Destra di Popolo.net

IL SENATORE CANGINI (FORZA ITALIA): “INSEGUENDO SALVINI E MELONI IL CENTRODESTRA PERDE AUTOREVOLEZZA ED ELEZIONI”

Novembre 6th, 2021 Riccardo Fucile

“E’ FOLLE PENSARE DI GOVERNARE UN PAESE FRAGILE COME IL NOSTRO FACENDO GUERRA ALL’EUROPA”

Senatore Cangini, Giancarlo Giorgetti ha lanciato la sfida. Al di là dei successivi fumi di pace, vorrebbe portare la Lega su posizioni più moderate e dentro il Partito Popolare europeo. Matteo Salvini ha di fatto restituito la proposta al mittente, arroccandosi su posizioni presumibilmente ancora più conservatrici, di cui è un inquietante segnale la sua ventilata riesumazione della pena di morte. Giorgia Meloni ha da tempo imboccato la stessa strada. Questa rincorsa parallela dei vostri due alleati verso posizioni sempre più di destra, allarga di fatto lo spazio e il potenziale consenso di Forza Italia?
Intanto non mi sembra che quella di Giorgetti sia una sfida, anche se magari sarebbe un bene per la Lega, se lo fosse, precisa il senatore di Forza Italia rispondendo a SprayNews. Giorgetti ha dato voce a tutti quelli che nella Lega hanno responsabilità di governo, sia che siano ministri, governatori o sindaci. Costoro pensano tutti quello che Giorgetti dice. Per tutti loro i voti, che Salvini è senza dubbio il più bravo a ottenere, rischiano di essere inutilizzabili, se Salvini non cambia la scelta degli argomenti, i toni e, soprattutto, la collocazione europea. Non si può pensare di governare un Paese strutturalmente fragile, come l’Italia, contro l’Europa, nel momento in cui l’Europa, mai come oggi, ha dimostrato non solo di avere una sensibilità politica, ma anche di riuscire a sostenere i debiti degli Stati, contro il parere dei falchi nordeuropei e dei sovranisti dell’Est.
Non ha risposto ancora alla domanda sullo spazio politico che la rincorsa a destra degli alleati concede di fatto a Forza Italia…
Mai come oggi, c’è bisogno di un partito saldamente ancorato alla Nato e all’Europa, con radici profonde nella cultura e nel metodo liberali. E’ il ruolo che spetta a Forza Italia. Bisogna, però, che Forza Italia lo eserciti senza timore perché o si creano le condizioni perché il centrodestra guadagni, da qui alla fine della legislatura, quella credibilità che gli manca oppure le prossime elezioni le perderemo. E aggiungo che, se non perderemo le elezioni, perderemo di lì a poco il Governo.
Non c’è il rischio che dentro Forza Italia si rinforzi il fronte di quanti, in nome del moderatismo, del liberalismo e dell’europeismo, che appartengono al patrimonio storico di Forza Italia, reclamano una presa di distanza dalle posizioni di questa ultradestra in divenire?
L’eventualità, di cui lei parla, è nelle cose. Il problema è quali sono eventualmente le alternative. Io spero ancora, nonostante tutto, che ci sia un sussulto di senso politico all’interno dei maggiori partiti della coalizione, non solo della Lega, ma anche di Fratelli d’Italia. Se questo non avverrà, sarà difficile pensare ancora al centrodestra, come a un’alternativa al centrosinistra, perché il centrodestra non si sarà messo nelle condizioni di rappresentare un’alternativa. Dovesse andare così, saranno tutti liberi di fare le scelte che credono. Personalmente l’ipotesi della maggioranza Ursula non mi piace affatto. A quel punto, non mi sentirò obbligato a continuare a fare politica a tutti i costi. O si riesce a dar corpo a un centrodestra vagamente autorevole, o tornerò a fare il mestiere di giornalista.
(da agenzie)

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LA STORIA DELLA PROCURA DI BELLUNO CHE ARCHIVIA UNA DENUNCIA PER ODIO ON LINE PERCHE’ NON HA ACCESSO AI SOCIAL

Novembre 6th, 2021 Riccardo Fucile

UNA CANDIDATA ERA STATA INSULTATA, LA MOTIVAZIONE DELL’ARCHIVIAZIONE E’ AL LIMITE DEL PARADOSSO E DEL RIDICOLO

Da anni, molti uffici (pubblici e privati) hanno adottato un sistema di connessione che impedisce ai dipendenti di connettersi ai social network dai pc interni e utilizzabili solo per lavorare.
Ed è in questo contesto che si è sviluppata una paradossale vicenda che arriva da Belluno. Esattamente dagli uffici giudiziari della Procura della provincia veneta.
Tutto è partito nel 2020, quando Assia Belhadj – candidata con la lista “Il Veneto che vogliamo” a sostegno di Arturo Lorenzoni durante le ultime elezioni Regionali – ha sporto denuncia contro alcuni haters che l’avevano presa di mira con insulti ed epiteti di stampo razzista e xenofobo.
Ma, nonostante le evidenze, il gip ha accettato la richiesta della pm e ha archiviato il caso. E la motivazione è al limite tra il paradosso e il ridicolo.
«La rete in uso all’ufficio non consente l’accesso a Facebook». Questa è la motivazione che, secondo quanto riferito dalla stessa Procura di Belluno, ha bloccato la denuncia e ha archiviato il caso. Gli stessi uffici giudiziari della città veneta hanno poi aggiunto un altro particolare: le indagini, in passato, «venivano svolte da personale che usava il proprio computer privato e il proprio profilo Facebook».
Quel personale, ora, non c’è più e quindi le indagini si sono scontrate contro uno scoglio tecnologico che ha l’amaro sapore del paradosso.
In un altro passaggio della notifica di archiviazione della denuncia (e delle indagini) sporta da Assia Belhadj, arrivano anche altri dettagli che hanno portato allo stop richiesto dalla pm Katjiuscia D’Orlando e confermato dalla giudice per le indagini preliminari Enrica Marson: non è stato possibile individuare gli autori dei messaggi d’odio nei confronti della candidata italo-algerina.
Una vicenda sempre più paradossale, visto che la donna dice di aver presentato la sua denuncia mostrando quella valanga di messaggio di odio xenofobo e si sarebbe potuti risalire all’identità reale di quei profili andando a cercare – la magistratura ha questa possibilità – l’indirizzo mail con il quale sono stati creati. Ma l’impossibilità di accedere ai social attraverso la rete internet degli uffici della Procura di Belluno, ha impedito anche questo passaggio.
La donna, mediatrice interculturale che vive in Italia da 16 anni, regolarizzata italiana e con figli nati nel nostro Paese, si è detta molto delusa per questa scelta fatta dalla Procura, soprattutto perché le evidenze potevano portare a un proseguimento delle indagini
E invece: «Chi doveva decidere ha deciso che le più di 100 persone che si sono permesse di offendermi, prendermi in giro, minacciarmi, deridere me e la mia religione, chiamare “straccio” il velo che porto, dirmi che mi devo curare, associare la mia persona all’Isis, darmi della medievale, eccetera, non possono essere processate perché non si riesce a risalire alla loro identità e non si riesce a risalire alla data di pubblicazione dei post (seppure ho denunciato che sono stati pubblicati nei 15 giorni successivi alla mia candidatura)».
(da NextQuotidiano)

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CAMPANIA, APPALTI TRUCCATI, DE LUCA INDAGATO PER CORRUZIONE

Novembre 6th, 2021 Riccardo Fucile

CHIESTA UNA PROROGA DELLE INDAGINI

Indagato per corruzione. È decisamente il venerdì nero di Vincenzo De Luca: il nome del governatore della Campania entra nelle indagini della Procura di Salerno sugli appalti truccati e il voto di scambio nelle cooperative sociali.
È l’inchiesta che, un mese fa, ha travolto il suo cerchio magico e paralizzato le attività nel Comune-feudo: mandando ai domiciliari uno dei fedelissimi, il supervotato consigliere regionale Nino Savastano, e in carcere il dominus delle coop, Fiorenzo Zoccola.
Che poi ha cominciato a collaborare con i magistrati ed ha lasciato la cella. È lui il testimone eccellente che ha ricostruito i suoi rapporti politici con il presidente della Regione e con i due figli piazzati in politica: Roberto, ex assessore al Bilancio di Salerno, e Piero, oggi deputato e vicecapogruppo del Pd alla Camera.
A De Luca, gli agenti della Mobile hanno notificato la richiesta di proroga delle indagini avanzata dai pm Elena Cosentino e Guglielmo Valenti, col procuratore Giuseppe Borrelli e l’aggiunto Luigi Alberto Cannavale.
Sono indagati con il governatore, sempre per l’ipotesi di corruzione, anche Felice Marotta, storico collaboratore del presidente della Regione e oggi braccio destro dell’attuale sindaco di Salerno, Enzo Napoli ( anche quest’ultimo sotto inchiesta, ma per turbativa d’asta) e lo stesso Zoccola.
Gli inquirenti chiedono altri sei mesi per indagare. Vanno approfonditi gli spunti emersi un anno e mezzo fa, con quei “pizzini” sequestrati in una della cooperative di Zoccola. Era il 22 giugno del 2020 quando i poliziotti, nel corso delle perquisizioni nelle sedi delle società in affari col Comune, trovano due appunti.
L’intestazione recita: “Promemoria per il Presidente”. Secondo gli inquirenti, si tratta del governatore della Campania. In uno di questi foglietti, Zoccola aveva fatto, in dieci punti, l’”elenco della spesa” non solo di lavori e investimenti che stavano a cuore al suo gruppo, ma anche di problemi da risolvere o persone da rimuovere.
C’era scritto, infatti: “1. Rotatoria di via Rocco Cocchia. 2. Bandi Parchi. 3. Bandi Lotti. 4. Il responsabilie di tutti i casini sta ancora al suo posto”. E così via.
Un altro manoscritto, sempre in dieci punti, riportava come titolo: “Per il dottor Roberto De Luca”, il figlio cadetto del governatore, il commercialista già assessore al Bilancio del Comune di Salerno. “Roberto era il mio riferimento insieme al padre”, dice Zoccola. Invece su Piero afferma: “Con lui non ho rapporti perché non c’è affinità”.
I De Luca junior non sono indagati. Per entrambi, come gli inquirenti ricostruiscono dalle intercettazioni, Zoccola e il suo gruppo di riferimento si sono spesi perché arrivassero voti e tessere di partito.
In una conversazione, ad esempio, Zoccola sostiene con Savastano di aver parlato bruscamente a Roberto De Luca. “Gli ho detto: stammi a sentire Roberto, ci siamo rotti il c… avete avuto un’altra dimostrazione che 5 vostri candidati della vecchia guardia hanno fatto il c… a tutti quanti a Salerno. Hanno preso 21mila voti, tuo fratello (Piero, deputato, ndr) ne ha presi 2400”.
In un altro dialogo, spunta il riferimento alle tessere Pd, in cui è citato indirettamente ancora Piero. Il ras anche qui sbotta: “Ma che c… vi siete messi in testa…io adesso ne ho fatte 200”. Sempre alla voce tessere, c’è l’appunto sequestrato nella sede del consorzio coop: “620 tessere, totale 4.570 euro”.
Tra il governatore De Luca e il ras delle coop c’era un rapporto forte. Al punto che Marotta, intercettato col trojan mentre parla col sindaco Napoli, si sfoga: “De Luca ha fatto un guaio troppo grosso”. Napoli: “Perché, che ti ha fatto?”. Marotta: “Questo (Zoccola, ndr) si è messo nelle palle.. Io l’avevo cazziato, lo avevo allontanato, non ci salutavamo neanche più…Ma quello (De Luca, ndr) mi chiamò e me lo fece trovare là”.
(da La Repubblica)

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LOBBY NERA: LA DONNA DEL TROLLEY E’ LA PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIA-GEORGIA-EURASIA

Novembre 6th, 2021 Riccardo Fucile

FINISCE INDAGATA L’ AMICA DI SAVOINI E COLLABORATRICE DI LAVARINI PER RICICLAGGIO E FINANZIAMENTO ILLECITO

|Nella valigia consegnata da Fanpage c’erano libri sull’Olocausto e la Costituzione e non i soldi, ma questo non ha impedito alla donna che ha ritirato il trolley che doveva contenere i finanziamenti per il “barone nero” Jonghi Lavarini, di ritrovarsi indagata per riciclaggio e finanziamento illecito ai partiti.
La donna, Mandilosani Lali Panchulidze Aznauri, 36enne georgiana e presidente dell’Associazione culturale Italia – Georgia – Eurasia (AcIGEa), nonché collaboratrice di Jonghi Lavarini, nascosta dietro foulard e occhiali neri, andò a ritirarla in una via del centro di Milano.
La georgiana è così la quarta persona indagata nell’inchiesta della procura di Milano, coordinata dall’aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Piero Basilone e Giovanni Polizzi, che indagano per finanziamento illecito e riciclaggio.
L’inchiesta nasce dall’indagine giornalistica della testata on line Fanpage su presunti fondi neri per la campagna elettorale di Fratelli d’Italia per le amministrative milanesi. Quando ritirò il 30 settembre il trolley dove i giornalisti di Fanpage, in realtà, invece di denaro avevano messo libri, Jonghi Lavarini osservava a distanza.
Definita sulla pagina Facebook del Movimento Internazionale Eurasiatico, la “tigre caucasica dagli occhi di ghiaccio”, Mandilosani Lali Panchulidze Aznauri è vicina all’ex portavoce di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, il leghista al centro dell’inchiesta sull’incontro al Metropol di Mosca.
Nel lussuoso albergo moscovita Savoini (insieme all’avvocato Gianluca Meranda e a un ex broker Francesco Vannucci) si incontrò con emissari del Cremlino, per intavolare una trattativa per una fornitura di petrolio che avrebbe dovuto far arrivare nelle casse del Carroccio per 65 milioni di dollari.
Nell’ambito dell’inchiesta nata dalle immagini pubblicate da Fanpage, ieri il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano ha effettuato perquisizioni, oltre che nell’abitazione della donna, anche nell’associazione a lei riferibile, l’Associazione Culturale Internazionale Ecumenica Cristiana Italia Georgia Eurasia (Acigea). Sequestrati, oltre a documentazione cartacea, anche computer e dispositivi informatici.
La donna si ritrova ora iscritta insieme Jonghi Lavarini, l’eurodeputato di Fdi Carlo Fidanza e il commercialista Mauro Rotunno, per finanziamento illecito e riciclaggio. Le indagini puntano a verificare se le parole dei ‘protagonisti’, in particolare di Jonghi Lavarini, pronunciate nell’indagine di Fanpage, realizzata con un cronista infiltrato, sono solo millanterie oppure nascondono un sistema che ha funzionato in altri casi in quel modo. Nei video si parla di “lavatrici” per ripulire il denaro, di finanziamenti in nero e di soldi a “referenti politici”.
Nei filmati vengono tirati in ballo (ma non risultano indagati) anche la neoconsigliera milanese di Fdi Chiara Valcepina e esponenti della Lega, tra cui il consigliere lombardo Max Bastoni, l’eurodeputata Silvia Sardone, l’ex europarlamentare Mario Borghezio e il consigliere di zona Stefano Pavesi.
Nella seconda puntata, in particolare, è stato mostrato un incontro tra il cronista e Jonghi che chiedeva soldi, a suo dire, per “referenti politici”, facendo quattro nomi che Fanpage ha scelto di omissare. Il 30 settembre, a ridosso delle elezioni e dopo quell’incontro, Fanpage fece avere una valigia, ma al posto dei soldi, dentro c’erano la Costituzione e libri sull’Olocausto.
(da agenzie)

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VENTITRE’ GIORNI PER RIENTRARE A CASA PROPRIA

Novembre 6th, 2021 Riccardo Fucile

LA STORIA ALLUCINANTE DEL SIGNOR ENNIO

Una mattina di metà ottobre il signor Ennio Di Lalla – ottantasei anni, cardiopatico – uscì dall’appartamento del quartiere romano di Don Bosco in cui viveva da solo e si ricoverò in ospedale per delle visite mediche.
Al ritorno, qualche giorno dopo, trovò la serratura cambiata e un altro nome sul campanello.
Ad aprirgli venne una donna sui trent’anni e lo informò che quella adesso era casa sua. Ennio chiamò i carabinieri, ma non essendoci un furto in corso (la famosa flagranza), l’occupante abusiva poté solo essere denunciata a piede libero.
Il proprietario fu costretto ad andarsene senza neanche potersi portare via le sue cose. Per fortuna aveva un fratello in grado di ospitarlo, altrimenti sarebbe dovuto andare in albergo. O sotto un ponte.
Ventitré giorni dopo, un giudice ha finalmente firmato l’ordine di sfratto e ieri mattina Ennio è tornato a casa, trovandola, dice, «come se fosse stata bombardata».
L’abusiva è uscita mostrando il dito medio ai passanti e gridando che non è pentita per nulla, anzi, che lo rifarà altrove.
Una persona così decisa meriterebbe di avere di fronte uno Stato altrettanto reattivo. Separando con chiarezza i casi alla Ennio da quelli in cui c’è un immobile abbandonato, cosa ci vuole a scrivere una legge composta da un unico articolo?
«Il legittimo occupante – proprietario o inquilino – che si trova la casa invasa da altri ha diritto di ottenerne la disponibilità immediata?». Dai, non è difficile.
È di destra? È di sinistra? Non lo so, ma è giusto.
(da Il Corriere della Sera)

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I NO VAX DI MILANO: “NESSUN PREAVVISO SUL CORTEO DI OGGI, ANDREMO DOVE CI PARE”

Novembre 6th, 2021 Riccardo Fucile

E’ IL SEDICESIMO SABATO CHE ROMPONI I COGLIONI AI MILANESI CON IL CERVELLO A POSTO… CITTADINI E COMMERCIANTI PROTESTANO MA NESSUNO HA IL CORAGGIO DI VIETARE I CORTEI NON AUTORIZZATI

È ormai scontro totale tra la questura di Milano e gli organizzatori del corteo No Green pass che, per il sedicesimo sabato consecutivo, sfilerà domani, 6 novembre, per le strade della città tra le proteste dei commercianti e dei residenti, ormai stanchi dei continui disagi.
Proprio sul percorso è arrivato lo strappo, confermato prima da una dura accusa della Questura, poi da un comunicato del comitato organizzatore contro il certificato verde anti-Covid in cui si ribadisce che il tragitto indicato dal questore Giuseppe Petronzi non è assolutamente accettabile.
L’avvertimento è forte e chiaro: «Se vedrete un corteo che segue quel percorso, quello è il corteo della forza ondulatoria», formula puntualmente usata dai No Green pass, dopo l’informativa della ministra Luciana Lamorgese sugli scontri di Roma
I manifestanti, nel corso della protesta sarebbero voluti passare per piazza Duomo, corso Buenos Aires, sotto la sede di Libero, l’università Statale e la sede della Regione. La Questura, però, ha detto subito di no.
«Le nostre proposte sono state rifiutate in toto , hanno cercato di spiegarci che passare davanti alla Statale o salutarla da piazza Missori fosse la stessa cosa, e lo stesso passare davanti alla Camera del Lavoro oppure intravederla da piazza Cinque Giornate», concludono i promotori della protesta No Green pass.
Bastava vietare il corteo dei dementi una volta per tutte
(da agenzie)

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TRIESTE BLINDATA IN ATTESA DELL’ENNESIMO CORTEO NO VAX, LA POLIZIA AVVISA: SENZA DISTANZIAMENTO E MASCHERINE PREVISTO L’ARRESTO

Novembre 6th, 2021 Riccardo Fucile

PREVISTI 8.000 DIFFUSORI DEL COVID CHE FARANNO COME AL SOLITO QUELLO CHE GLI PARE

Se non saranno rispettate tutte le prescrizioni dell’Autorità di Pubblica Sicurezza, la Questura di Trieste «valuterà le singole posizioni degli organizzatori e dei manifestanti in relazione alla previsione dell’art. 18 comma 5 del TULPS».
E l’articolo dice che «i contravventori al divieto o alla prescrizione dell’Autorità sono puniti con l’arresto fino a un anno e con l’ammenda da euro 206 a euro 413».
Il chiarimento, o per meglio dire l’avvertimento, è arrivato stamattina con una nota che risponde al coordinamento No Green pass. Che ieri ha annunciato l’intenzione di rispettare soltanto alcuni degli obblighi dati ai manifestante per ricevere l’autorizzazione al corteo. E segnatamente dice sì alle mascherine e al distanziamento ma non vuole designare un servizio d’ordine.
Stamattina intanto la città si è svegliata con piazza Unità completamente blindata.
Su ogni lato della piazza sono state sistemate transenne e new jersey con alte inferriate. L’accesso pedonale all’area è consentito soltanto fino alle 15, quando è prevista la partenza del corteo. Dopo sarà completamente interdetto.
Si stima che al corteo parteciperanno 8 mila persone, mentre sono 400 circa gli uomini delle forze dell’ordine che stanno controllando da ieri la città e gli ingressi dalla Slovenia e dalle altre province.
(da agenzie)

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LOCKDOWN E CURE RIFIUTATE AI NO VAX: COME L’EUROPA FRONTEGGIA LA QUARTA ONDATA

Novembre 6th, 2021 Riccardo Fucile

VIENNA E LA SASSONIA VIETANO L’INGRESSO AI LOCALI, IN TURINGIA I NON VACCINATI RIFIUTATI DAGLI OSPEDALI

La quarta ondata, dai Paesi dell’est, si muove verso il cuore dell’Europa. Mentre la Russia, nell’ultima giornata, ha registrato 41.335 nuovi casi in 24 ore – è il picco più alto dall’inizio della pandemia -, Stati e Regioni dell’Europa centrale mettono in campo restrizioni più severe per fermare la recrudescenza dei contagi da Coronavirus. La reazione dello Stato federale tedesco della Turingia, che ha registrato un’incidenza di 386,9 nuove infezioni su 100mila abitanti negli ultimi sette giorni, è indicativa dell’emergenza: «A tutti saranno garantite le cure», ha dichiarato Bodo Ramelow, ma coloro che non sono vaccinati «non le riceveranno più negli ospedali della Turingia».
Il governatore del land ha avvertito i No vax che, in caso di pressione eccessiva sulle strutture mediche del territorio, chi rifiuta di partecipare alla campagna vaccinale dovrà recarsi altrove per ricevere le cure.
In Turingia, oggi 6 novembre, restano disponibili soltanto 83 posti letto in terapia intensiva. Non è l’unico land tedesco a prendere contromisure per il diffondersi del Sars-CoV-2.
La Sassonia, ad esempio, da lunedì 8 novembre limiterà l’accesso a bar, ristoranti e luoghi della cultura ai cittadini immunizzati. Non basterà, dunque, presentare l’esito di un tampone negativo, ma bisognerà aver completato il ciclo vaccinale o essere guariti dalla Covid-19 nei sei mesi precedenti. A livello nazionale, la conferenza dei ministri della Salute degli Stati federali della Germania ha stabilità che sarà inoculata a tutti tedeschi la terza dose di vaccino. In Italia, al momento, il «booster» è stato previsto solo per determinate categorie.
In Germania, per ottenere l’ulteriore richiamo del farmaco biologico, l’unico requisito per tutti i cittadini è che siano passati sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale. «La quarta ondata ha molto accelerato i contagi e colpisce con grande irruenza – ha spiegato il ministro della Salute tedesco Jens Spahn -, davanti a noi abbiamo settimane difficili». Rigidissime le misure che si appresta a varare la vicina Austria. Lunedì 8 novembre, come in Sassonia, Vienna ha deciso di interdire l’accesso a bar, ristoranti, eventi culturali e conferenze ai No vax.
Non solo: anche i servizi alla persona – come quelli forniti da parrucchieri e centri estetici – non saranno accessibili da chi rifiuta di vaccinarsi. L’unica attività consentita nella capitale a costoro sarà quella di passeggiare all’aperto.
«Meglio muoversi in anticipo – ha dichiarato il sindaco viennese -. Aspettare fino a quando non viene raggiunta una certa soglia di affollamento nelle unità di terapia intensiva penso sia troppo tardi». L’esito negativo del tampone non basterà più come lasciapassare, a differenza di quanto avviene ancora in Italia, in un paese che nelle ultime 24 ore ha registrato 9.388 contagi: il picco delle 9.586 infezioni raggiunto un anno fa è ormai vicino.
(da agenzie)

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ILARIA CAPUA: “I NO VAX FINIRANNO IN OSPEDALE E FARANNO AMMALARE GLI ALTRI, SUBITO TERZA DOSE PER TUTTI”

Novembre 6th, 2021 Riccardo Fucile

LA SCIENZIATA: “MANTENERE ALTI LIVELLI DI IMMUNITA’ NELLA POPOLAZIONE E’ ESSENZIALE PER EVITARE UN ALTRO LOCKDOWN”

«La prossima ondata sarà quella dei non vaccinati che finiranno in ospedale e che purtroppo potranno far ammalare – anche se meno gravemente – pure chi si è immunizzato».
La scienziata Ilaria Capua in un’intervista rilasciata a La Stampa oggi spiega che i casi di Coronavirusin Italia sono destinati ad aumentare con l’inverno e chiede di puntare forte sul richiamo.
La direttrice del centro di eccellenza One Health dell’Università della Florida spiega: «Potrebbe bastare anche una sola persona non vaccinata con elevate concentrazioni di virus nel corpo per creare un focolaio».
Sul richiamo: «Gli italiani dovrebbero ritenersi fortunati a poter contare sulla terza dose, milioni di persone nel mondo vorrebbero vaccinarsi ma non hanno accesso neanche alla prima mentre noi ci paralizziamo di fronte a paure insensate. Io ho già fatto la terza dose e penso che andrebbe velocizzata la somministrazione ai fragili e poi messa a disposizione di tutti coloro che vogliono farla, indistintamente da età e professione. Mantenere alti i livelli di immunità nella popolazione è essenziale per evitare un altro lockdown».
Infine, sull’inverno: «Per l’Italia mi immagino un inverno con un numero significativo di casi simil influenzali e forme respiratorie con sintomatologia evidente anche fra i vaccinati. Le rotture da immunità esistono e non ci devono sorprendere perché il virus sta continuando a circolare e a evolversi. Il fatto stesso che ci ammaleremo ma in forma più lieve è la dimostrazione che i vaccini funzionano. Il nodo cruciale sarà tenere alta l’immunizzazione, quindi puntando tutto sulle terze dosi, aldilà dei test sierologici. È una protezione in più. Immaginiamo Sars-Cov-2 come un toro che scalcia contro una barricata: se tira un calcio più forte e ne piega una, ne metteremmo subito un’altra. Non riesco proprio a capire la reticenza di alcuni contro i vaccini, che sono il frutto del lavoro di migliaia di ricercatori. Ormai universalmente raccomandato».
(da agenzie)

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