nazifascismo, ma sempre bombe e sempre morte dal cielo. Il mio giudizio sulla persona non cambia il mio giudizio su quella fase storica che visse l’Italia, non cambia la mia scelta di campo antifascista e non cambia quella della città di Fidenza, che a dispetto di sedicenti nostalgici di ieri e di oggi, diede un contributo straordinario alla lotta di Liberazione”.
Una posizione condivisa dal segretario dell’Anpi borghigiana Cristiano Squarza: “Ha combattuto fino all’ultimo per difendere la città dai bombardamenti, salvando tante vite innocenti”.
(da agenzie)
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Settembre 29th, 2017 Riccardo Fucile
IL PARTITO DELLA MELONI CONCEDE GIUSTAMENTE IL PERMESSO SECONDO LA LEGGE, PER CASAPOUND “VIOLA L’IDENTITA’ TERRITORIALE”… MA QUALCHE EX SOCIALE LO VUOLE CAPIRE CHE NON TUTTI POSSONO PERMETTERSI I NEGOZI DI LUSSO O NO?
Non solo la sinistra che non ha ancora digerito la sconfitta storica. Ma anche l’opposizione in un
ambiente che dovrebbe essergli più affine.
Il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, ex Alleanza Nazionale, ora tra le file di Fratelli d’Italia ed eletto nel giugno scorso con una coalizione di centrodestra, è stretto in una morsa.
Perchè adesso anche CasaPound, che alle amministrative di giugno correva da sola e non è riuscita ad eleggere alcun consigliere comunale, sembra scaricare il primo cittadino. Fino a rimpiangere l’ex sindaco del Pd Samuele Bertinelli.
Il motivo è la decisione del Comune di Pistoia di rilasciare i permessi all’imprenditore cinese, Du Fenglong, che aveva presentato domanda per aprire un negozio di accessori, bigiotteria e articoli per la casa in piazza Gavinana (chiamata dai pistoiesi Il Globo), in pieno centro storico.
Il Tirreno racconta che il negozio si chiamerà “Lovely Market” e prenderà il posto di una profumeria.
Il centro storico di Pistoia, che quest’anno è Capitale italiana della cultura, è al centro da tempo di diatribe politiche riguardo alle concessioni per le nuove attività commerciali. L’ex giunta di centrosinistra aveva approvato un regolamento che impediva l’apertura di fast food nella centralissima Piazza della Sala, tradizionale punto di ritrovo per i pistoiesi.
Così CasaPound ha attaccato il sindaco Tomasi: “Ci eravamo posti come opposizione costruttiva ma guardavamo con curiosità la nuova amministrazione che si presentava come di rinnovamento rispetto al passato — dice il portavoce Lorenzo Berti — ma adesso dobbiamo rimpiangere l’ex sindaco Bertinelli che si era opposto all’apertura di un fast-food nella zona. Pistoia deve tutelare la propria identità territoriale e il commercio locale se vuole avere una vocazione turistica. Non è facendo riempire il centro storico di kebab e market cinesi che si attraggono visitatori”.
Dall’amministrazione però rispondono che il sindaco non aveva alcun potere per impedire l’apertura di nuove attività commerciali, se queste sono in regola e presentano tutta la documentazione necessaria come in questo caso.
“Non avevamo alcuna discrezionalità sulla concessione del permesso — spiega al fatto.it l’assessore all’Urbanistica, Alessandro Capecchi — Se avessimo impedito l’apertura avremmo rischiato l’accusa di abuso d’ufficio oltre ad una sanzione amministrativa.”.
Al di là dell’aspetto legale e amministrativo dove è evidente che ha ragione il sindaco, una domanda agli ex sociali di CasaPound va posta.
Ma siete mai entrati in un negozio gestito dai cinesi? Avete preso nota dei prezzi popolari che vengono praticati? Vi siete mai chiesti perchè molti italiani vanno a comprarsi qualcosa in questi negozi?
PERCHE’ NON SI POSSONO PERMETTERE MERCE GRIFFATA!!!
E se uno fosse davvero sociale, visto che questi esercenti pagano le tasse come gli altri, dovrebbe vedere con favore l’apertura di negozi (cinesi, ciprioti o italiani che siano) che permettono a fasce deboli della popolazione di vestirsi decentemente.
Perchè ‘sta storia dell’identità sta diventando solo un alibi per favorire speculatori nazionali e internazionali, grandi firme e giovanotti snob.
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Settembre 29th, 2017 Riccardo Fucile
IL REGOLAMENTO POTREBBE ESSERE INTERPRETATO IN MODO DA SALVARLA , MA IL CODICE ETICO CHE HA FIRMATO DICE TUTT’ALTRO
La Stampa di oggi racconta che persino un’eventuale condanna nel processo in cui è accusata di falso potrebbe lasciare Virginia Raggi al suo posto di sindaca di Roma. Secondo l’articolo firmato da Ilario Lombardo l’intenzione dei vertici del MoVimento 5 Stelle sarebbe quella di chiudere un occhio ottenendo l’autosospensione di Raggi:
Ma non sarà così lineare il percorso e ai vertici si comincia già a pensare alle contromosse. Grillo esulta per la doppia archiviazione sull’abuso d’ufficio, definendolo «un reato ben più grave» del falso. Ma se questo ha un senso alla luce della legge Severino che avrebbe fatto scattare la possibile decadenza della sindaca, non lo è secondo il codice penale che prevede pene più pesanti per il falso.
Eppure, dice il comico a chi lo ha sentito per raccogliere la sua soddisfazione: «Resta solo una firma su un foglio dell’Anticorruzione». Non solo. Il dolo, dicono i vertici, va inteso «più in senso politico che giudiziario»
I magistrati non hanno riconosciuto l’aggravante al falso, vuol dire che credono che la sindaca non abbia detto il falso per coprire un altro reato, in questo caso l’abuso d’ufficio del suo braccio destro Raffaele Marra interessato alla nomina a dirigente del fratello. Per i 5 Stelle è un’attenuante e sono pronti a sostenerne altre. Per esempio, che la sindaca «ha peccato di inesperienza», «non aveva un capo di gabinetto che la tutelasse da questi errori» e, secondo quella che è la teoria del complotto evocata ormai apertamente da Grillo, «è rimasta vittima delle trappole del Campidoglio».
Ecco spiegate anche le premure di due deputati che maneggiano la materia giudiziaria come Andrea Colletti, «il falso — dice — non ha recato danno alla pubblica amministrazione», e Giulia Sarti, «anche nel falso — sostiene — va valutata quale sia stata la condotta».
Insomma, si stanno aprendo spiragli di interpretabilità nel codice pentastellato. I 5 Stelle e Raggi sono già d’accordo che in caso di condanna l’autosospensione sarà conseguente.
Ma c’è un passaggio nel codice che tornerà utile ai legali che consigliano Grillo, Di Maio e Davide Casaleggio, al punto 3, dove c’è scritto che «l’autosospensione può essere valutata quale comportamento suscettibile di attenuare la responsabilità disciplinare».
In poche parole, il garante (Grillo) e il collegio dei probiviri terrebbero conto di una sorta di buona condotta, e la scelta della sindaca di autosospendersi come gesto compiuto a «tutela dell’immagine del M5S» le permetterebbe di ricevere la grazia.
C’è però un problema grosso come una casa che è di ostacolo a questa ipotesi.
Ed è il problema rappresentato dal Codice di Comportamento firmato dai candidati del MoVimento 5 Stelle prima delle elezioni a Roma.
Al punto 9 il codice è chiarissimo: il sindaco, gli assessori e i consiglieri prendono l’impegno etico di dimettersi se durante il mandato saranno condannati in sede penale, anche solo in primo grado.
Il codice etico quindi costringe Virginia Raggi a dimettersi in caso di condanna. E la firma su quel codice, esibito anche in tribunale, è proprio la sua.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 29th, 2017 Riccardo Fucile
L’EX CAPO SEGRETERIA DELLA RAGGI POTREBBE ESSERE REINTEGRATO…E PENSARE CHE GRILLO VOLEVA ESPELLERLO
In effetti dalle parole della sindaca su Facebook sembrava che la riabilitazione di Salvatore Romeo
fosse vicina, ma non così vicina.
Invece Andrea Arzilli sul Corriere della Sera Roma ci fa sapere che il ritorno dell’ex capo della segreteria politica alla corte di Virginia Raggi sembra essere questione di giorni.
Il dipendente del Comune di Roma e attivista grillino in realtà non era stato allontanato (ufficialmente si era dimesso) alle prime avvisaglie di indagini sulla sindaca e su di lui, ma dopo lo scoppio del bubbone a seguito dell’arresto di Raffaele Marra.
Quel giorno, su chiaro input di Beppe Grillo e anche per mettere a tacere una fronda dei parlamentari M5S che era arrabbiata per l’addio polemico di Marcello Minenna e Carla Romana Raineri, arrivarono le dimissioni di Romeo insieme a quelle di Daniele Frongia dal ruolo di vicesindaco.
Poi era scoppiata la grana delle polizze che aveva messo in grave difficoltà la sindaca il giorno del suo interrogatorio davanti ai PM e le aveva anche fatto dire, secondo quanto raccontava il Fatto Quotidiano, che era pronta al TSO nei confronti del suo ex capo segreteria.
Le sue presenze in alcune occasioni ufficiali che riguardavano il suo ruolo di responsabile delle società partecipate avevano portato poi a malignare su un suo presunto ritorno. Il tutto fino ad oggi:
Perchè quella del reintegro in squadra di Romeo, fedelissimo della sindaca rimasto tale quale anche a distanza dopo la rottura del «raggio magico», è una verità che in Campidoglio si dà ormai per assodata.
Negli Uffici la notizia circola da un po’, è nota anche al dipartimento Partecipate, dove Romeo ha lavorato nell’ombra durante l’esilio. Il problema, adesso, è come fare a bypassare quelle due rampe di scale che separano l’ufficio vista fori della sindaca dal suo ex braccio destro: fare un contratto ex novo?
Recuperare quello su cui Romeo, a dicembre dello scorso anno, fu costretto al passo indietro? O non toccare niente per non inciampare di nuovo lasciando che la squadra si ricompatti per vie, diciamo, informali?
«Sono contento e soddisfatto per la chiusura di questa vicenda», il commento di Romeo sullo stralcio del procedimento legato al suo nome.
La cosa certa è che la squadra aspetta a braccia aperte quel «dirigente superfast», lo definisce il consigliere Pietro Calabrese facendo schioccare le dita come a descrivere lo spessore dell’esperto in grado di risolvere le situazioni più intricate.
E infatti, tra un’occhiata alle reazioni social e un mini vertice in Sala delle Bandiere, il tema del rientro di Romeo circola tra i grillini nei termini di una buona nuova, seppure da maneggiare con cautela assoluta.
Ad occhio la questione sarebbe più complicata di come viene messa lì dal Corriere, visto che Romeo — come Frongia — aveva incontrato resistenze interne al M5S.
Ma dalla sua l’ex caposegreteria ha il fatto di non aver mai e poi mai in questi mesi rilasciato dichiarazioni di nessun tipo nei confronti della sindaca, rispettando nella sostanza il passo indietro che aveva formalmente fatto all’epoca e a differenza di altri come Paola Muraro e Paolo Berdini, che però con il M5S non c’entrano niente. All’epoca Grillo voleva espellerlo. Ora il M5S Roma potrebbe perdonarlo.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 29th, 2017 Riccardo Fucile
UN’ATMOSFERA DI FESTA CHE DIMOSTRA CHE LA SITUAZIONE E’ DISPERATA MA NON SERIA
La scena la racconta oggi Federico Capurso sulla Stampa e dà l’idea più di cento parole della situazione in Campidoglio, che è disperata, certo, ma non seria.
In Campidoglio alle quattro del pomeriggio si brinda con uno spritz. Il Movimento 5 Stelle ostenta serenità , in un’atmosfera di festa che mal si accorda alla richiesta di rinvio a giudizio invocata dai pm nei confronti della sindaca Virginia Raggi per l’accusa di falso ideologico. «Ma sono cadute le accuse più infamanti» legate all’ipotesi di abuso d’ufficio, sottolinea la sindaca nella telefonata con Beppe Grillo, immediatamente informato degli sviluppi dell’inchiesta.
E Grillo, scacciando le preoccupazioni di dover affrontare una campagna elettorale con un possibile processo aperto a Roma, si dice «molto soddisfatto che i due reati più pesanti siano stati archiviati». «Contento» che Raggi sia «riuscita a dimostrare la sua innocenza».
Ora, a parte che mentre l’abuso d’ufficio è punito con una pena da uno a quattro anni e il falso in atto pubblico invece con una pena da uno a sei anni, il tutto dà l’idea di una finissima (come al solito) strategia mediatica per passare da vittime:
La linea comunicativa, dunque, è decisa. La caduta delle accuse per abuso d’ufficio va rimarcata come un «successo», mentre la richiesta di rinvio a giudizio va minimizzata. E Raggi deve «continuare a lavorare con serenità », è il messaggio recapitato dai vertici. La giornata «normale» di Raggi può quindi iniziare con un incontro pubblico sul tema della famiglia, insieme al premier Paolo Gentiloni e al prefetto di Roma.
Poi, il ritorno in Campidoglio, nel suo fortino, per preparare il comunicato da affidare a Facebook.
Ancora una volta, nel mirino dell’intervento di Raggi c’è la stampa: «Mesi di fango mediatico su di me e sul Movimento 5 Stelle», scrive la sindaca. E ancora: «Per mesi i media mi hanno fatta passare per una criminale, ora devono chiedere scusa a me e ai cittadini romani. E sono convinta che presto sarà fatta chiarezza anche sull’accusa di falso ideologico».
Al prossimo brindisi.
(da “NextQuotidiano”)
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