PISTOIA, VOLANO GLI STRACCI TRA FRATELLI D’ITALIA E CASAPOUND PER LA SOLITA MENATA DEL NEGOZIO CINESE
IL PARTITO DELLA MELONI CONCEDE GIUSTAMENTE IL PERMESSO SECONDO LA LEGGE, PER CASAPOUND “VIOLA L’IDENTITA’ TERRITORIALE”… MA QUALCHE EX SOCIALE LO VUOLE CAPIRE CHE NON TUTTI POSSONO PERMETTERSI I NEGOZI DI LUSSO O NO?
Non solo la sinistra che non ha ancora digerito la sconfitta storica. Ma anche l’opposizione in un ambiente che dovrebbe essergli più affine.
Il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, ex Alleanza Nazionale, ora tra le file di Fratelli d’Italia ed eletto nel giugno scorso con una coalizione di centrodestra, è stretto in una morsa.
Perchè adesso anche CasaPound, che alle amministrative di giugno correva da sola e non è riuscita ad eleggere alcun consigliere comunale, sembra scaricare il primo cittadino. Fino a rimpiangere l’ex sindaco del Pd Samuele Bertinelli.
Il motivo è la decisione del Comune di Pistoia di rilasciare i permessi all’imprenditore cinese, Du Fenglong, che aveva presentato domanda per aprire un negozio di accessori, bigiotteria e articoli per la casa in piazza Gavinana (chiamata dai pistoiesi Il Globo), in pieno centro storico.
Il Tirreno racconta che il negozio si chiamerà “Lovely Market” e prenderà il posto di una profumeria.
Il centro storico di Pistoia, che quest’anno è Capitale italiana della cultura, è al centro da tempo di diatribe politiche riguardo alle concessioni per le nuove attività commerciali. L’ex giunta di centrosinistra aveva approvato un regolamento che impediva l’apertura di fast food nella centralissima Piazza della Sala, tradizionale punto di ritrovo per i pistoiesi.
Così CasaPound ha attaccato il sindaco Tomasi: “Ci eravamo posti come opposizione costruttiva ma guardavamo con curiosità la nuova amministrazione che si presentava come di rinnovamento rispetto al passato — dice il portavoce Lorenzo Berti — ma adesso dobbiamo rimpiangere l’ex sindaco Bertinelli che si era opposto all’apertura di un fast-food nella zona. Pistoia deve tutelare la propria identità territoriale e il commercio locale se vuole avere una vocazione turistica. Non è facendo riempire il centro storico di kebab e market cinesi che si attraggono visitatori”.
Dall’amministrazione però rispondono che il sindaco non aveva alcun potere per impedire l’apertura di nuove attività commerciali, se queste sono in regola e presentano tutta la documentazione necessaria come in questo caso.
“Non avevamo alcuna discrezionalità sulla concessione del permesso — spiega al fatto.it l’assessore all’Urbanistica, Alessandro Capecchi — Se avessimo impedito l’apertura avremmo rischiato l’accusa di abuso d’ufficio oltre ad una sanzione amministrativa.”.
Al di là dell’aspetto legale e amministrativo dove è evidente che ha ragione il sindaco, una domanda agli ex sociali di CasaPound va posta.
Ma siete mai entrati in un negozio gestito dai cinesi? Avete preso nota dei prezzi popolari che vengono praticati? Vi siete mai chiesti perchè molti italiani vanno a comprarsi qualcosa in questi negozi?
PERCHE’ NON SI POSSONO PERMETTERE MERCE GRIFFATA!!!
E se uno fosse davvero sociale, visto che questi esercenti pagano le tasse come gli altri, dovrebbe vedere con favore l’apertura di negozi (cinesi, ciprioti o italiani che siano) che permettono a fasce deboli della popolazione di vestirsi decentemente.
Perchè ‘sta storia dell’identità sta diventando solo un alibi per favorire speculatori nazionali e internazionali, grandi firme e giovanotti snob.
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