AVANZA LA NUOVA FORZA ITALIA, TARGATA PIER SILVIO: IL PARTITO CAMBIA STATUTO, I COORDINATORI REGIONALI NON SARANNO PIÙ DESIGNATI DAL SEGRETARIO, MA ELETTI DALLA BASE. NIENTE PIÙ NOMINE CALATE DALL’ALTO
SARANNO RITOCCATE ANCHE LE NORME SUGLI ISCRITTI, PER IMPEDIRE LE MANOVRE “LAST MINUTE” SULLE TESSERE – UNA SVOLTA ALL’INSEGNA DEL “RINNOVAMENTO” A CUI TAJANI È COSTRETTO, DOPO LE FRECCIATE DI “PIER DUDI” BERLUSCONI A QUEL MERLUZZONE DEL VICEPREMIER E ALLA SUA TRUPPA STAGIONATA
I coordinatori regionali non saranno più scelti direttamente dal leader, ma verranno eletti dalla base. Un nuovo statuto «per coinvolgere sempre più i nostri elettori e i soci del movimento per ampliare quanto più possibile il processo democratico di apertura della base di Forza Italia, già iniziato con i Congressi provinciali, comunali e di circoscrizione»: è il punto chiave della lettera che il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha inviato ai consiglieri nazionali alla vigilia della riunione di oggi.
La novità gode del pieno appoggio della famiglia Berlusconi che lo giudica un significativo cambio di passo nelle dinamiche interne e da tempo si era detta favorevole a una linea più partecipativa.
Una linea che non trova tutti concordi nel partito ma che Tajani ribadirà oggi all’assemblea chiedendo un voto unanime e sottolineando anche altre novità come quella relativa all’elettorato attivo secondo cui «per coloro che siano stati almeno una volta tesserati negli ultimi 5 anni, potrà essere esercitato decorsi due anni dal nuovo tesseramento».
Sarà sempre il segretario ad «attuare la linea politica del movimento in conformità alle indicazioni del Congresso» ma nello statuto viene specificato che «le segreterie regionali diventino organi elettivi e individuati i Grandi Elettori nei congressi regionali».
Per quanto riguarda le risorse economiche viene eliminata «l’autonomia patrimoniale degli organi territoriali, accentrando sul movimento la raccolta delle risorse da distribuire sui territori di riferimento nella misura dell’80%».
L’obiettivo, racconta chi sta lavorando ai cambi di regole, sarebbe quello di rafforzare il carattere collegiale delle decisioni, favorire la partecipazione, ma anche promuovere il rinnovamento, una delle richieste che Berlusconi jr aveva esplicitato il 9 luglio, durante la presentazione dei palinsesti di Mediaset.
Non è l’unica novità. Saranno ritoccate le norme sugli iscritti.
Per mettere un freno alle manovre last minute sulle tessere. È tramontata un’ipotesi circolata in questi giorni, quella per cui al prossimo congresso nazionale, previsto nel 2027 a ridosso delle Politiche, avrebbero potuto votare soltanto i militanti iscritti da più di un anno.
Non sarà proprio così: chi si tessererà per la prima volta in extremis, potrà partecipare pienamente all’assise, mentre non avrà diritto di voto attivo e passivo chi è stato iscritto negli ultimi 5 anni ma non ha rinnovato la tessera negli ultimi due. Un modo per fidelizzare, raccontano nel giro di Tajani. Ma anche per evitare transfughi di ritorno.
Il Consiglio nazionale sarà allargato anche agli assessori regionali «anziani», non solo a presidenti o vicepresidenti di Regione. E saranno riviste le regole sulle finanze del partito, da anni tasto dolente per gli azzurri, visti i 100 milioni di euro di fideiussioni firmate dai Berlusconi. Tutte le risorse dei territori d’ora in poi saranno accentrate sul movimento nazionale, che poi le redistribuirà nelle varie sezioni locali.
Regole a parte, Tajani tenterà anche un rilancio di programma. Sarà votato un documento politico per provare a indirizzare gli ultimi due anni di legislatura. Il primo passaggio per arrivare a confezionare un nuovo «Manifesto della rivoluzione liberale», per aggiornare «lo spirito del ‘94», raccontano i fedelissimi del vicepremier.
Le priorità? Liberalizzazioni, tasse (quindi subito la sforbiciata all’Irpef per il ceto medio), giustizia, infrastrutture. E lo Ius scholae, criticato da Pier Silvio? Nell’inner circle del ministro degli Esteri, ieri notte, rispondevano così: nella bozza del testo
quell’argomento non c’è.
(da Repubblica)
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