USA E UCRAINA FIRMANO L’ACCORDO SULLE TERRE RARE. ERA UNA DELLE CONDIZIONI POSTE DAL PRESIDENTE USA PER TUTELARE, QUANTOMENO ATTRAVERSO COMUNI INTERESSI ECONOMICI, KIEV DA FUTURE MINACCE RUSSE
UNA PARTE DEI PROVENTI DELLE MINIERE ANDRANNO IN UN FONDO PER FINANZIARE LA RICOSTRUZIONE E L’ACQUISTO DI NUOVE ARMI …. ZELENSKY HA OTTENUTO DI NON DOVER RIMBORSARE 300 MILIARDI DI FORNITURE AMERICANE
La strada del dialogo si è aperta a San Pietro ma il diavolo sta nei dettagli. Che hanno messo in discussione fino all’ultimo un passaggio fondamentale nel percorso per la pace: l’accordo con gli Stati Uniti sullo sfruttamento dei minerali rari ucraini.
Una delle condizioni poste da Donald Trump per consolidare i rapporti tra i due Paesi e tutelare, quantomeno attraverso comuni interessi economici, l’Ucraina da future minacce russe. In nottata è arrivato il comunicato ufficiale, che potrebbe determinare una svolta nel quadro complessivo delle trattative, tale forse da facilitare l’avvio di negoziati diretti con Mosca.
Stando alla bozza circolata in Ucraina — ed esaminata dalla Reuters — il trattato adesso accoglie molte delle richieste di Kiev e può diventare il pilastro delle garanzie di sicurezza invocate dall’Ucraina per raggiungere una “pace giusta”. Il punto chiave è l’utilizzo dei ricavi delle concessioni e dei minerali: inizialmente Washington pretendeva che fossero destinati a rimborsare il valore delle forniture militari concesse dal 2022, stimato dalla Casa Bianca in trecento miliardi di dollari.
Ora si prevede che una parte dei proventi — quantificati nella bozza come il cinquanta per cento — vadano in un fondo comune tra Usa e Ucraina, in cui la quota statunitense potrà aumentare come pagamento di ulteriori consegne di
aiuti militari: una formulazione che prolunga nel futuro l’impegno al fianco dell’Ucraina. Non si tratta quindi di una garanzia militare alla tutela della sicurezza, ma lega i due Paesi economicamente oltre ad offrire a Kiev risorse per finanziare la ricostruzione e per potenziare la difesa.
Al momento della firma, gli ucraini hanno parlato esplicitamente di «una nuova assistenza, ad esempio nei sistemi contraerei».
Tutti gli investimenti del fondo dovrebbero restare in Ucraina. I giacimenti di venti minerali critici — tra cui titanio per l’industria aeronautica; litio, manganese e grafite per batterie e motori elettrici e infine uranio — hanno bisogno di attività costose per concretizzare l’estrazione. Gli Stati Uniti avranno però la prelazione su ogni nuova concessione, ottenendo una scorta vitale per il loro sistema economico. La durata sarà di dieci anni e sarebbero state eliminate le clausole che potevano ostacolare la procedura per l’ingresso nell’Unione europea. Contrariamente alla bozza ucraina, nell’annuncio finale presentato da Bloomberg sono compresi anche gli idrocarburi e il gas: non è escluso che fossero il punto controverso nel finale, su cui poi Zelensky avrebbe ceduto.
«Questa è un’intesa strategica — ha detto il premier Denys Shmyhal — un accordo buono ed equo tra i due Paesi per investimenti congiunti nello sviluppo e nella ricostruzione dell’Ucraina». Sarebbe stato proprio il premier a definire il patto con il segretario del Tesoro Bessent, affidando alla sua vice e ministra dell’Economia, Yulia Svyrydenko, la stesura del testo. Poi sabato scorso durante il faccia a faccia romano Zelensky avrebbe detto a Trump di essere pronto a firmarlo, determinando la corsa conclusiva.
Nelle bozze circolate a Kiev c’era un altro elemento simbolicamente rilevante: il riconoscimento del contributo ucraino alla stabilità internazionale. Si tratta del riferimento alla consegna volontaria alla Russia dell’arsenale nucleare sovietico, avvenuta nel 1994 sotto l’ombrello del Memorandum di Budapest in cui Washington e Mosca si impegnavano a tutelare la sicurezza dell’Ucraina. Quella garanzia che oggi resta lo snodo fondamentale prima di sedersi al tavolo e discutere di pace.
(da La Repubblica)
Leave a Reply