Maggio 27th, 2018 Riccardo Fucile
CENTRALINI DEL QUIRINALE INTASATI DA ITALIANI CHE DESIDERANO ESPRIMERE SOLIDARIETA’ A MATTARELLA… E ORA PER I DUE TRUFFATORI SONO CAZZI
Il tono è tono sobrio, le parole senza aggettivi. Dieci minuti. È uno dei discorsi più drammatici della storia della Repubblica, nella crisi più lunga che l’Italia abbia mai conosciuto. Sergio Mattarella difende la Costituzione e l’interesse nazionale. Spiega come, in questi 85 giorni, ha favorito il confronto, agevolando ogni soluzione, aspettando esigenze e necessità dei partiti, reiterate richieste di tempo, anche per lo svolgimento del loro dibattito interno, per i gabezo, per le consultazioni online, per tutto. Ha superato, quando si è prospettata la concreta eventualità di un governo di cambiamento formato sulla maggioranza Cinque Stelle-Lega, anche le perplessità di una guida non politica.
C’è però un limite, invalicabile, superato il quale verrebbe lesa la dignità delle istituzioni democratiche, e con esse il loro ruolo e la loro stessa esistenza.
Che l’imposizione di un nome, sotto la minaccia di un ritorno al voto, come se il presidente della Repubblica dovesse ubbidire, rinunciando alle sue prerogative, di fronte ad ordini padronali.
È un limite invalicabile: “Il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non può subire imposizioni. Ho accettato tutte le proposte tranne quella del ministro dell’Economia. Dai partiti ho registrato indisponibilità a ogni soluzione”. Perchè il Quirinale “non può sostenere la proposta di un ministro sostenitore della fuoriuscita dall’euro”. Che allarma i mercati, investitori e risparmiatori italiani e esteri che hanno investito nei titoli di Stato e nelle nostre aziende.
Altro che impeachment: alla Consulta, probabilmente, darebbero una medaglia a Sergio Mattarella.
Perchè la Costituzione parla chiaro, all’articolo 92: il presidente della Repubblica nomina i ministri su indicazione del presidente incaricato. È una scelta che, comunque, deve essere condivisa, non la ratifica di una imposizione. Oscar Luigi Scalfaro non nominò l’avvocato di Berlusconi alla Giustizia, per un evidente conflitto di interessi. Napolitano, tanto per citare un altro caso, non nominò alla Giustizia Nicola Gratteri, un magistrato, perchè vi ravvisava una inopportunità nell’equilibrio tra i poteri. Nessuno gridò al golpe, minacciando la messa in stato d’accusa del capo dello Stato, perchè non c’è alcun tradimento della Costituzione ma solo l’esercizio delle proprie prerogative. Le stesse che Mattarella rivendica su Paolo Savona, il teorico del “piano B” per l’uscita dall’euro.
Un piano — e non è un dettaglio — mai presentato agli elettori. Ma mai negato. Mai. Neanche nel comunicato del Professor Savona, scritto — all’apparenza — per “rassicurare” il Quirinale.
All’apparenza, perchè la frase cruciale non c’è. In nessun passaggio viene esclusa l’uscita dall’euro e negato il famoso “piano B”. Anzi, il comunicato mantiene integralmente l’intera impostazione del “piano B”.
Questa: per la stabilità serve la crescita, per la crescita occorre fare debito, il che porta a un piano di riforme in deficit, a costo di far volare lo spread, fino a un momento in cui si pone la questione del “piano B”, di uscita dall’euro, come scritto nel documento elaborato dal professor Savona e analizzato dall’HuffPost.
C’è un’istantanea di giornata che spiega tutto. Ed è quando Salvini prima e Di Maio dopo salgono al Colle per un colloquio informale. A loro viene posta una domanda: “Perchè non indicate un altro nome, ad esempio Giorgetti?”.
È il vicesegretario della Lega, non un pretoriano della Merkel.
I due, rimbalzandosi reciprocamente le responsabilità , spiegano in modo confuso che “non lo reggiamo”, scaricando sull’altro la propria responsabilità .
La verità è che Giorgetti non è un teorico di nessun “piano B” mai sottoposto all’attenzione degli elettori.
E chissà se, dietro l’aria sollevata con cui Salvini è uscito dal Colle, c’è la soddisfazione di colui che, in definitiva, non ha mai rinunciato alla prospettiva di tornare al voto. E adesso può farlo con una Santa Barbara piena di esplosivi contro il capo dello Stato, reo di non aver consentito la nascita di un governo voluto dagli italiani, eccetera eccetera.
Ora, il governo del presidente, tentativo morto sul nascere, con l’incarico che sarà affidato a Carlo Cottarelli. Un governo che nasce con l’obiettivo di portare il paese alle urne dopo l’estate.
Sbaglia però chi pensa, tra i fautori della nuova ordalia elettorale, che tutto sia semplice e scontato.
È vero, il governo di Cottarelli non nascerà . Ma siamo sicuri che questa vicenda, il discrimine su una questione di fondo come la difesa della dignità delle istituzioni, non sta producendo qualcosa tra i partiti?
Già nel centrodestra si vede come questa fase di tensione tra Berlusconi e Salvini rende complicato far tornare l’orologio indietro a prima delle elezioni.
E poi i Cinque Stelle, con Di Maio comunque sconfitto dopo aver puntato tutto sulla nascita del governo e su un profilo di credibilità , moderazione, affidabilità europea, già costretto a inseguire, con la richiesta di messa in stato d’accusa del capo dello Stato, l’ala più barricadera del movimento.
E poi tra Salvini e Di Maio, con l’idillio che si rompe sull’impeachment. E poi vedremo chi e come proporrà agli italiani come “piano A” quell’uscita dall’euro che si voleva realizzare in modo mascherato, con la nomina di uno dei suoi teorici.
Si vedrà , nei prossimi mesi, il peso della scelta di oggi. E comunque il percorso garantito sarà democratico. Non frutto di una violazione costituzionale.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 27th, 2018 Riccardo Fucile
VOLEVANO ABBANDONARE L’EURO MA NON L’AVEVANO DETTO PRIMA
Il Presidente Mattarella ha fatto bene.
Ricordate questa affermazione perchè da ora in poi vi sarà richiesto molte volte di ripeterla. O di negarla.
La vera crisi comincia ora ed avrà al suo centro proprio il Presidente. La campagna elettorale iniziata non appena Conte ha rimesso il suo mandato, verrà tutta svolta intorno alla natura, l’identità , la forza nonchè l’esistenza stessa della istituzione presidenziale.
Al di là delle chiacchiere sull’impeachment, buffonate della domenica sera, la sostanza del prossimo futuro è che le forze politiche che hanno proposto il governo mai nato andranno ora in giro come le ronde della moralità pubblica a chiedere a tutti: con chi stai? Con Mattarella il traditore, o con il cambiamento? Con le istituzioni o con i cittadini? Con le elite corrotte o con il popolo? Come se si potesse stare con un traditore, con le sorde istituzioni, o con le elite corrotte.
Ma il punto è proprio questo: la costruzione di questa serie di dilemmi è il primo grande falso di questa vicenda.
Perchè alla fine di 83 giorni si capisce che qui si voleva arrivare fin dall’inizio.
Lega e M5s infatti, avevano un progetto di governo di cui non hanno mai parlato con trasparenza prima, che non hanno mai davvero svelato fino in fondo in campagna elettorale: quando non hanno mai detto di voler abbandonare l’Euro, nonostante le ripetute e insistenti domande nel corso dei loro pur numerosissimi passaggi mediatici; nè tanto meno di aver già grosso modo studiato e costituito un piano per attuare questo passaggio.
In altre parole hanno mentito ai cittadini italiani e ai propri elettori.
Mentito sulle proprie intenzioni, e mentito di conseguenza sull’impatto di queste scelte.
La prova della menzogna è in quei documenti, quei programmi di governo che sono stati conosciuti solo perchè passati alla stampa. Passati da mani che sapevano cosa non era stato detto, a tutti noi.
Questa menzogna va additata non per ragioni etiche (le forze politiche possono mentire quanto vogliono se vogliono) ma per la ragione sostanziali dell’interesse degli elettori.
Nel nascondere il piano di uscita dall’Euro — con tutti i suoi ammennicoli quale la cancellazione del debito che abbiamo accumulato con la Bce — hanno nascosto l’impatto che questo progetto avrebbe avuto sulle vite dei cittadini.
Sui loro risparmi, sui loro mutui, sul futuro dei loro figli.
Abbiamo così potuto assistere a un’altra buffonata di queste ore: il premier incaricato per poche ore, l’Avvocato del popolo Conte, che si è incontrato con i “truffati” del bail-in bancario, mentre metteva in moto un piano che già in questi giorni con la salita dello spread faceva alzare il costo dei mutui di migliaia e migliaia di famiglie.
Bugie. Come quelle che in campagna elettorale hanno portato a sostenere di poter fare il reddito di cittadinanza, pagando a tutti 780 euro, e insieme la flat tax, e la abolizione della Fornero.
Magari con l’idea dei mini-bot, cioè stampando una valuta parallela. Alle ripetute domande in merito alla enorme spesa per cui trovare le risorse per queste promesse, l’unica risposta è sempre stata uno sprezzante: “Taci tu che sei un servo delle elite corrotte”.
In realtà , a guardarsi indietro oggi, quelle sprezzanti risposte erano tali non per ignoranza ma perchè a questo punto si doveva arrivare, qui dove siamo già ora, con le piazze piene contro i traditori del popolo.
Alla fine di tutti questi 83 giorni si possono vedere come una regia perfettamente costruita.
Il caso Savona è stato una perfetta sciarada. Il Professore dall’impeccabile curriculum e rispettabilissima carriera, membro a pienissimi titoli delle elite (che pure si condannano per gi altri), serviva proprio per questa sua internità al sistema, per il potere cioè non solo della sue idee ma anche della sua voce.
Solo una persona di altissimo livello poteva suscitare tale scrutinio ed eco, nazionale e internazionale, intorno al piano di uscita dall’Euro. Nel momento in cui il suo nome è stato fatto, la miccia della collisione con il Quirinale è stata accesa: Mattarella avrebbe dovuto accettare un progetto mai discusso, mai chiarito agli elettori, ed inviso agli equilibri attuali intorno al nostro Paese, finendo così con l’estinguere il suo ruolo; o avrebbe dovuto esercitare la sua opinione (se non prerogativa) e portare il paese dove è ora.
Questo si voleva e questo è successo. Questo è il punto in cui siamo. Mai così diviso il paese. Mai così frantumato il processo istituzionale. La china che cominciamo oggi a percorrere è molto pericolosa e questo lo capiamo tutti. Il futuro ci riserva quasi sicuramente una campagna elettorale molto radicale, in cui il popolo sarà aizzato contro le elite.
Ma prima di finire questo filo di discorso, val la pena di guardare ancora un po’ avanti e capire chi effettivamente sarà poi il vincitore di questa scelta.
Per me ci sono pochi dubbi che le impronte su questo processo sono in maggior parte della Lega e di Salvini.
Sua è stata la forza di rottura maggiore — se avesse voluto fare il governo e se lo avesse voluto fare senza “piani b” gli sarebbe bastato nominare Giorgetti e prendersi tutto il potere che Di Maio gli aveva concesso in termini di ministeri.
E sua è stata la minore trasparenza — è in casa Lega che ha radici la opacità sul progetto di uscita dall’Euro.
Così come sua è stata la forte dissonanza sulle alleanze internazionali — dice qualcosa a qualcuno che il presidente populista per eccellenza Donald Trump non abbia riconosciuto questo leader populista italiano, che invece Putin ha subito dichiarato suo amico?
I pentastellati è vero hanno condiviso questo percorso di Salvini, ma vi sono apparsi più che altro trascinati dagli eventi, incerti, e confusi. Traditi, alla fine delle cose, dalla loro identità multipla.
La prova di queste dissonanze è che alla campagna elettorale prossima ventura Lega e M5s andranno separati. Le due forze escono molto differentemente da questa esperienza: pentastellati molto sminuiti dal fallimento (ce lo dicono anche i sondaggi); Salvini invece molto galvanizzato dalla leadership che ha saputo imporre (anche questo lo dicono i sondaggi).
E mentre i Cinquestelle dovranno fare le loro eterne consultazioni fra tutte le loro anime, Salvini tornerà nella coalizione del centro destra, con in mano lo scalpo del Quirinale, e lo status di vittima.
(da “Huffingtonpost“)
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Maggio 27th, 2018 Riccardo Fucile
L’HASHTAG A SOSTEGNO DEL QUIRINALE DIVENTA IL PIU VOTATO, QUALCOSA STA CAMBIANDO, MOLTI ITALIANI HANNO CAPITO CHE IN BALLO C’E’ IL LORO FUTURO
Il presidente della Repubblica – da sempre raccontato come uomo schivo e di poche parole pronuncia il suo discorso più esplicito e diventa il protagonista di un diluvio di dichiarazioni e commenti ad alta intensità emotiva sui social network.
#Mattarella diventa primo fra i trendig topic di Twitter.
Sul web si creano due fazioni contrapposte che si battono a colpi di hashtag.
L’onda gialloverde twitta sotto lo slogan #MattarellaDimettiti e non risparmia i toni apocalittici.
In risposta alle invettive, nascono e presto si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà al capo dello Stato e al suo ruolo di garante della Carta fondamentale sotto gli hashtag #iostoconlacostituzione e #iostoconMattarella.
Poco dopo, Twitter individua fra le parole chiave più utilizzate #GraziePresidente.
E subito entra in classifica l’hashtag #iostoconlacostituzione.
La sensazione è che gli italiani abbiano compreso che Mattarella ha difeso non solo i principi costituzionali ma anche il futuro del Paese.
Chi ha votato M5s o Lega in gran parte non ha certo votato per uscire dall’euro, è ora che qualcuno lo ricordi ai due cialtroni .
(da agenzie)
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Maggio 27th, 2018 Riccardo Fucile
SALVINI E DI MAIO HANNO PRESO IN GIRO I LORO ELETTORI, ANCHE SE NON E’ OBBBLIGATORIO CHE GLI INTERESSATI RIESCANO A CAPIRLO
Crisi di governo… Il Presidente Mattarella, col suo agire, ha rimarcato l’essenza del dettato
Costituzionale in materia di formazione del Governo.
Ha sottolineato, cioè, che la questione non è rimessa, puramente e semplicemente, all’azione dei partiti, come se si trattasse di un mero affare privato, abbisognando, invece, dell’interazione organica e funzionale di più “momenti”.
Perfino quando ci siamo illusi di vivere in un “sistema maggioritario” era così.
La Costituzione è chiara, sia sul piano formale che avuto riguardo alla stessa prassi.
Per ambire a governare un Paese, per ambire ad essere “classe dirigente”, certe cose bisognerebbe capirle ed accettarle: “l’ammuina” fine a se stessa o, peggio ancora, asservita al proprio tornaconto, è pericolosa.
Gli attacchi in corso d’opera ai danni del nostro Presidente della Repubblica, sono molto più che vergognosi.
Ritrovare la calma, ragionare, sforzarsi di capire, penso che sia la strada migliore per abbandonare quel sentiero dell’irrazionalità nel quale sembra essersi avventurata una parte del Paese. I segnali non sono positivi. Io ci crederò sempre, però…
Mi auguro che il centrodestra sappia ripensarsi e ristrutturarsi: al Paese servirebbe una ventata di aria fresca e nuova. Idee democraticamente incendiarie. Gli show andrebbero lasciati soltanto alle TV.
Giusto una “noticina finale”: se Di Maio e Salvini veramente avessero voluto governarlo il nostro Paese (peraltro, insieme), non si sarebbero impuntati sul nome di un Ministro.
Averlo fatto ci dice molto più di quanto si pensi.
Hanno preso in giro tutti, soprattutto i loro elettori, anche se a me, che l’ipotesi del governo “giallo-verde” non si sia materializzata, è stata cosa molto più che gradita. Ma questa, è un’altra storia…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Maggio 27th, 2018 Riccardo Fucile
DOPO AVER SPARATO L’IMPEACHMENT A MATTARELLA, TROVA BERLUSCONI CHE LO DIFENDE E SALVINI CHE NON SI ACCODA… RINUNCIANDO A GIORGETTI ERA CHIARO CHE SALVINI VOLEVA FAR SALTARE L’ACCORDO CON IL M5S
“Impeachment? Di questo non parlo.” Matteo Salvini non si accoda alla scelta del M5s di assegnare un’ulteriore escalation alla crisi istituzionale in corso.
Non chiede di aprire una procedura parlamentare per mettere in stato d’accusa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Salvini punta al voto anticipato, vuole correre come leader del centrodestra: la sua ambizione di arrivare a Palazzo Chigi lo porta a scegliere una tattica diversa da Luigi Di Maio.
Primo: c’è il fattore Silvio Berlusconi, che è ancora un alleato per Salvini. E l’ex Cavaliere si schiera senza dubbio al fianco del capo dello Stato, mentre il M5s ne chiede l’impeachment dopo il naufragio del governo Lega-pentastellati per il veto di Mattarella sul ministro dell’Economia.
“Prendiamo atto con rispetto delle decisioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e osserviamo con preoccupazione l’evolversi della situazione politica – dice Berlusconi – Come sottolineato dal Presidente Mattarella in un momento come questo il primo dovere di tutti e difendere il risparmio degli italiani, salvaguardando le famiglie e le imprese del nostro Paese. Il movimento Cinquestelle che parla di impeachment è come sempre irresponsabile. Forza Italia attende le determinazioni del Capo dello Stato, ma ove necessario sara’ pronta al voto”.
Solo gli sprovveduti non avevano ancora capito che Savona era un bluff, uno che vuole fare il governo incassa Giorgetti all’Economia ed è grasso che cola.
La strategia prevalente nella tattica leghista era niente governo con Di Maio, bensì voto anticipato
Tanto che ancora oggi, parlando con Mattarella, Salvini ha rifiutato di nuovo l’offerta di assegnare il ministero dell’Economia al suo fedelissimo Giancarlo Giorgetti, piuttosto che all’ormai chiacchieratissimo Paolo Savona, la pietra dello scandalo di questo tentativo di governo.
Incredibile ma vero: no a Giorgetti per Savona. Sembrerebbe una scusa per far saltare tutto.
Il fatto che il governo non sia nato gli dà la possibilità di chiedere il ritorno al voto, opzione mai abbandonata fino in fondo e comunque mai temuta.
Ma è un’opzione cui Salvini vorrebbe prepararsi per bene: per fare il pieno dei voti con il centrodestra e conquistare la maggioranza per il governo senza trattare con nessuno.
Per questo ora non innesca l’assalto al Quirinale. I suoi in serata stranamente predicano prudenza e saggezza.
Insomma, paradossalmente, dopo aver innescato tutto questo caos per non aver ceduto sul nome di Savona, Salvini frena.
Proprio mentre Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio aizzano la loro gente in piazza a Fiumicino.
“Ora bisogna essere prudenti – dice una fonte leghista.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 27th, 2018 Riccardo Fucile
EVITA, DAI RETTA A NOI, CHE SE VOLANO MANGANELLATE TI SCIUPI IL COMPLETINO … BERLUSCONI STRAPPA E SI SCHIERA CON MATTARELLA: “OCCORRE DIFENDERE IL RISPARMIO DELLE FAMIGLIE E DELLE AZIENDA ITALIANE, M5S IRRESPONSABILI”
Quella più evocativa era l’unica senza virgolettato. 
Ma — dopo le indiscreazioni — a parlare direttamente di impeachment è arrivato Luigi Di Maio. Il capo politico del Movimento 5 stelle è intervenuto telefonicamente a Che tempo che fa per essere intervistato da Fabio Fazio e ha detto: “Se andiamo al voto e vinciamo poi torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in Stato di accusa il Presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione“.
Una evidente minaccia di “mobilitare” non si sa che piazza, ponendosi alla guida della rivolta probabilmente con il completino da fighetto e braccia perse all’indietro, tipica postura dei grandi rivoluzionari della Storia.
Silvio Berlusconi, difende — forse per la prima volta in vita sua — Mattarella.
“Come sottolineato dal presidente Mattarella in un momento come questo il primo dovere di tutti è difendere il risparmio degli italiani, salvaguardando le famiglie e le imprese del nostro Paese. Il Movimento 5 stelle che parla di impeachment è come sempre irresponsabile. Forza Italia attende le determinazioni del capo dello Stato, ma ove necessario sarà pronta al voto”, dice l’ex premier.
(da agenzie)
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Maggio 27th, 2018 Riccardo Fucile
I DOCUMENTI DEL FRANKFURTE ALLGEMEINE: 234 BOTTIGLIE DI CHAMPAGNE DA 80 EURO L’UNA, MENU DA 400 EURO, REGALI, SPESE SENZA GIUSTIFICATIVI PER 400.000 EURO DA PARTE DEI PARLAMENTARI EUROPEI SOVRANISTI… IL PARLAMENTO EUROPEO BLOCCA I CONTI
Antieuropeisti sì, ma solo fino all’ora di pranzo.
Poi, però, quando si tratta di mettere le gambe sotto al tavolo, anche gli antieuropeisti più intransigenti sembrano pensare che l’unione Europea non sia così male.
A lanciare l’accusa documentata al gruppo di estrema destra europea, l’EFN (European of Freedom and Nations) è la Frankfurte Allgemeine, giornale conservatore tedesco, che ha avuto accesso ad alcune richieste di rimborso presentate alla tesoreria del Parlamento dai parlamentari della destra euroscettica.
Il gruppo, benchè sia il più piccolo dell’emiciclo (appena 34 parlamentari) ha presantato una richiesta di rimborsi piuttosto corposa: circa 427 mila euro.
Poco male: in teoria tutte le spese legate al lavoro dei gruppi parlamentari, dei loro dipendenti e la loro formazione sono rimborsabili.
Il problema però è che, a quanto risulta, le spese sostenute del gruppo a cui fanno capo Lega, Front National, Partito Popolare Austriaco e Partito delle Libertà olandese, avrebbero poco o nulla a che vedere con il lavoro vero e proprio dei gruppo parlamentare, quanto con il loro ‘dopolavoro” e le spese avrebbero a che fare con spese voluttuarie poco legate alla missione politica dei gruppi parlamentari e tantomeno con l’ordine di morigeratezza e rispetto delle spese pubbliche cui i gruppi parlamentari europei sono tenuti
Scrive il giornale tedesco che “secondo la commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento i fondi sarebbero stati impiegati per champagne, menu gourmet e regali di Natale costosi. In particolare: i 34 membri del gruppo avrebbero chiesto rimborsi per non meno di 234 bottiglie di champagne (alcune delle quali per 81 euro l’una), menu da 400 euro a testa e 110 regali di Natale per i dipendenti del gruppo e 39mila euro di spese neppure giustificate”.
Ora non è chiaro se le spese pazze degli europarlamentari che disprezzano l’Europa ma sembrano amarne i rimborsi saranno effettivamente ripagate dal Parlamento Europeo, dal momento che il presidente della commissione per il controllo dei bilanci, Ingeborg Grà¤ssle (CDU) ha definito i cespiti di spesa come “inaccettabili, nè ragionevoli nè compatibili con i principi di una sana gestione finanziaria” e ha chiesto ufficialmente che il gruppo sia costretto a rimborsare il denaro già ricevuto in passato e che questo venga detratto da pagamenti futuri.
Cosa fare (e come e perchè) toccherà deciderlo al Parlamento che ne discuterà Lunedì in seduta Plenaria.
(da agenzie)
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Maggio 27th, 2018 Riccardo Fucile
REAZIONI ISTERICHE DEL FANCAZZISTA DI POMIGLIANO E DELLA COLF DI SALVINI CHE DELIRANO PIU’ DEL SOLITO E PARLANO DI IMPEACHMENT SENZA AVER LETTO LA COSTITUZIONE
Il presidente della Repubblica con l’obbiettivo di incaricarlo presidente del Consiglio di un governo
tecnico ha convocato per domani mattina Carlo Cottarelli, economista, che aveva sollevato molti dubbi sulla fattibilità del programma economico scritto nel Contratto siglato da Salvini e Di Maio.
Tra i primi commenti da segnalare quelli da Trattamento Sanitario Obbligatorio di Meloni e Di Maio che attaccano Mattarella e ne invocano l’impeachment per alto tradimento, suscitando un “no comment” del Colle.
In questa situazione di grande tensione e di scontro istituzionale senza precedenti il premier uscente Paolo Gentiloni ha commentato invitando a mantenerere “nervi saldi” e esprimendo “solidarietà al Presidente Mattarella”.
“Ora – ammonisce – dobbiamo salvare il nostro grande Paese.”
(da agenzie)
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Maggio 27th, 2018 Riccardo Fucile
UNA LEZIONE DI DIRITTO COSTITUZIONALE E DI SENSO DELLO STATO RIVOLTO A DUE INDEGNI INCIUCISTI
Riassumendo… Lega e M5S, pur di andare al potere e fingendo di agire nell’interesse del Paese (perchè, piaccia oppure no, di questo si tratta), hanno provato a propinarci il “pacco” del “contratto di governo”: l’ennesimo inciucio col quale, non solo hanno tradito i rispettivi elettori, ma hanno altresì leso i rispettivi (e presunti) riferimenti ideali
Nel delirio tipico di chi recita una parte indegna, sono andati addirittura oltre e fino al punto da paventare la prosecuzione della crisi (o delle stesse elezioni anticipate) se il Presidente Mattarella non si fosse piegato alle loro pretese sulla squadra di governo.
Un “braccio di ferro istituzionale” assurdo e vergognoso col quale i soggetti del “patto” giallo-verde hanno palesato tutta la loro superficialità sia politica che istituzionale; la carenza di qualsivoglia sensibilità vera nei confronti degli interessi del Paese; un’approssimazione “drammaticamente drammatica”…
Conte ha rimesso il mandato (precedentemente ricevuto) nelle mani del Presidente Mattarella al quale, per quanto possa contare, faccio il mio plauso: il Presidente della Repubblica ha agito con grande senso istituzionale, con grande senso di responsabilità e con pregnante equilibrio: cose che, sia i “sovranisti” che i “populisti” hanno dimostrato di essere ancora molto lontani dal capire..
Andare nuovamente a votare senza una legge elettorale che possa garantire una governabilità effettiva, spuria da inciuci indegni, non credo che sia la soluzione migliore
Il Paese vive una fase drammatica. Il Parlamento è in carica: si approvi subito una nuova legge elettorale e si ridia la parola al popolo.
Lo si metta nella condizione di poter effettivamente scegliere, ponendolo (in uno con l’interesse del Paese) al di di sopra dei partitici interessi di potere
In alternativa, ci si affidi al senso di Responsabilità Nazionale: un Governo del Presidente, sarebbe sicuramente la soluzione migliore rispetto a quella sostenuta da un “patto” che si è rivelato essere scellerato ed inaccettabile.
Salvini e Di Maio hanno dimostrato di non essere, nè seri, nè affidabili, ne tantomeno credibili: io, me lo ricorderei…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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