CAMPANIA, APPALTI TRUCCATI, DE LUCA INDAGATO PER CORRUZIONE
CHIESTA UNA PROROGA DELLE INDAGINI
Indagato per corruzione. È decisamente il venerdì nero di Vincenzo De Luca: il nome del governatore della Campania entra nelle indagini della Procura di Salerno sugli appalti truccati e il voto di scambio nelle cooperative sociali.
È l’inchiesta che, un mese fa, ha travolto il suo cerchio magico e paralizzato le attività nel Comune-feudo: mandando ai domiciliari uno dei fedelissimi, il supervotato consigliere regionale Nino Savastano, e in carcere il dominus delle coop, Fiorenzo Zoccola.
Che poi ha cominciato a collaborare con i magistrati ed ha lasciato la cella. È lui il testimone eccellente che ha ricostruito i suoi rapporti politici con il presidente della Regione e con i due figli piazzati in politica: Roberto, ex assessore al Bilancio di Salerno, e Piero, oggi deputato e vicecapogruppo del Pd alla Camera.
A De Luca, gli agenti della Mobile hanno notificato la richiesta di proroga delle indagini avanzata dai pm Elena Cosentino e Guglielmo Valenti, col procuratore Giuseppe Borrelli e l’aggiunto Luigi Alberto Cannavale.
Sono indagati con il governatore, sempre per l’ipotesi di corruzione, anche Felice Marotta, storico collaboratore del presidente della Regione e oggi braccio destro dell’attuale sindaco di Salerno, Enzo Napoli ( anche quest’ultimo sotto inchiesta, ma per turbativa d’asta) e lo stesso Zoccola.
Gli inquirenti chiedono altri sei mesi per indagare. Vanno approfonditi gli spunti emersi un anno e mezzo fa, con quei “pizzini” sequestrati in una della cooperative di Zoccola. Era il 22 giugno del 2020 quando i poliziotti, nel corso delle perquisizioni nelle sedi delle società in affari col Comune, trovano due appunti.
L’intestazione recita: “Promemoria per il Presidente”. Secondo gli inquirenti, si tratta del governatore della Campania. In uno di questi foglietti, Zoccola aveva fatto, in dieci punti, l’”elenco della spesa” non solo di lavori e investimenti che stavano a cuore al suo gruppo, ma anche di problemi da risolvere o persone da rimuovere.
C’era scritto, infatti: “1. Rotatoria di via Rocco Cocchia. 2. Bandi Parchi. 3. Bandi Lotti. 4. Il responsabilie di tutti i casini sta ancora al suo posto”. E così via.
Un altro manoscritto, sempre in dieci punti, riportava come titolo: “Per il dottor Roberto De Luca”, il figlio cadetto del governatore, il commercialista già assessore al Bilancio del Comune di Salerno. “Roberto era il mio riferimento insieme al padre”, dice Zoccola. Invece su Piero afferma: “Con lui non ho rapporti perché non c’è affinità”.
I De Luca junior non sono indagati. Per entrambi, come gli inquirenti ricostruiscono dalle intercettazioni, Zoccola e il suo gruppo di riferimento si sono spesi perché arrivassero voti e tessere di partito.
In una conversazione, ad esempio, Zoccola sostiene con Savastano di aver parlato bruscamente a Roberto De Luca. “Gli ho detto: stammi a sentire Roberto, ci siamo rotti il c… avete avuto un’altra dimostrazione che 5 vostri candidati della vecchia guardia hanno fatto il c… a tutti quanti a Salerno. Hanno preso 21mila voti, tuo fratello (Piero, deputato, ndr) ne ha presi 2400”.
In un altro dialogo, spunta il riferimento alle tessere Pd, in cui è citato indirettamente ancora Piero. Il ras anche qui sbotta: “Ma che c… vi siete messi in testa…io adesso ne ho fatte 200”. Sempre alla voce tessere, c’è l’appunto sequestrato nella sede del consorzio coop: “620 tessere, totale 4.570 euro”.
Tra il governatore De Luca e il ras delle coop c’era un rapporto forte. Al punto che Marotta, intercettato col trojan mentre parla col sindaco Napoli, si sfoga: “De Luca ha fatto un guaio troppo grosso”. Napoli: “Perché, che ti ha fatto?”. Marotta: “Questo (Zoccola, ndr) si è messo nelle palle.. Io l’avevo cazziato, lo avevo allontanato, non ci salutavamo neanche più…Ma quello (De Luca, ndr) mi chiamò e me lo fece trovare là”.
(da La Repubblica)
Leave a Reply